Contributi non versati dal lavoratore autonomo: sanzioni e conseguenze dell’inadempienza contributiva

Claudio Garau

03/05/2022

Che cosa succede se i contributi Inps non vengono versati? Le situazioni e le conseguenze in caso di lavoro subordinato e di lavoro autonomo.

Contributi non versati dal lavoratore autonomo: sanzioni e conseguenze dell’inadempienza contributiva

Come è ben noto, i contributi devono essere obbligatoriamente versati all’ente di previdenza da quando si inizia una qualsiasi attività lavorativa e consentono di conseguire la pensione al termine della vita professionale. Di per sé, la posizione contributiva di un lavoratore costituisce un effettivo patrimonio, arricchito nel corso del tempo dal versamento dei contributi obbligatori derivanti dal lavoro. Ad essi possono sommarsi altresì i contributi figurativi, volontari e da riscatto.

Ebbene, la realtà pratica ci mostra che in non poche situazioni non sono correttamente pagati i contributi previdenziali, necessari a garantirsi diritto e misura della pensione futura. Anche per i lavoratori autonomi i contributi sono un appuntamento fisso, tuttavia può capitare che sussistano dimenticanze, oppure che - a causa di una liquidità al di sotto delle aspettative - si decida di rinviare il versamento.

Di seguito intendiamo fare luce proprio sul caso dei contributi non versati da parte del lavoratore autonomo, e sulle sanzioni e conseguenze che derivano da tale inadempienza. Che cosa è importante ricordare in proposito? Scopriamolo in questa sintetica guida.

Contributi non versati dal lavoratore autonomo: il contesto di riferimento

Vero è che i contributi sono somme di denaro pagate solitamente dai datori di lavoro - nelle circostanze dei lavoratori subordinati - mentre i lavoratori autonomi si occupano in prima persona di pagare i propri contributi ogni anno a fini pensionistici. Il punto è capire cosa succede nelle circostanze delle attività di lavoro autonomo, ovvero nei casi di chi non ha di fatto un sostituto d’imposta. Con quest’ultima figura la legge indica il datore di lavoro, il quale è tenuto al versamento periodico dei contributi.

Ebbene, nonostante non sussista un sostituto di imposta, anche coloro i quali lavorano con partita IVA, debbono versare i propri contributi all’ente previdenziale - o in alternativa ad una cassa specifica per la professione svolta. In particolare, i liberi professionisti che sono iscritti a Ordini professionali con casse private sono tenuti a versare i contributi per la pensione alle proprie casse - per esempio la cassa forense per gli avvocati. Invece coloro che non hanno cassa di appartenenza debbono versare i contributi per la pensione alla Gestione Separata dell’Inps.

Si tratta di una imposizione espressamente prevista dalle norme vigenti e, pertanto, colui che non procede in concreto al versamento degli importi dovuti all’ente di previdenza, dovrà scontarne le relative conseguenze. I contributi sono da intendersi calcolati sulla base del reddito effettivo del lavoratore autonomo.

In altre parole, il lavoratore in oggetto - analogamente al lavoratore subordinato - paga i propri contributi previdenziali, al fine di poter accedere al trattamento pensionistico e ottenere un importo ogni mese dall’ente previdenziale. Qualora l’Inps tramite i controlli venga a conoscenza di mancanze o irregolarità nei versamenti contributivi, è autorizzato a fare richiesta al lavoratore autonomo di pagare le cifre dovute, con un’aggiunta di sanzioni ed eventuali interessi. Approfondiremo nel prossimo paragrafo questi aspetti.

Contributi non versati dal lavoratore autonomo: l’avviso bonario

Nelle circostanze nelle quali sia l’Inps a scoprire il mancato pagamento e di conseguenza notifichi un avviso bonario - comprendente l’indicazione degli importi da versare - il lavoratore autonomo potrà regolarizzare la propria posizione pagando gli importi costituiti da contributi, interessi e sanzioni.

In detta fase gli interessi e le sanzioni non sono molto alti, ma una volta ricevuta la notifica è necessario procedere al versamento quanto prima ed entro termini stabiliti - 30 giorni dal ricevimento della comunicazione. Nel momento nel quale si riceve l’avviso bonario la sanzione applicata è del 10% rispetto agli importi dovuti.

Ammessa altresì la possibilità del pagamento con rateizzazione. Se il lavoratore interessato non si attiverà con tempestività, dovrà subire sanzioni molto più consistenti.

Contributi non versati dal lavoratore autonomo: la notifica della cartella esattoriale

Laddove il lavoratore autonomo non esegua il pagamento nei termini sopra indicati, il passo successivo consisterà nell’emissione della cartella esattoriale - con iscrizione a ruolo delle somme da pagare.

Nessun dubbio a riguardo: conseguenze ben più gravi per il lavoratore che non ha regolarizzato la sua posizione contributiva in precedenza. Infatti, in dette circostanze la sanzione applicata è del 30% rispetto alle somme originariamente dovute. Naturalmente sono applicati anche i tassi di interesse.

Da notare che l’iscrizione a ruolo costituisce un passaggio molto delicato per il lavoratore autonomo. Infatti essa apre alle procedure per l’esecuzione forzata, con la facoltà di pignoramento - ad esempio - delle somme sul conto corrente e degli immobili.

Tuttavia rimarchiamo che contro gli avvisi e la cartella esattoriale, il contribuente può sempre effettuare ricorso in opposizione, laddove intenda contestare la fondatezza delle richieste dell’ente previdenziale.

Ricordiamo altresì che detto iter per il recupero delle somme è sostanzialmente lo stesso, sia nel caso del mancato pagamento nell’ambito Gestione separata Inps, sia nel caso degli iscritti alle casse professionali private.

Contributi non versati dal lavoratore autonomo: il meccanismo del ravvedimento operoso

Inoltre, proprio come succede con le imposte non versate al Fisco, anche per i contributi previdenziali il lavoratore può dar luogo al cd. ravvedimento operoso nel caso di mancato pagamento del dovuto. Grazie al ravvedimento il lavoratore fa ammenda del mancato pagamento dei contributi, e può dunque render nota all’istituto la propria dimenticanza - provvedendo quanto prima a regolarizzare la situazione.

In buona sostanza, il ravvedimento operoso è una sorta di pentimento, però in qualche modo premiato. Concretamente, il contribuente che rammenta di aver omesso il pagamento, decide di regolarizzare la propria posizione prima dell’arrivo dell’avviso dell’istituto di previdenza.

C’è un aspetto molto importante inerente a questo meccanismo. Infatti se da un lato non sussistono termini temporali entro cui è obbligatorio procedere al ravvedimento operoso, dall’altro non si può più optare per questa soluzione se l’ente previdenziale ha già emesso l’avviso bonario. Anche nelle circostanze del ravvedimento operoso le norme vigenti prevedono interessi e sanzioni, ma di entità ridotta rispetto ai casi di omissione individuata direttamente dall’Inps.

Omesso versamento contributi lavoratore autonomo e mancato avviso dell’istituto: cosa succede?

Altra circostanza pratica potrebbe essere la seguente. Che cosa accade se il lavoratore autonomo non paga i contributi dovuti e l’ente di previdenza non emette il suddetto avviso? Ebbene, la risposta è molto chiara, giacché in queste circostanze - come in generale per tutti i debiti nei confronti della PA - opera la prescrizione quinquennale dei contributi non versati.

Tuttavia il contribuente deve fare particolare attenzione a questo dettaglio: al fine di maturare la prescrizione è necessario che non sia notificato alcun avviso o comunicazione. Perciò se vi è un avviso bonario, dalla data del suo ricevimento ricominciano a decorrere nuovamente i termini di prescrizione dall’inizio. Ne consegue che per maturare un’eventuale prescrizione saranno obbligatori altri 5 anni, senza che l’istituto di previdenza richieda i pagamenti dei contributi dovuti.

Infine, non possiamo non evidenziare che i contributi non versati, se anche prescritti, giocano a sfavore del lavoratore autonomo. Detti mancati pagamenti infatti non contribuiscono a maturare i diritti pensionistici / assistenziali, dando luogo a periodi scoperti che nuocciono sul piano del diritto e della misura del futuro trattamento pensionistico.

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