Il coronavirus porterà più migranti in Europa? L’allarme è reale

Violetta Silvestri

12/05/2020

Coronavirus e richiedenti asilo: quale impatto? Allarmante secondo l’ufficio europeo specifico. La diffusione dell’epidemia nei Paesi più vulnerabili costringerà molti a migrare verso gli Stati UE. Ecco perché lo scenario è reale

Il coronavirus porterà più migranti in Europa? L’allarme è reale

Il coronavirus ha finora ridotto il numero di migranti in grado di raggiungere l’Europa.

La pandemia, però, potrebbe portare a un’ondata più grande in futuro se ci saranno disordini e il peggioramento di situazioni già fragili in Medio Oriente e Nord Africa.

L’agenzia EASO, dedicata al sostegno delle politiche di asilo in ambito europeo, così sintetizza il quadro dipinto a fine aprile 2020.

A marzo le domande dei richiedenti asilo sono calate del 43% rispetto a febbraio nei Paesi UE più Svizzera e Norvegia.

Tuttavia, lo scenario potrebbe trasformarsi drasticamente. I focolai di coronavirus in Medio Oriente e Nord Africa sono potenziali veicoli di carenze alimentari, insicurezza, rafforzamento di gruppi militanti come lo Stato Islamico.

I migranti richiedenti asilo, quindi, potrebbero tornare numerosi verso l’Europa.

Coronavirus: più migranti in Europa. I motivi

Ci sono validi motivi per ipotizzare che lo scenario dei richiedenti asilo in Europa cambierà nel medio-lungo periodo.

Il coronavirus, infatti, potrebbe avere un impatto devastante negli Stati già costretti a vivere nella miseria e precarietà a causa di guerre e povertà endemica. Medio Oriente e Africa del Nord sono aree del mondo osservate speciali in questo ambito: le popolazioni qui soffrono quotidianamente per motivi non legati alla pandemia.

Ma se proprio l’epidemia dovessi diffondersi, come già sta succedendo, cosa aspettarsi? L’agenzia EASO ha provato a dare una risposta, e una prospettiva:

“I Paesi a basso e medio-basso reddito potrebbero essere maggiormente a rischio di focolai di COVID-19 latenti. I principali Paesi di origine dei richiedenti asilo nell’UE + hanno una vulnerabilità medio-alta ai pericoli (comprese le infezioni) e soffrono di una mancanza di capacità di farvi fronte.”

Nello specifico, l’ufficio europeo mette in guardia su penuria di letti e ospedali, carenza di acqua e igienizzanti per lavarsi le mani, bassa alfabetizzazione, condizioni di vita in affollamento, malnutrizione diffusa.

Tutti fattori che, aggiungendosi all’impatto di una pandemia, possono diventare esplosivi.

Afghanistan, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Somalia, Siria sono tra gli Stati maggiormente a rischio e quelli dai quali partono di più i richiedenti asilo.

L’ 84% di tutte le famiglie nella Repubblica Democratica del Congo non ha accesso a strutture per il lavaggio delle mani, così come la metà di quelle in Sudan, Somalia, Guinea e Costa d’Avorio.

Allo stesso modo, il distanziamento sociale non è possibile per coloro che vivono in condizioni di sovraffollamento: in Sudan il 92% della popolazione urbana si ammassa nei bassifondi, una situazione comune anche in Somalia, Afghanistan, Bangladesh e Nigeria.

Instabilità, carenza di cibo, povertà profonda sono, quindi, le conseguenze dell’impatto del coronavirus qui. Che, probabilmente, farebbe aumentare il numero di richiedenti asilo nei prossimi mesi in Europa.

Pericolo ISIS in Medio Oriente

La destabilizzazione causata dalla pandemia potrebbe avere effetti dirompenti anche in Medio Oriente, dove il blocco da coronavirus non sta fermando l’ISIS.

L’agenzia europea ha lanciato un nuovo allarme al riguardo:

“La sospensione delle operazioni della coalizione globale in Medio Oriente ha lasciato un vuoto di potere che l’ISIS sta cercando di sfruttare”

Senza più la lotta capillare contro i propri gruppi e con ampia capacità di muoversi anche in condizioni di difficoltà come quelle del coronavirus, lo Stato Islamico troverà forza sul territorio. E potrebbe tornare ad agire con violenza verso la popolazione, costringendo nuovi disperati a scappare e chiedere asilo.

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