Cosa farà Giorgetti ministro dell’Economia? Le misure in arrivo con il Governo Meloni

Violetta Silvestri

24/10/2022

Il ministro dell’Economia Giorgetti osservato speciale: cosa farà? Le prime misure economiche riguarderanno il caro-energia e non solo. Tutti gli interventi del Governo Meloni in arrivo.

Cosa farà Giorgetti ministro dell’Economia? Le misure in arrivo con il Governo Meloni

Il Governo guidato da Giorgia Meloni è in carica in uno dei momenti più complessi e delicati per l’economia dell’Italia.

Le prime misure molto attese della presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia Giorgetti riguarderanno proprio temi economici: quali novità in arrivo e cosa farà nelle prime settimane l’incaricato al Mef?

La sfida di Palazzo Chigi e, nello specifico, di via XX Settembre è di mantenere la stabilità delle finanze italiane e il debito pubblico - attualmente il 150% del Pil, il più alto di qualsiasi grande economia dell’Eurozona - su una traiettoria discendente.

Il tutto, incorniciato dal lascito dell’operato di Mario Draghi, sia a livello di crescita nazionale che di prestigio e credibilità in ambito internazionale ed europeo, dove ormai si decidono le sorti economiche del Paese.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’incaricato al Mef Giorgetti sono, quindi, osservati speciali: quali misure approveranno per l’economia dell’Italia?

Le prossime mosse del ministro dell’Economia Giorgetti e del Governo Meloni

C’è un aspetto più chiaro degli altri che riguarda la politica economica del nuovo esecutivo appena insediato: fare presto contro il caro-energia, procedere spediti con la manovra, negoziare a Bruxelles su price cap e nuove regole fiscali (Patto di stabilità) e soddisfare arget e tempi delle riforme del Pnrr.

Per questo, Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti dovranno prendere decisioni importanti già nei prossimi giorni. Pur non avendo ancora dichiarazioni di intenti ufficiali dall’appena incaricato responsabile del Tesoro, si può ipotizzare che tra le prime misure dell’esecutivo ci saranno quelle contro i prezzi energetici.

Il Governo Draghi ha speso poco più di 60 miliardi per diversi interventi di emergenza dallo scoppio della guerra in Ucraina, come: la riduzione degli oneri di sistema in bolletta, il bonus sociale destinato alle famiglie più povere, il taglio delle accise sulla benzina pari a 30,5 centesimi al litro, i crediti di imposta per le aziende.

Il quesito è: possono Giorgetti e Meloni confermare tutte le iniziative in scadenza? La risposta sembra essere negativa considerando la stabilità dei conti. Il ministro dell’Economia molto probabilmente estenderà il credito di imposta alle imprese anche al mese di dicembre. Inoltre, dovrebbe essere confermato il bonus sociale per coprire le bollette delle famiglie meno abbienti, ma semplificando il meccanismo di concessione (potrebbe essere automatico), ora legato alla presentazione obbligatoria di una domanda legata all’Isee.

Per queste due misure serviranno 5 miliardi di euro. Il tesoretto lasciato da Franco è di circa 10 miliardi, ma difficilmente sarà impiegato per rinnovare tutte le misure del precedente Governo. In focus, infatti, c’è la legge di Bilancio 2023 da presentare in tempi stretti ed evitando un deficit eccessivo. Se, però, rinnovare le misure contro i rincari prese da Draghi fino al 2023 significa avere 30-40 miliardi d euro a disposizione in manovra, allora significa che non si può evitare un nuovo debito. Giorgetti potrebbe dover lavorare in Europa per consentire nuovi margini di disavanzo.

Un nuovo bonus da 150 euro contro l’inflazione che Fratelli d’Italia aveva proposto probabilmente, al momento, non ci sarà. Così come non si ipotizzano nell’immediato interventi costosi come quello sulla flat tax.

Giorgetti e Meloni si metteranno al lavoro anche sul Pnrr, considerando che ci sono altri 21 miliardi in arrivo - previo raggiungimento obiettivi fissati entro dicembre.

L’Italia e le sfide economiche: cosa aspettarsi?

Appare charo, quindi, che il compito di Giorgetti, così come quello della presidente del Consiglio, non sarà affatto semplice e, soprattutto, verrà osservato attentamente proprio nelle istituzioni europee. Come ricorda un’analisi del Financial Times del 22 ottobre, l’Italia è affardellata da sempre, ma ora più che mai con tutti i venti contrari dell’economia globale, dal peso del debito e da una crescita debole.

“Il nuovo governo entra in un brutto momento”, ha affermato Lucrezia Reichlin, professoressa di economia alla London Business School. “Ci sono molte nuvole all’orizzonte e non molte su cui essere ottimisti”.

Il FMI ha avvertito la scorsa settimana che l’Italia si sta dirigendo verso la recessione, prevedendo che la sua economia si contrarrà dello 0,2% l’anno prossimo. La Banca d’Italia ha previsto una crescita marginale nel 2023 dello 0,3% con un’inflazione del 6%, ma ha avvertito di una potenziale contrazione dell’1,5% e di un’inflazione del 9% se la Russia tagliasse tutte le forniture di energia all’Europa.

Anche nelle condizioni attuali, alcune banche prevedono già una recessione più grave per l’Italia, che dipende dal gas per circa il 50% della produzione di elettricità.

“Sarà estremamente dura”, ha detto Lorenzo Codogno, ex direttore generale del dipartimento del tesoro italiano. “Il Paese sta attraversando un sostanziale rallentamento - probabilmente una recessione - e c’è una massiccia compressione dei redditi a causa della crisi del costo della vita.”

Ricorda FT che prima delle elezioni di settembre, Meloni, che una volta ha criticato i grandi speculatori finanziari, perché volevano trasformare gli italiani in schiavi, ha ripetutamente sottolineato l’importanza della prudenza fiscale mentre cercava di segnalare la sua affidabilità agli investitori obbligazionari italiani.

Dalla sua vittoria elettorale, però, ha riconosciuto la necessità di offrire un “aiuto concreto” alle famiglie e alle imprese alle prese con l’aumento dei costi – tra le principali preoccupazioni degli italiani, secondo i sondaggi d’opinione.

Ludovico Sapio, economista europeo di Barclays, ha affermato che il nuovo governo dovrebbe trovare un equilibrio tra dare priorità alla crescita e dare priorità alla prudenza fiscale. “Date le circostanze, un’estensione delle misure di mitigazione energetica sarebbero ben accette, ma non sembra che l’Italia possa permettersi un pacchetto delle dimensioni che stiamo vedendo nel Regno Unito e in Germania”, ha affermato Sapio. “Dovranno fare una scelta politica per non includere misure che potrebbero essere considerate controverse o fiscalmente irresponsabili”.

Le opzioni dell’Italia sono complicate dagli sforzi delle banche centrali di tutto il mondo per combattere l’inflazione.

Codogno ha affermato che la raccolta di fondi per qualsiasi sostegno economico sostanziale per famiglie e imprese in difficoltà si rivelerà difficile, a meno che l’Ue non sia disposta a finanziare tali misure con prestiti comuni, simili al suo fondo per il recupero del Covid, di cui l’Italia dovrebbe essere il principale destinatario.

Tuttavia, questa strada è ancora in salita e ora sarà compito proprio dei nuovi incaricati esprimere la propria voce a Bruxelles, cercando di tracciare una strada favorevole all’Italia.

Che ministro sarà Giorgetti?

Sul nuovo inquilino di via XX Settembre ci sono molte aspettative.

L’uscente ministro dell’Economia Franco ha espresso nei suoi confronti parole di stima e ottimismo: “Con lui abbiamo lavorato fianco a fianco in questi venti mesi di governo. Abbiamo in comune l’idea che lo sviluppo economico italiano dipenda da quanto accade nel sistema produttivo, in primo luogo nella manifattura e nei servizi, che questi settori siano il cuore della nostra capacità di creare reddito e che quindi debbano essere al centro dell’attenzione della politica economica. Farà certamente bene”, ha dichiarato in un’intervista.

Giorgetti inizierà il suo compito con questi traguardi, ricordati da Franco:

“il primo semestre del 2022 si è chiuso con una crescita acquisita del 3,6%. Abbiamo ridotto l’incidenza del debito sul Pil dal 154,9% del 2020 al 150,3% del 2021 e ci aspettiamo che scenda ulteriormente al 145,4% alla fine di quest’anno: un calo di quasi 10 punti in due anni. Va ricordato che siamo nati come governo in un contesto di emergenza e di grandi aspettative. Per sostenere un’economia in recessione a causa del Covid abbiamo effettuato interventi per 70 miliardi nell’arco di pochi mesi.”

A questo, si aggiunge che a fine anno saranno stati spesi circa 60 miliardi di euro per l’emergenza energia. E poi, ha sottolineato l’ex ministro: “cresciamo poco da un quarto di secolo, meno del resto dell’area euro. Prendiamo in considerazione il Pil pro-capite da metà degli anni ‘90 al 2019: l’area euro, senza l’Italia, è cresciuta come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Il punto fondamentale per noi, quindi, è uscire da questa lunghissima stagnazione. Puntiamo su questo obiettivo, anche grazie ai 191,5 miliardi del Pnrr a cui abbiamo associato un fondo complementare da 30,6 miliardi.”

Il Pnrr sarà un perno fondamentale per il nuovo Governo, sul quale si gioca il futuro del Paese. Meloni e Giorgetti punteranno molto su questo, cercando anche di capire quanto lasciare invariato il lavoro fatto e come, invece, pensare di aggiornare o dare una nuova impronta allo schema di investimenti e riforme, osservate attentamente da Bruxelles.

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