I genitori che litigano spesso e in modo acceso davanti ai figli rischiano di turbarne il benessere emotivo e psicologico. Ecco cosa rischiano secondo la legge e quando commettono un reato.
I litigi dei genitori possono creare molti disagi nei figli, finanche un malessere che dipende comunque dalla loro età, dai toni della lite e da molti altri fattori. Non tutte le situazioni sono uguali o comparabili, ma in linea generale è pacifico il fatto che litigare in presenza dei figli possa essere dannoso.
Di conseguenza, anche la giurisprudenza si è spesso occupata della questione per la tutela dei minori. La Corte di Cassazione, così come diversi Tribunali ordinari, scoraggiano le liti familiari in presenza dei figli, finanche a integrarle in alcuni reati. Ovviamente, non ci si riferisce a uno scambio di idee acceso e magari rilegato a un episodio isolato, bensì a litigate frequenti o violente (nei toni, nelle parole o nei gesti) da turbare il benessere dei più piccoli.
Vediamo quindi cosa rischiano i genitori che litigano davanti ai figli e in quali casi commettono un reato.
Litigare davanti ai figli è reato?
Secondo la giurisprudenza litigare davanti ai figli può integrare il reato di maltrattamenti in famiglia. Quest’ultimo è disciplinato dall’articolo 572 del Codice penale, che tutela l’integrità psico-fisica all’interno dell’ambiente familiare. I figli possono essere lesi da questo reato sia come vittime principali, sia come spettatori - se minori - dei maltrattamenti tra altri familiari.
Contrariamente da ciò che spesso si pensa, i maltrattamenti non sono costituiti soltanto dalle violenze fisiche, ma anche dalle aggressioni verbali e in generale da tutte le condotte lesive dell’integrità (sia fisica che psichica), del decoro e della libertà. Rientrano in questa fattispecie anche le condotte volte a denigrare il familiare, con comportamenti abituali permessi proprio dalla convivenza.
Si cita a titolo esemplificativo la sentenza n. 188823/2018 della Cassazione, con cui i giudici hanno considerato proprio le liti tra i genitori una fattispecie idonea a configurare il reato di maltrattamenti in famiglia. In particolare, uno dei genitori commette un reato quando le sue condotte vessatorie - psicologiche e/o fisiche - nei confronti dell’altro si ripetono e costringono i figli minori in un clima di paura, disagio e sofferenza.
Ne consegue, che non sempre litigare in presenza dei figli è un reato. Da quanto si apprende dalla giurisprudenza, affinché si possa ipotizzare un reato devono sussistere i seguenti elementi:
- non si tratta di un episodio isolato, bensì di condotte ripetute, frequenti e abituali;
- i litigi dei genitori hanno un’intensità tale da ripercuotersi sul minore che vi assiste, provocando paure e malessere;
- uno dei genitori è vittima del reato di maltrattamenti e l’altro ne è autore.
Al di fuori di queste ipotesi le liti non configurano un reato, ma possono comunque essere dannose per i figli e comportare conseguenze legalmente rilevanti.
Cosa rischiano i genitori che litigano davanti ai figli
Il genitore che litigando con l’altro, ad esempio offendendolo o usando modi violenti, commette il reato di maltrattamenti in famiglia rischia la pena della reclusione da 3 a 7 anni, con l’applicazione di aggravanti per aver danneggiato dei minori, il che può avere conseguenze anche sull’affidamento e il collocamento dei figli.
Al di fuori del reato, si può immaginare anche una lite alla pari, in cui nessuno dei genitori prevale sull’altro ma i figli possono comunque rimanerne turbati, in particolar modo se le offese sono rivolte a demolire l’immagine del genitore. Ecco, in questi casi si violano le disposizioni dell’articolo 709 del Codice di procedura civile ed entrambi i genitori rischiano una sanzione amministrativa pecuniaria da 75 a 5.000 euro.
Naturalmente, nel caso in cui ci sia invece prevalenza di uno dei genitori, magari con l’uso della violenza, si configurano diverse ipotesi di reato, tra cui quello di maltrattamenti in famiglia già citato fino ai casi più gravi (come il tentato omicidio e l’omicidio) che danneggiano inevitabilmente anche i figli. Non è però corretto per queste ipotesi parlare di “litigi”.
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