La pandemia di Covid è finita, ora è ufficiale: “È meno pericolosa dell’influenza”

Giacomo Andreoli

16/12/2022

Secondo il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, il Covid-19 non è più una pandemia ed è meno mortale dell’influenza, ma “non ce ne libereremo mai” e avrà continui picchi nelle stagioni invernali.

La pandemia di Covid è finita, ora è ufficiale: “È meno pericolosa dell’influenza”

Bye bye Covid, la pandemia è finita. A dirlo è il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, in un’intervista a Il Corriere della Sera. Secondo il virologo, che parla a nome dell’Agenzia italiana del farmaco, il virus è diventato meno letale dell’influenza e quindi non ha più senso parlare di pandemia, né da un punto di vista scientifico, né da un punto di vista semantico.

Altrimenti, spiega, si rischia di “elevare una malattia infettiva ad emblema di urgenza sociale costante a dispetto di altre patologie più impattanti”. Tuttavia, secondo Palù, sarà pressoché impossibile liberarci di questo virus nei prossimi anni e continueranno ad esserci picchi nella stagione invernale, assieme ad altri virus respiratori.

Covid-19, perché non è più una pandemia

Una malattia per essere definita pandemica deve soddisfare diverse caratteristiche: deve essere diffusa a livello globale, deve avere un agente patogeno molto contagioso, deve in qualche modo sorprendere l’umanità dal punto di vista immunitario e non prevede misure di prevenzione o farmaci che possano contrastarla del tutto. Ad oggi il Covid di questi requisiti ha solo la presenza in tutto il pianeta.

Secondo Palù non si tratta nemmeno di “un’endemia”, nonostante la circolazione sia molto diffusa e continueranno ad esserci continui picchi, soprattutto d’inverno. Ad oggi, poi, la letalità su stima globale del coronavirus è dello 0,045%, rispetto all’1-2% del 2020. L’influenza di queste settimane ha un’incidenza cinque volte più alta, cioè maggiormente mortale.

Com’è cambiato il Covid dal 2020 ad oggi

Per Palù in questi mesi è cambiato il Covid-19, mutando al cambiare delle condizioni immunitarie dei soggetti. Grazie alle dosi di vaccino, infatti, le persone sono molto più protette e la mortalità rimane alta solo dove l’immunizzazione non c’è stata o è stata insufficiente, come in Africa.

Quindi, mentre fino a pochi mesi fa “l’interesse della collettività doveva prevalere su quello individuale ed è stato giusto mettere l’obbligo di vaccinazione per certe categorie”, oggi “bisogna commisurare i diritti individuali con quelli della collettività: nessuna nuova variante è all’orizzonte e Omicron è stabilmente duratura da oltre un anno”.

Vaccino, Palù: sì alla quinta dose per i fragili

Tuttavia, aggiunge il virologo, il vaccino “continua ad essere fondamentale per proteggere le categorie a rischio, perché è uno scudo all’80-90% contro la malattia grave”. Quindi: “gli over 60 e i fragili devono fare la quarta dose, gli immunodepressi anche la quinta, ci sono ancora 6-7 milioni di italiani non vaccinati”.

Serve ancora la mascherina?

Quanto alla mascherina, Palù spiega che sarà sicuramente necessaria nei luoghi affollati, sui mezzi pubblici e negli ambienti di ricovero e cura. “Non solo per esigenze di sanità pubblica - dice - ma soprattutto per assolvere a un dovere sociale ed etico: proteggere i più deboli”.

Nel frattempo il governo Meloni, con l’ultimo decreto Rave, in fase di trasformazione in legge in Parlamento, abolisce quasi tutte le restrizioni Covid, compreso l’obbligo di mascherina (che rimane solo nelle strutture sanitarie), il tampone alla fine dell’isolamento a casa e la necessità di avere il green pass in ospedale.

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