Doggy bag obbligatoria in Italia, cos’è, a cosa serve e novità

Alessandro Nuzzo

11 Gennaio 2024 - 16:14

Una proposta di Legge obbligherà i ristoratori a possedere la Doggy bag altrimenti verranno sanzionati. Ecco la novità.

Doggy bag obbligatoria in Italia, cos’è, a cosa serve e novità

Negli ultimi giorni è tornata di moda la doggy bag, il contenitore per il cibo avanzato con cui i clienti si portano a casa il restante del pranzo o della cena che hanno giustamente pagato. Questo grazie ad una proposta di Legge presentata il 10 gennaio alla Camera dei Deputati dagli esponenti di Forza Italia Giandiego Gatta e Paolo Barelli.

Una proposta che se dovesse diventare legge, obbligherebbe i ristoratori a fornirsi di doggy bag, rigorosamente riciclabili o riutilizzabili, da offrire al cliente per gli avanzi. Chi viene beccato senza o se le confezioni non saranno a dovere, riceverà una multa di 125 euro. Una sanzione che è più a scopo educativo che vessatorio.

La proposta non è stata accolta con entusiasmo dagli addetti ai lavori. Dotarsi di doggy bag a norma di legge significa maggiori costi e un servizio più lento a causa del personale che dovrà occuparsi di portare le borse a tavola.

Un’alternativa per contenere i costi potrebbe essere far pagare una cauzione al cliente per la restituzione dei contenitori una volta svuotati e ripuliti. Questa soluzione dovrà essere obbligatoriamente informata in maniera chiara ai clienti.

Oppure basta che i clienti si portino da casa il proprio contenitore che abbia però le giuste norme igieniche. I clienti, a differenza dei ristoratori, non hanno alcun obbligo. Mentre gli ultimi devono possedere la doggy bag, il cliente non è obbligato a portare a casa gli avanzi. Possono essere molteplici i motivi per cui una persona non termina di mangiare il proprio piatto. Può essere per avvenuta sazietà, e allora il contenitore ci può stare, ma può anche darsi che il piatto non viene terminato per ragioni di gusto. In quel caso obbligare una persona a portare gli avanzi a casa non avrebbe senso.

La proposta di legge sottolinea che è di chi si porta via la bag la responsabilità del suo trasporto e della conservazione di quanto contiene. In questo modo i ristoratori possono stare tranquilli se dovessero capitare episodi di malessere perché potrebbe capitare che il cibo non viene conservato nella maniera adeguata, oppure potrebbe essere consumato dopo molto tempo.

I sindacati e le associazioni se da un lato apprezzano la proposta antispreco, dall’altra sottolineano che occorre responsabilizzare più chi va a mangiare fuori che i ristoratori. Già oggi è difficile trovare un locale che non dia la possibilità al cliente di portarsi gli avanzi a casa. Obbligarli ad avere la doggy bag a norma di legge significa solo aumentare i costi di gestione.

Sarebbe importante invece sensibilizzare i clienti invitandoli a non sprecare e fargli conoscere della possibilità di portarsi a casa gli avanzi, basta semplicemente chiederli senza vergogna di essere giudicati.

Doggy bag: da dove deriva il termine?

Per risalire alle origini della doggy bag dobbiamo andare negli Stati Uniti nel periodo della Seconda Guerra mondiale quando l’abitudine a portar via ciò che non si era consumato al ristorante si diffuse in maniera piuttosto spontanea e a tutti i livelli della società.

Secondo un’altra versione dei fatti, la doggy bag ha origine nel 1949 quando il ristorante Dan Sampler’s Steak Joint di New York fu il primo ad adottare l’impacchettamento degli avanzi. Il locale aveva posto sul sacchetto l’immagine di un cane che incitava i clienti più timidi a portar via il cibo avanzato nel piatto per non sprecarlo. Ecco cosa c’era scritto sulle prime doggy bag della storia:

Oh where, oh where have your leftovers gone?
Oh where, oh where can they be?
If you’ve had all you can possibly eat,
Please bring the rest home to me!

Che tradotto sta per: Oh dove, oh dove sono finiti i tuoi avanzi? Dove potrebbero essere? Se hai mangiato il possibile e non ce la fai più, per favore porta a me ciò che hai lasciato!

Doggy bag: uso attuale nel mondo

Negli Stati Uniti le porzioni nei ristoranti sono molto abbondanti e capita di non riuscire a finire la cena. Perché lasciare che tanto ben di dio (tra l’altro pagato profumatamente) venga buttato nella spazzatura? Ecco che, allora, si è soliti chiedere di poter portare a casa la vaschetta degli avanzi. Non necessariamente per il proprio cane, ma soprattutto per le persone.

Se nel resto del mondo chiedere la doggy bag al ristorante è una cosa normalissima e nessuno (né camerieri né commensali) taccia di tirchieria o nostalgia del dopoguerra chi vuole portare gli avanzi a casa, in Italia si è timidi davanti all’ipotesi doggy bag per paura di essere giudicati. E chi trova il coraggio di farsi confezionare il cibo avanzato probabilmente uscirà dal locale con un misto di soddisfazione e vergogna.

Piuttosto che chiedere al cameriere la doggy bag, infatti, la maggior parte degli italiani preferisce divorare il piatto fino all’ultimo boccone anche se sazi o, peggio, lasciare il cibo e alzarsi. È sbagliato e non più sostenibile, e infatti qualcosa - nella direzione doggy bag - si sta muovendo anche da noi.

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