Cosa significa che il Covid diventerà endemico?

Giorgia Bonamoneta

08/08/2021

La comunità scientifica parla del coronavirus come un virus destinato a coabitare con noi. La parola nuova da imparare e la più adatta a descrivere la malattia è «endemico». Cosa vuol dire?

Cosa significa che il Covid diventerà endemico?

Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo imparato molte parole a noi prima ignote, per necessità certo, ma anche perché siamo stati costretti ogni giorno e a ogni ora ad avere a che fare con la comunicazione e l’informazione sul SARS-CoV-2, sulla Covid-19 (come malattia) e sulle varianti e la proteina Spike.

Non un corso accelerato di virologia, immunologia o più in generale di medicina, ma comunque possiamo dire di aver appreso molte più informazioni sui virus, che come la comunità scientifica ha ripetuto più volte, saranno i “nemici” del domani.

Quindi, alla luce delle ultime notizie sul Covid-19 che danno ormai per certa la permanenza del virus al pari dell’influenza, cerchiamo di capire cosa vuol dire endemico, ma anche la differenza che questo termine esprime rispetto a “pandemico” e “sporadico”.

Coabitare insieme al Covid-19: cosa vuol dire endemico

Endemico, parola che deriva dal francese (fr. endémique, si usa per determinare una malattia presente in una regione, in luogo specifico. Si può dire che la malattia diventa endemica quando il virus è presente in pianta stabile sul territorio e continua a circolare nella popolazione. Questa presenza, per far sì che si definisca endemica, deve essere costante nel tempo, con picchi positivi e negativi, ma comunque uniformemente distribuita in un certo lasso di tempo.

Il coronavirus sarà endemico, quindi continuerà a circolare e a infettare un tot numero di persone, come l’influenza. A confermarlo è il portavoce del Comitato tecnico scientifico Silvio Brusaferro. Saranno i vaccini a permettere all’umanità di convivere per anni con questo virus, anche in caso di varianti, poiché i vaccini si adatteranno a queste.

Non è nulla di nuovo, se pensiamo che conviviamo da sempre con i virus e abbiamo imparato a controllarli e gestirli. Un esempio è l’influenza che noi chiamiamo stagionale e che deriva ogni anno da ceppi nuovi e diversi di due tipi di virus. I vaccini evolvono insieme al virus e permettono a tutta la popolazione di vivere normalmente.

Altri casi di malattia infettiva: epidemica e sporadica

Ci sono poi quelle malattie infettive che non permangono a lungo, che si “esauriscono”, come l’influenza spagnola. La Grande Influenza è stata definita da alcuni, da altri venne invece rinominata la Grande Pandemia. Una pandemia è la conseguenza di un contagio a livello mondiale, un contagio che supera i confini geografici. Non c’è pandemia senza lo scoppio di una epidemia.

Ma che cos’è un’epidemia?

Per epidemia si intende invece la diffusione rapida di una malattia su un territorio più o meno vasto. Un epidemia è variabile tanto nella diffusione, quanto nel suo sviluppo (vedi le varianti) o nella sua conclusione-estinsione.

Per la comunità scientifica “focolaio epidemico” ed “epidemia” hanno lo stesso valore di gravità, cosa che al grande pubblico non è arrivata. Ma perché questa gravità? Sappiamo ormai con una certa consapevolezza che basta un solo contagio non monitorato per lasciar diffondere una malattia infettiva.

Per questo, soprattutto durante i primi mesi della pandemia, era tanto importante parlare di R0 (“erre con zero”), ovvero il numero di persone che un solo infetto può contagiare. Facciamo un esempio a confronto:

  • il morbillo ha un R0 di 15, cioè una persona che contagia altre 15;
  • l’influenza spagnola aveva un R0 di 2,1, molto più bassa e vicina alle cifre del Covid-19.

Quando una malattia è sporadica?

Ultima definizione di queste breve guida è “sporadicità”. Quando si presenta una malattia sporadica? Facile, quando non è stabile. Sporadico è il contrario di endemico.

Bisogna però tenere conto di un dato: quello che ha causato la malattia sporadica può essere un elemento che è invece presente in modo stabile sul territorio. EpiCento, sito dell’Istituto superiore di sanità, fa l’esempio del tetano, come malattia causata da un microrganismo che, seppur confinato, sporadicamente può penetrare in un ospite umano o animale (per poi passare a noi attraverso il processo di zoonosi).

La globalizzazione, criticata o amata non ci importa in questa sede, è una delle cause della maggior diffusione di malattie o elementi capaci di generarle. Proprio in luce di queste informazioni, con la consapevolezza che dovremo convivere con il Covid-19 per almeno altri 3-4 anni, la vaccinazione appare ed è l’unico strumento di contrasto. Rimane lo scetticismo a vincere su una completa estinzione della malattia, ma questa è un’altra storia.

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