Fine dell’ergastolo ostativo: con il decreto Rave migliaia di mafiosi fuori dal carcere?

Giacomo Andreoli

15 Dicembre 2022 - 13:40

Il cosiddetto “decreto Rave” del governo anticipa la decisione della Consulta che stava per dichiarare incostituzionale l’ergastolo ostativo: migliaia di mafiosi accederanno ai benefici penitenziari?

Fine dell’ergastolo ostativo: con il decreto Rave migliaia di mafiosi fuori dal carcere?

Circa 5mila mafiosi rischiano di uscire dal carcere, tramite permessi e altri benefici penitenziari. È questo il possibile effetto del cosiddetto “decreto Rave”, approvato dal governo Meloni e in sede di conversione in legge in Parlamento.

L’esecutivo, infatti, è stato in qualche modo costretto a intervenire sull’ergastolo ostativo, neutralizzando una possibile pronuncia negativa della Corte Costituzionale, che stava analizzando la questione ed era orientata a bocciarlo. Una decisione del genere avrebbe aperto una sorta di vuoto legislativo, con effetti molto più pericolosi di quelli ipotizzati oggi.

Per limitare il possibile accesso indiscriminato ai benefici del sistema penitenziario, comunque, magistratura e forze dell’ordine stanno cercando in tutti i modi di correre ai ripari. Vediamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando e cosa può succedere nei prossimi mesi.

Cos’è l’ergastolo ostativo e a cosa serve

L’ergastolo ostativo è un tipo di regime carcerario introdotto dopo gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino, che riguarda i condannati all’ergastolo per tutti quei reati previsti dall’articolo 416-bis del codice penale. Cioé: mafia, terrorismo ed eversione. Il regime carcerario è noto anche come “fine pena mai”, perché è impossibile accedere a riduzioni della pena, permessi premio o di lavoro e altri benefici penitenziari, a meno di collaborare in maniera attiva alla giustizia.

Si devono cioè fornire elementi reali e concreti che portano a svolte investigative mentre si partecipa a percorsi di reinserimento sociale. Nel caso dell’ergastolo ordinario (ad esempio per sanguinosi omicidi), invece, se la persona mantiene buona condotta e partecipazione a questi percorsi, anche senza collaborazione attiva con la giustizia si può accedere a benefici penitenziari.

Perché Meloni è intervenuta sull’ergastolo ostativo

A maggio del 2021 la Consulta era intervenuta con una sentenza secondo cui l’ergastolo ostativo va contro gli articoli 3 e 27 della Costituzione, che prevedono la finalità rieducativa del carcere e l’uguaglianza della legge per tutti. Secondo la Corte l’ergastolo ostativo crea differenze tra i detenuti condannati all’ergastolo per reati diversi.

La Consulta aveva dato un anno di tempo al Parlamento per intervenire e stava per pronunciarsi visto che non erano arrivate risposte da parte della politica.

Ergastolo ostativo, cosa cambia con il decreto Rave

Il decreto Rave fa accedere i condannati per mafia e terrorismo ai benefici penitenziari, anche senza collaborare con la giustizia. Quindi anche se non pentiti o dissociati. Tuttavia prevede dei paletti precisi, per impedire che siano ammessi ai premi persone che possano avere ancora collegamenti con la criminalità.

Le nuove misure, quindi: estendono al regime della liberazione condizionale la disciplina restrittiva per l’accesso ai benefici penitenziari; introducono una disciplina transitoria da applicare ai condannati non collaboranti per reati «ostativi» commessi prima dell’entrata in vigore della riforma; estendono la platea dei soggetti nei confronti dei quali la guardia di finanza ha facoltà di procedere a indagini fiscali e patrimoniali.

Decreto Rave, 5mila mafiosi fuori dal carcere?

Nonostante i paletti fissati da una recente riunione al Viminale è emerso l’allarme dei possibili 5mila mafiosi che ottengono benefici penitenziari nel 2023. Procura nazionale antimafia e forze dell’ordine stanno quindi lavorando, assieme al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e ai capi di Stato maggiore e della guardia di finanza, a un modello operativo che può aiutare a frenare uscite pericolose dalle carceri.

Solo da ottobre ad oggi sono già state presentate una settantina di richieste di benefici e in tutto sono 900 i carcerati con richiesta di permesso già inoltrate. La decisione spetta ai tribunali di sorveglianza, che sono autorità giudiziarie autonome senza coordinamento centrale, ma procura nazionale e procure distrettuali devono dare un parere.

Si lavora a una procedura standard per tutti, mentre procura nazionale e guardia di finanza stanno studiando una piattaforma per gli accertamenti patrimoniali. L’obiettivo è recuperare subito il maggior numero di informazioni possibili su chi chiede i benefici carcerari, evitando scarcerazioni indebite e rischiose.

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