Europa: politiche fiscali dei Paesi nel mirino di Lagarde

Violetta Silvestri

01/10/2022

Le politiche fiscali dei Paesi dell’Eurozona sono osservate dalla Bce: dopo la drammatica scia di conseguenze al piano del Regno Unito, il rischio dei tagli alle tasse è spingere inflazione e debito.

Europa: politiche fiscali dei Paesi nel mirino di Lagarde

Se i Governi europei non sono convinti dagli avvertimenti della presidente della Bce che uno stimolo fiscale eccessivo può causare gravi danni, il caso Regno Unito potrebbe fungere da esempio.

Mentre i Paesi dell’Eurozona si preparano a un inverno con potenziale carenza energetica, Lagarde li ha esortati a concentrare il sostegno finanziario sulle famiglie più vulnerabili. Tuttavia, le maggiori economie del blocco hanno preferito misure ad ampio raggio che cercano di sostenere un po’ tutte le fasce della società, anche le più abbienti.

Il Regno Unito ha mostrato come una politica fiscale non oculata possa andare storta. Quando il premier Liz Truss ha annunciato il più grande pacchetto di tagli fiscali in mezzo secolo, ha mandato in tilt i mercati finanziari nazionali con strascichi di panico a livello globale. I trader, nel frattempo, hanno prezzato aumenti più ripidi dei tassi di interesse per compensare le pressioni inflazionistiche, aumentando i rischi di recessione.

Anche per questo, l’attenzione dei governanti verso gli obiettivi e l’entità delle politiche di sostegno fiscale deve essere al massimo. Supportare la società in un momento difficile di bollette energetiche alle stelle deve andare di pari passo con la sostenibilità dei bilanci e del debito. Lagarde e Lane, della Bce, lo stanno ripetendo.

Quali politiche fiscali per l’Europa? Il monito della Bce

In un discorso di pochi giorni fa, Lagarde ha affermato che un sostegno fiscale eccessivo ed esteso a troppe categorie della popolazione renderà ancora più difficile per la Bce tenere sotto controllo l’inflazione.

“Misure che sono ampie su tutta la linea senza distinzione tra i beneficiari che hanno un disperato bisogno di sostegno e quelli che non lo hanno, quelle misure non stanno certamente aiutando la politica monetaria. Possono produrre un livello al rialzo dei prezzi che funzionerebbe contro lo sforzo di politica monetaria che stiamo sviluppando”, ha sottolineato la governatrice.

Non solo, nella zona euro, dove la politica fiscale è gestita da 19 diversi Governi, la Bce ha una preoccupazione in più. Livelli più elevati dell’indebitamento pubblico possono aumentare lo spettro di una crisi del debito nei singoli Stati membri e rendere più difficile per la banca centrale aumentare i tassi quanto necessario per contrastare l’inflazione.

Philippe Lane, capo economista della Banca centrale europea, ha per questo invitato i Governi della zona euro a tassare maggiormente i ricchi.

Il ragionamento è stato il seguente: dal punto di vista dell’equità, ma anche da una prospettiva macroeconomica, i Governi dovrebbero sostenere il reddito e i consumi delle famiglie e delle imprese che soffrono di più. La grande domanda è se una parte di questo sostegno debba essere finanziata con aumenti delle tasse per coloro che stanno meglio.

Di conseguenza, i finanziamenti per le politiche di aiuto ai più vulnerabili della società “potrebbero assumere la forma di tasse più elevate sui redditi più alti o su industrie e imprese altamente redditizie nonostante lo shock energetico”.

Lane ha quindi sottolineato che mentre “non sarà possibile evitare disavanzi leggermente più elevati a breve termine, deve esserci un chiaro limite di tempo”. Evidenziando l’importanza di ridurre i disavanzi il prossimo anno per aiutare a contrastare l’inflazione, ha affermato: “Questo non significa andare verso l’austerità, ma semplicemente allontanarsi dalla politica espansiva.”

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