Facebook ritarda il suo piano per etichettare i media

Marco Ciotola

13/12/2019

Il progetto per combattere la disinformazione apponendo etichette ai media sembra meno immediato di quanto previsto. I dettagli

Facebook ritarda il suo piano per etichettare i media

Facebook ritarda il suo progetto per apporre etichette ai diversi media. Nato allo scopo principale di combattere la disinformazione e il proliferarsi delle cosiddette fake news - con una sempre maggiore trasparenza delle fonti - il piano comincia a mostrare delle difficoltà già nella sua fase d’avvio.

L’obiettivo sarebbe, in primis, quello di procedere all’etichettatura di media finanziati e controllati dallo Stato, e di tutti i portali o le organizzazioni che aggregano notizie gestiti o finanziati, anche solo in parte, da enti statali.

YouTube ha avviato una strategia simile già dallo scorso anno, e Facebook sta cercando in parte di imitarlo.

Secondo gli stessi vertici di Menlo Park il piano potrebbe garantire “uno standard più elevato di trasparenza”, presentandosi in un primo momento solo come etichetta sulle pagine, per poi aggiungersi anche ai post ed estendersi a Instagram il prossimo anno.

Facebook avrebbe dovuto avviare il tutto a novembre, ma ha mancato quella scadenza e, interpellato dalla CNN, si è solo limitato a far sapere - tramite un portavoce - che “arriverà presto”, non dando nessuna spiegazione sugli attuali ritardi.

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Facebook ritarda il suo piano per etichettare i media

Un portavoce ha confermato il piano ed evidenziato che inizierà molto presto, anche se la deadline di novembre per le prime etichette non è stata rispettata:

“Siamo solo ai primi passi del progetto e continueremo ad espanderlo in maniera continuativa, aggiungendo sempre più pagine. Ci affiancheranno editori ed esperti di settore in questo impegno, per assicurarci di ottenere il risultato sperato”.

Ma diversi osservatori evidenziano le difficoltà nell’identificare i media statali e la natura di tutte le diverse testate, procedimento che può rivelarsi “incredibilmente arduo e dispendioso in termini di risorse”.

Marius Dragomir, direttore del Center for Media, Data and Society della Central European University, ha dato indicazioni alla compagnia sulle modalità più corrette di procedere, consigliando di tenere in considerazione tre fattori: la proprietà e chi sceglie la leadership, da dove provengono i finanziamenti e l’esistenza di un meccanismo che garantisce indipendenza editoriale.

Molto spesso infatti si può riscontrare opacità nelle informazioni relative ai piani di finanziamento e di governance, anche se per Dragomir il fattore più difficile da valutare è l’indipendenza editoriale:

“Anche se Facebook potrebbe commettere errori, penso che questo sia un buon inizio per far sì che le persone inizino a dare maggiore attenzione e consideranzione alla trasparenza, in tutte le sue forme”,

ha commentato Dragomir parlando dell’iniziativa.

Secondo Horacio Larreguy Arbesu, studioso dei media presso l’Università di Harvard, le etichette potrebbero rivelarsi molto utili agli utenti di Facebook, perché i media controllati dallo Stato possono essere soggetti a manipolazione e impegnarsi in campagne di disinformazione.

Tuttavia - ha specificato - la piattaforma dovrebbe fornire una spiegazione chiara e completa del motivo per cui ha scelto di segnalare determinati media e non altri.

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