Gas, l’Italia può davvero raddoppiare la produzione? Ecco perché è quasi impossibile raggiungere presto l’obiettivo

Stefano Rizzuti

7 Novembre 2022 - 17:11

Raddoppiare la produzione di gas nazionale è tutt’altro che facile e il governo Meloni rischia di non raggiungere il suo obiettivo, soprattutto nel breve termine: ecco perché.

Gas, l’Italia può davvero raddoppiare la produzione? Ecco perché è quasi impossibile raggiungere presto l’obiettivo

Raddoppiare la produzione di gas naturale, passando da 3,5 a circa 7 miliardi di metri cubi l’anno. Questo è l’obiettivo del governo Meloni per fronteggiare la crisi energetica. Ma aumentare la produzione nazionale non è semplice e di certo non basta ridurre i tempi dei permessi per raggiungere il traguardo.

Secondo il ministro per la Transizione ecologica, Gilberto Pichetto Fratin, è possibile dare il via libera a nuove concessioni nel giro di tre mesi. Ma il primo problema è capire se gli operatori sono disposti a investire. Poi ci sono i tempi tecnici per riattivare i pozzi fermi degli impianti esistenti. Ancora più lunghi i tempi per le nuove piattaforme. È davvero possibile, quindi, raddoppiare la produzione nazionale di gas in tempi brevi?

Produzione gas, i tempi per raddoppiarla

Per riattivare i pozzi già esistenti, spiega la Repubblica, ci vogliono dai 6 agli 8 mesi. Ancora più lunghi i tempi per la costruzione di nuove piattaforme: servirebbero almeno due anni, se non addirittura molto di più. Già questo fa capire quanto non sia semplice raddoppiare la produzione del gas in tempi rapidi.

Gas, l’andamento della produzione in Italia

La produzione del gas in Italia è in calo da ormai 20 anni. Nel 2000 si era arrivati fino a 17 miliardi di metri cubi l’anno, ora siamo invece fermi a 3. Inoltre il 60% dei pozzi esistenti non è attivo: tra quelli operativi la maggior parte si trova nel Mar Adriatico.

La produzione italiana è scesa negli anni venendo rimpiazzata dall’importazione del gas russo. Una scelta dettata anche dal vantaggio economico, essendo il prezzo migliore. E proprio i costi rischiano di essere un argine al progetto del governo Meloni, perché gli investimenti per le nuove trivellazioni devono essere davvero convenienti per convincere le aziende.

Le riserve di gas dell’Italia: dove e quante sono

In Italia si stima che ci siano riserve di gas estraibili per 112 miliardi di metri cubi, di cui 46 miliardi certi e 76 probabili. Si trovano soprattutto in mare. Il governo vuole puntare in particolare sulle trivellazioni nelle vicinanze delle coste croate, nell’Adriatico centro-settentrionale. Come ha ricordato il ministro per le Imprese Adolfo Urso, infatti, in un giacimento in comune con la Croazia ci sono circa 70 miliardi di metri cubi di gas da sfruttare.

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni potrebbe cercare un investimento soprattutto nel gruppo Eni, di certo attrezzato per l’estrazione di gas. Altra azienda che il governo vorrebbe coinvolgere è Shell, anche questa già operativa in Italia. Compito dei ministri Urso e Pichetto Fratin è quello di convincere queste aziende a investire.

Via libera al rigassificatore di Ravenna

Al di là della questione produzione, l’Italia deve continuare ad aumentare le sue fonti di approvvigionamento del gas e sta provando a farlo anche attraverso i rigassificatori: il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha firmato il decreto di autorizzazione per quello al largo di Ravenna.

Secondo le stime attraverso questo impianto potranno arrivare 5 miliardi di metri cubi di gas, ovvero una cifra pari a un sesto del totale finora importato annualmente dalla Russia. L’investimento previsto per il rigassificatore di Ravenna è di circa un miliardo di euro.

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