E-commerce, 6 siti su dieci sono irregolari: allerta al consumatore

Ludovica Ranaldi

02/03/2019

Un’indagine Ue ha svelato numerosi casi in cui siti di e-commerce non rispettavano le norme a tutela del consumatore. Ecco a cosa l’utente deve fare attenzione.

E-commerce, 6 siti su dieci sono irregolari: allerta al consumatore

L’Unione Europea ha commissionato un’indagine lampo sugli e-commerce, in particolare sono stati presi in esame ben 560 siti. Dall’analisi è emerso che la maggioranza non rispettavano le norme europee messe a punto per tutelare i consumatori.

Già 2017 un nuovo regolamento (2017/2394) ha sostituito il testo 2006 del 2004 sulla cooperazione nella tutela dei consumatori. In aprile 2018, invece, l’esecutivo Ue ha presentato un pacchetto di modifiche legislative tra cui spicca quella inerente all’aumento di protezione per l’online.

Siti irregolari: dove guardare

L’acquisto di un servizio o prodotto su un e-commerce è tanto semplice quanto insidioso. Secondo un’indagine Ue ben 6 siti su 10 rappresentano delle irregolarità.

Infatti è stato condotto, contemporaneamente in 30 paesi, uno studio su 560 siti online da cui è risultato che il 60% non rispettava le norme Ue per la tutela del consumatore. Diversi sono stati gli aspetti pochi chiari o fuorvianti di cui sono complici i protagonisti.

In particolare è risultato estremamente frequente la pratica degli e-commerce di essere poco trasparenti nel calcolo di una promozione (circa il 37%) finendo per pagare un prezzo superiore da quello annunciato (in 221 siti). Questo si verifica perché sono state date informazioni poco chiare o ambigue come ad esempio la mancata segnalazione delle spese di spedizione o del metodo di pagamento o ancora delle commissioni. Nel 39% dei casi queste informazioni non erano presenti.

La normativa Ue prevede che venga indicato al consumatore il prezzo comprensivo di tutti i costi obbligatori e di segnalare quest’ultimi qualora non fosse possibile calcolarli prima.

Un altro dato sconvolgente riguarda le Odr (Online dispute resolution), ossia le piattaforma Ue per le controversie online a cui gli e-commerce si devono iscrivere obbligatoriamente e disponibile in 25 lingue. Infatti nel 59% è assente un link che rimanda alla suddetta piattaforma.

Sebbene siano stati rari i casi, non è di poca rilevanza l’abitudine di alcuni siti di essere poco chiari nell’identità del venditore (24 casi) o i riferimenti come il numero telefonico e l’indirizzo mail (43 casi).

Si è trattata di un’indagine lampo, la cosiddetta sweeps, tramite cui le autorità nazionali osservano in contemporanea gli e-commerce di loro competenza con l’obiettivo di saldare la cooperazione tra i paesi in materia di tutela per i consumatori. I settori presi in esame sono quelli su cui si verifica maggiormente la vendita online, dall’abbigliamento (146 siti) fino agli elettrodomestici (128).

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