La Cina in piena crisi, la prova è nei mercati. Cosa succede oggi?

Violetta Silvestri

30/01/2024

La Cina è il problema dei mercati, con una svendita azionaria oggi che dimostra quanto il dragone sia in crisi su diversi fronti. Cosa succede nelle Borse in Asia e perché Pechino preoccupa?

La Cina in piena crisi, la prova è nei mercati. Cosa succede oggi?

I mercati azionari e obbligazionari in Cina stanno dando un chiaro segnale ai politici: la crisi è in corso e occorrono misure di stimolo più incisive per ridare fiducia agli investitori.

La sessione di martedì 30 gennaio è stata contrassegnata da perdite, guidate proprio da una svendita netta negli indici cinesi. L’Hang Seng China Enterprises, un indicatore delle azioni cinesi quotate a Hong Kong, è sceso fino al 2,7% e si è distinto come il peggiore in Asia. Gli indici Shanghai e Shenzhen hanno archiviato gli scambi con cali rispettivamente di 1,83% e 2,37%.

Il rendimento dei titoli di Stato cinesi a 10 anni è sceso al livello più basso degli ultimi 20 anni. Ora gli investitori si aspettano un ulteriore allentamento della politica per difendere i mercati azionari dopo che Pechino ha annunciato un taglio alle riserve bancarie la scorsa settimana.

Il nuovo calo delle azioni in Cina mostra che i trader attualmente sono più propensi a vendere per ottenere eventuali guadagni, a meno che Pechino non intraprenda passi più coraggiosi. C’è molta attesa su eventuali nuove decisioni di sostegno economico da parte del dragone. Nel frattempo, la svendita di azioni cinesi non sembra frenare.

La Cina è un problema e trascina l’Asia in rosso

Le azioni di Hong Kong sono scese di circa il 2%, mentre quelle della Cina continentale sono scivolate in rosso per il terzo giorno. L’impatto dell’ordine di liquidazione del China Evergrande Group di lunedì 29 gennaio ha spinto inoltre l’indice Bloomberg degli sviluppatori cinesi al ribasso di oltre il 4%.

“Le valutazioni sono chiaramente basse, ma per buone ragioni, tra cui i danni ai settori tecnologico e immobiliare che la stessa Cina ha provocato”, ha affermato Kieran Calder, responsabile della ricerca azionaria per l’Asia presso Union Bancaire Privee. “La nostra opinione è che la fiducia degli investitori non potrà ritornare finché il settore immobiliare non sarà finalmente uscito dalla crisi. Il flusso di notizie in corso conferma che la crisi immobiliare è ancora forte e non facile da risolvere”.

Pechino ha sorpreso il mercato la scorsa settimana tagliando la quantità di contanti che le banche devono accantonare come riserve, ma le misure sono “più monetarie e più frammentarie”, ha commentato Xin-Yao Ng, direttore degli investimenti per le azioni asiatiche presso Abrdn Asia Ltd., aggiungendo “c’è bisogno di un ampio stimolo fiscale per aumentare la fiducia.

I benchmark di Hong Kong oggi hanno subito anche il tonfo di BYD Co. dopo che il colosso delle auto elettriche ha mancato le previsioni sugli utili. Anche l’indice onshore CSI 300 ha perso più dell’1%. Gli investitori stranieri stanno svendendo in modo pesante e hanno scaricato quasi 2 miliardi di yuan (279 milioni di dollari) di azioni della Cina continentale durante la pausa delle contrattazioni di mezzogiorno.

La fragilità dell’economia cinese si è aggravata questa settimana poiché la liquidazione dell’impresa immobiliare China Evergrande Group – un tempo la più grande della nazione – ha intensificato le preoccupazioni per il settore immobiliare. Gli investitori vedono pochi motivi per essere ottimisti visto che i principali utili sono deludenti, mentre i rischi geopolitici stanno riemergendo in vista delle elezioni presidenziali americane di fine anno.

Infine, il sentiment nei confronti delle di azioni cinesi a Hong Kong ha subito un ulteriore colpo quando la città ha annunciato i dettagli di una prevista legge sulla sicurezza nazionale, una mossa che avrà implicazioni di ampia portata sullo status internazionale di Hong Kong.

I dati in arrivo mercoledì mostreranno probabilmente che il settore manifatturiero cinese è rimasto in contrazione per il quarto mese consecutivo a gennaio, rafforzando lo stato di salute pessimo dell’economia.

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