La crisi del gas costa sempre di più all’Europa

Violetta Silvestri

21/09/2022

In una giornata nervosa per l’Europa, con nuove minacce di Putin, i prezzi del gas si riaccendono e i Paesi europei fanno di tutto per scongiurare il peggio. Il conto è sempre più salato per le casse.

La crisi del gas costa sempre di più all’Europa

Il presidente russo Vladimir Putin ha dato nuove spinte ai prezzi nei mercati energetici globali, facendo salire petrolio e del gas mentre annunciava una parziale mobilitazione militare russa, con la minaccia di inasprire ulteriormente le forniture mondiali di carburante.

Intanto, la Germania ha nazionalizzato l’importatore di gas Uniper e la Gran Bretagna ha lanciato le misure per limitare il costo all’ingrosso di elettricità e gas per le imprese. Queste sono le ultime mosse dell’Europa per mantenere accese le luci e i riscaldamenti quest’inverno, mentre la guerra in Ucraina si intensifica.

Quanto sta costando al vecchio continente intervenire per scongiurare il peggio?

La crisi energetica brucia i soldi dello Stato

I prezzi del gas e dell’elettricità in Europa sono aumentati vertiginosamente, mentre la Russia ha tagliato le esportazioni di carburante per vendicarsi delle sanzioni occidentali sull’invasione dell’Ucraina, lasciando i consumatori alle prese con bollette alle stelle e servizi pubblici con una crisi di liquidità.

Per questo, i Governi sono intervenuti con misure straordinarie di sostegno, con finanziamenti stanziati per proteggere famiglie e imprese dall’aumento dei prezzi dell’energia e dalle loro conseguenze sul costo della vita. In questo grafico elaborato da Bruegel, sono evidenziate le risorse allocate dai singoli Stati da settembre 2021 a settembre 2022:

Spesa degli Stati Ue per misure contro caro-prezzi Spesa degli Stati Ue per misure contro caro-prezzi Risorse allocate e percentuale di PIl

Intanto, i prezzi del gas europeo sono aumentati mercoledì 21 settembre, dopo l’annuncio di Putin, raggiungendo i 212 euro per megawattora (MWh), ancora al di sotto del picco di quest’anno di circa 343 euro ma superiore di oltre il 200% rispetto a un anno fa.

Germania e Regno Unito sotto pressione

Gli ultimi grandi interventi statali in ordine cronologico per salvare il settore energetico e i budget familiari sono stati quelli di Regno Unito e Germania.

La tedesca Uniper, un tempo fortemente dipendente dalle importazioni di gas russe, è stata tra le vittime di più alto profilo della crisi di liquidità quando la Russia ha chiuso il rubinetto e fatto salire i prezzi alle stelle.

Dopo che gli sforzi per sostenere la società con un’iniezione di contanti multimiliardaria si sono rivelati inadeguati, il Governo ha accettato di acquistare la quota rimanente di proprietà della finlandese Fortum per mantenere la società in funzione, dando allo Stato una partecipazione del 99%.

“Lo Stato farà tutto il possibile per mantenere sempre stabili le aziende sul mercato”, ha affermato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, annunciando la mossa Uniper e altre misure per aiutare la Germania a evitare il razionamento energetico questo inverno.

L’accordo prevede un apporto di capitale di 8 miliardi di euro, una mossa che porta l’ammontare totale di capitale del Governo finora ad almeno 29 miliardi di euro.

In Regno Unito, le bollette energetiche per le imprese britanniche saranno ridotte di circa la metà rispetto al livello previsto questo inverno, in base a quanto stabilito nell’enorme pacchetto di sostegno del Governo.

Il programma fisserà i prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità per le imprese per sei mesi a partire dal 1 ottobre, proteggendole dai costi paralizzanti. Anche ospedali, scuole e enti di beneficenza riceveranno aiuto.

Le misure arrivano dopo che i ministri hanno annunciato un piano da 150 miliardi di sterline per aiutare le famiglie con le loro bollette vertiginose per due anni.

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