Lavoro Italia: sono 200 mila i posti a rischio

Luca Fiore

3 Gennaio 2020 - 17:17

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Al di là dei numeri ufficiali, il mercato del lavoro italiano si trova a fronteggiare numerose fonti di criticità. Vediamo quali.

Lavoro Italia: sono 200 mila i posti a rischio

Se da un lato le statistiche ufficiali dipingono un quadro positivo per il mercato del lavoro, gli ultimi dati Istat hanno rilevato un calo del tasso di disoccupazione di 0,2 a 9,7 punti percentuali (il livello minore da sette anni e mezzo), dall’altro il contesto reale è più sfaccettato.

I miglioramenti registrati negli ultimi mesi dal mercato del lavoro italiano stanno riguardando in particolar modo il comparto dei servizi, e nello specifico la divisione “intrattenimento e di cura alla persona”.

Alla luce del fatto che si tratta di settori ad alta intensità di lavoro e spesso non a tempo pieno, il giudizio sull’attuale fase del mercato del lavoro italiano va rimodulato.

Lavoro Italia: boom per la cassa integrazione

Inoltre, un’analisi del mercato del lavoro italiano non può non tenere conto del boom della cassa integrazione, cresciuta nei primi 11 mesi del 2019 del 20,4% rispetto al pari periodo 2018.

Spicca in particolare il dato relativo la cassa integrazione straordinaria, salita in un anno del 33,4 per cento.

Nel 2019, sono state 1.240 le aziende che hanno fatto ricorso alla Cigs, con i contratti di solidarietà saliti a 775.

Lavoro Italia: 200 mila posti a forte rischio

Se nel settore pubblico si è tornato, dopo lo sblocco del turn-over, ad assumere, nel privato la situazione è più complicata. Presso il ministero dello Sviluppo economico sono 149 i tavoli aperti: di questi due su tre sono attivi da più di tre anni e 28 sono aperti da più di 7 anni.

A livello geografico, il maggior numero di tavoli riguarda aziende con sedi o unità produttive in Lombardia. Seguono Abruzzo, Campania, Piemonte, Lazio e Toscana. I casi più eclatanti riguardano l’ex Ilva, Alitalia, il caso Conad-Auchan e Mercatone Uno.

Nel complesso, sono circa 200 mila i lavoratori interessati. Di questi, 60 mila sono a rischio di perdita del posto di lavoro e, nelle 20 aree di crisi industriale complessa (classificati dal Mise come “territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, non risolvibili con risorse e strumenti di sola competenza regionale”), ci sono 70 mila lavoratori in gran parte in mobilità.

Nel computo rientrano infine i 23 gruppi industriali in amministrazione straordinaria.

Insomma, se le statistiche ufficiali dipingono un quadro positivo, quello del mercato del lavoro resta un tema cruciale per il nostro Paese, anche e soprattutto nel 2020.

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