Occupazione femminile: Italia tra le peggiori in Ue

Marco Ciotola

09/05/2021

4 regioni italiane segnano tassi di occupazione che rientrano tra i 5 peggiori dell’Unione europea. I dati

Occupazione femminile: Italia tra le peggiori in Ue

Ancora dati per nulla incoraggianti quelli relativi all’occupazione femminile in Italia. In coda nell’Ue, il Belpaese segna persino in 4 delle sue regioni tassi che rientrano tra i 5 peggiori in assoluto dell’Unione europea.

Sono i dati in arrivo dall’Eurostat e relativi al 2020. Le regioni con i peggiori indici sono Campania e Calabria, rispettivamente al 28,7 e 29%.

Numeri che fanno emergere in particolare un parallelo sottolineato da molte testate e da numerosi osservatori di settore: la Campania registra gli stessi numeri della Regione di Ankara, in Turchia.

Per dare una misura di confronto, basti pensare che in Germania questa voce segna una media che supera abbondantemente il 70%, e nella stessa Italia le regioni più allineate con il resto della media europea arrivano a tassi di occupazione delle donne superiori al 60%.

Occupazione femminile: Italia tra le peggiori in Ue

L’occupazione media per le donne in Italia è calata dell’1,1% nel 2020, arrivando al 49%.

Il tutto segnando un divario enorme nei confronti della media europea, che si assesta sul 62,4%. Ma a scuotere è soprattutto il divario tra le regioni del Belpaese.

Va infatti segnalato come a fare da contraltare ai numeri peggiori di Campania, Calabria, Sicilia e anche Puglia ci sono infatti le ben più allineate con l’Ue Emilia Romagna (62%) così come altre specie nel Nord Italia.

Ancora una volta quindi l’evidenza di una vera e propria spaccatura economica e occupazionale del Paese, che nel complesso porta a dati aggregati che parlano di un’occupazione femminile inferiore di 13,4 punti alla media Ue.

Peggio del Belpaese in Europa solo la Grecia, che fa registrare un tasso di occupazione femminile al 47,5%, vale a dire di 1,5% al di sotto della media italiana.

A pesare sullo scenario di certo la pandemia, che ha però influito praticamente su ogni mercato del lavoro europeo, sebbene con intensità e conseguenze differenti.

Riguardo al nostro Paese, vanno in proposito ricordate le recenti parole del premier Mario Draghi, che ha parlato di forti disuguaglianze e categorie lasciate indietro nello scenario occupazionale italiano, che ha definito pieno di “gravi problemi che vanno affrontati”.

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