Patto migranti: il piano dell’Europa per gestire i rifugiati

Violetta Silvestri - Riccardo Lozzi

23/09/2020

Un patto sui migranti per gestire una delle crisi più difficili e urgenti in Europa: questo l’annucio della Commissione UE. Cosa prevede davvero il piano europeo per i rifugiati?

Patto migranti: il piano dell’Europa per gestire i rifugiati

La gestione dei migranti è un’emergenza europea ormai da troppo tempo.

Per questo, la Commissione UE ha annunciato il patto sulla migrazione svelato nei suoi punti chiave oggi 23 settembre. Il tema non può essere rimandato ancora secondo Ursula von der Leyen.

Nel pieno della crisi per l’epidemia, infatti, è emerso quanto la debolezza, o addirittura l’assenza, di una strategia comunitaria sul trattamento dei rifugiati possa tradursi in una bomba sociale, umanitaria e sanitaria per l’intero continente.

Il tragico incendio del campo greco di Moria, inoltre, ha dato un’ulteriore spinta alla questione: il patto sui migranti a livello UE è urgente. Cosa prevede davvero il progetto dell’Europa annunciato dalla von der Leyen?

Piano UE per i migranti: quali priorità

L’Unione Europea vuole dare slancio a una delle riforme più discusse e controverse a livello comunitario: quella della gestione dei migranti in modo collaborativo tra i 27 Paesi membri.

Finora trovare una strategia davvero condivisa tra tutti gli Stati UE è sembrato quasi impossibile. Dal picco della crisi migranti scoppiata nel 2015 fino ad oggi, infatti, la tanto spesso invocata riforma della politica migratoria e di asilo UE non ha dato frutti.

Troppe le reticenze nazionali sul cambiamento della Convenzione di Dublino e sulla questione della redistribuzione dei migranti in arrivo sulle coste del Mediterraneo, per esempio.

Un debole accordo a Malta sul tema del ricollocamento era statro raggiunto un anno fa, ma niente è stato fatto per riformare a livello legislativo europeo la gestione migranti e delle domande di asilo.

Per questo, la von der Leyen insieme alla commissaria Ylva Johansson e al vicepresidente Margaritis Schinas ha acceso i fari sulle novità principali del piano. Come spiegato da Schinas:

“Abbiamo cancellato il nostro sistema di Dublino che era qualcosa di simbolico e non poteva affrontare la sfida della migrazione globale che l’Europa sta affrontando adesso e continuerà ad affrontare in futuro”

I pilastri della riforma, quindi, sono:

  • collaborare con Paesi di provenienza dei migranti;
  • rafforzare il ruolo delle agenzie UE per la gestione delle domande alla frontiera;
  • gestire in modo rapido lo screening alla frontiera;
  • far scattare il meccanismo di solidarietà in modo automatico per rifugiati via mare
  • incentivare il rimpatrio sponsorizzato, ovvero il Paese che non vuole ricollocare deve gestire il rimpatrio

L’Italia è in prima linea in questa lotta politica per una responsabilità sui rifugiati che sia davvero condivisa in Europa. Gli ostacoli per il raggiungimento del patto, però, non sono pochi.

Solo il tema della distribuzione dei migranti, per esempio, ha generato diverse prese di posizione contrastanti: i Paesi dell’Est, come l’Ungheria, pretendono che tale meccanismo sia facoltativo. Di tutt’altro avviso le nazioni mediterranee, come l’Italia, che richiedono l’obbligatorietà dell’accoglienza.

Patto migranti: l’UE fissa il prezzo per i rifugiati

In attesa che Ursula von der Leyen presenti ufficialmente il patto sui migranti previsto per fine settembre, sono diverse le indiscrezioni che escono su quello che sarà il nuovo accordo.

Tra le più importanti troviamo la possibile rinuncia da parte della Commissione europea nell’assegnare quote obbligatorie per ognuno degli Stati membri. Tale misura verrebbe sostituita dalla scelta su base volontaria di accogliere le persone a fronte di un contributo finanziato dal bilancio comune.

L’UE avrebbe quindi fissato il prezzo di 10.000 euro per ogni rifugiato di età adulta che viene ospitato da un Paese europeo. La strategia potrebbe quindi rompere lo stallo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni a causa dei veti dei componenti di Visegrad e dell’Austria, i quali sono si sono sempre schierati contro la redistribuzione.

Tuttavia la norma potrebbe non essere particolarmente apprezzata dai cosiddetti Paesi di primo ingresso, che potrebbero trovarsi a dover gestire i migranti senza alcun contributo in attesa che le altre nazioni decidano di accedere al finanziamento.

Nuovo centro migranti a Moria targato UE

Una delle prime prove di collaborazione comunitaria sul fronte migranti potrebbe essere proprio la tragedia di Moria. Lo hanno sostenuto von der Leyen e Merkeluna settimana fa.

La proposta della Grecia di costruire un nuovo centro di accoglienza e identificazione dei rifugiati a Moria in collaborazione con l’UE è piaciuta ai vertici europei.

Il campo sull’isola di Lesbo è stato a lungo motivo di indignazione e di vergogna, proprio nel cuore dell’Europa, a causa di condizioni di sovraffollamento, mancanza di igiene e violazione dei diritti umani.

La distruzione, dunque, potrebbe esere la giusta occasione per uiniziare un nuovo cammino in UE proprio sul tema immigrazione.

La Merkel ha affermato che la Grecia avrebbe la responsabilità primaria ma il progetto potrebbe essere un modello per la futura cooperazione a livello dell’UE.

“Sarebbe un progetto pilota da oprendere in considerazione, perché ovviamente la sovranità spetta prima alla Grecia e serve un trattato che possa poi essere realmente attuato a livello europeo...Sarebbe un passo davvero importante sulla strada di una politica migratoria più europeizzata”

Dello stesso avviso la presidente della Commissione UE: l’idea della co-gestione tra Grecia e istituzioni europee potrebbe essere vincente, con un memorandum d’intesa a stabilire ogni regola e responsabilità d gestione.

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