Pensione con Fondo casalinghe Inps: quanto costa, quanto si prende e quando conviene

Simone Micocci

24/03/2022

Pensione casalinghe a 65 anni con 5 anni di contributi: ecco come funziona, quanto costa e in quali casi conviene.

Pensione con Fondo casalinghe Inps: quanto costa, quanto si prende e quando conviene

Anche le casalinghe possono andare in pensione, raggiungendo i requisiti minimi previsti dalla normativa. Ad esempio, grazie alla possibilità offerta dalla pensione di vecchiaia contributiva, una casalinga può andare in pensione con soli 5 anni di contributi versati (a patto che siano tutti successivi al 1° gennaio 1996) una volta compiuti i 71 anni di età.

Il problema è: non avendo un lavoro, come fanno le casalinghe a raggiungere gli anni di contributi richiesti per l’accesso alla pensione? È semplice: dal 1° gennaio 1997 è stato istituito presso l’Inps un apposito fondo di previdenza, chiamato appunto Fondo casalinghe, al quale possono iscriversi le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari.

Di fatto, è la casalinga a versare i contributi per suo conto, così da potersi garantire il diritto a una pensione dopo un certo numero di anni, persino prima rispetto ai 71 anni richiesti dalla pensione di vecchiaia contributiva. Ovviamente una tale operazione ha un costo, quindi bisogna anche capire se effettivamente l’iscrizione al Fondo Casalinghe conviene o meno.

Per rispondere bisogna approfondire alcuni aspetti: ad esempio, quanto costano effettivamente i versamenti al Fondo Casalinghe Inps, come pure quanti anni d’iscrizione sono necessari per poter andare in pensione. E, infine, è importante capire quanto si prende di pensione futura, così da valutare se effettivamente conviene fare un tale investimento oppure se è meglio indirizzarsi altrove.

Fondo casalinghe Inps: come funziona

Va detto che anche se si parla di “Fondo casalinghe”, tale strumento è rivolto a entrambi i sessi. Possono dunque iscriversi tutti coloro che svolgono lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari a patto che - come previsto dalle norme sull’avviamento al lavoro - abbiano un’età compresa tra i 16 e i 65 anni.

È inoltre necessario che chi si iscrive a tale fondo non sia già titolare di pensione diretta, né tantomeno svolge attività lavorativa dipendente o autonoma per la quale è obbligatorio l’iscrizione a un altro ente o cassa previdenziale.

È tuttavia possibile iscriversi nel caso in cui si presta attività lavorativa part-time che, tenendo conto dell’orario di lavoro e della retribuzione, non permette il raggiungimento del numero di settimane lavorative sufficienti per maturare il diritto alla pensione.

L’iscrizione è molto semplice e si fa per via telematica. Qualora non sussista alcuna condizione ostativa, rispetto a quanto elencato in precedenza, la domanda verrà accolta in automatico e fin da subito è possibile iniziare a effettuare i versamenti al fondo.

Come presentare la domanda?

L’iscrizione al fondo casalinghe decorre dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda, che può essere presentata:

  • presso la sede INPS, direttamente o mediante uno degli enti di Patronato, riconosciuti dalla legge, che prestano assistenza gratuita ai lavoratori;
  • tramite posta con raccomandata con avviso di ricevimento;
  • on-line dal sito ufficiale INPS;
  • patronati e intermediari dell’Istituto;
  • contact center, 803164 gratuito da rete fissa o 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico.

Quanto costa iscriversi al Fondo casalinghe Inps

Non ci sono costi d’iscrizione e non c’è l’obbligo di versare i contributi ogni mese.

Non avrebbe senso però iscriversi e non versare contributi, in quanto così sarebbe complicato raggiungere il diritto a una pensione. Ed è importante sottolineare che se i versamenti effettuati non saranno sufficienti per garantirsi una pensione, questi non verranno restituiti dall’Inps e quindi l’intero investimento andrà perso.

È l’interessato a decidere quanto versare: il minimo, per vedersi riconosciuto un mese di contributi, è però pari a 25,82 euro. Per un anno di contributi, dunque, vi è un investimento minimo di 309,84 euro.

Quando si va in pensione con il Fondo casalinghe Inps

Nei confronti di coloro che sono iscritte al Fondo casalinghe, l’Inps deve erogare le seguenti prestazioni:

  • pensione di inabilità, che richiede una contribuzione di almeno 5 anni, e che è garantita a patto che venga dimostrata un’assoluta e permanente impossibilità a prestare qualsiasi attività lavorativa;
  • pensione di vecchiaia, che viene erogata dai 57 anni a patto che siano stati versati almeno 5 anni (60 mesi) di contributi.

Tuttavia per vedersi riconosciuta la pensione di vecchiaia all’età di 57 è anni è necessario che l’importo della pensione maturata sia pari all’ammontare dell’assegno sociale maggiorato del 20%. In poche parole, dal momento che l’assegno sociale per il 2022 ha un importo pari a 468,10 euro la pensione maturata dalla casalinga deve avere un importo maggiore di 561,72€.

Si prescinde dall’importo, invece, una volta che la casalinga ha compiuto i 65 anni di età.

Quanto si prende di pensione con il Fondo casalinghe Inps e quando conviene

Le regole per il calcolo della pensione sono quelle ordinariamente previste per tutte le pensioni. Dunque, dal momento che il Fondo casalinghe è in vigore dal 1° gennaio 1997, per tutti i versamenti effettuati si utilizza il calcolo contributivo per capire quanto spetta di pensione.

Nel dettaglio, ogni versamento contributivo si accumula nel cosiddetto montante contributivo, ogni anno soggetto a rivalutazione. Il montante contributivo rivalutato verrà poi trasformato in pensione applicandovi il coefficiente di trasformazione, variabile a seconda dell’età a cui si accede alla pensione.

Facciamo qualche esempio per capire meglio. Tizia decide d’iscriversi al Fondo casalinghe da inoccupata, non avendo dunque maturato prima alcun anno di contributi. Versa il minimo, quindi, 309,84 euro, per 10 anni. Il montante contributivo è di 3.098,50 euro, con una piccola rivalutazione intervenuta negli anni. Mettiamo, dunque, che grazie alla rivalutazione si sia arrivati a 4.000 euro.

Considerando i 10 anni di contributi, questa dovrà necessariamente attendere i 65 anni per andare in pensione, con un coefficiente di trasformazione pari al 5,220%. Questo, applicato al montante contributivo suddetto, dà come risultato circa 208 euro l’anno, quindi appena 16 euro al mese per tredici mensilità. E considerando che per i contributivi puri non vi è neppure il diritto al trattamento minimo, non sarebbe neppure possibile avere diritto a un’integrazione, spettante invece a coloro che rientrano nel calcolo misto.

I contributivi puri che fanno affidamento solamente sulla pensione casalinghe, dunque, devono considerare un importo ben diverso rispetto a quello “minimo” se vogliono garantirsi una rendita almeno soddisfacente. Ad esempio, con un versamento di 200 euro al mese, per 10 anni, si arriva a un montante di 24.000 euro, che rivalutato potrebbe assestarsi intorno ai 28.000 euro. In questo modo la rendita mensile sarebbe di 112,43 euro, comunque poco per poter far affidamento solamente a questa entrata.

Sicuramente conviene di più l’iscrizione a coloro che hanno contributi maturati già prima del 1996: questi, infatti, oltre a poter fare affidamento anche su una quota di pensione calcolata con le regole del retributivo, più vantaggiose rispetto al contributivo, possono avere anche diritto al trattamento integrativo, con la pensione che potrebbe essere integrata fino a raggiungere l’importo mensile di 524,34 euro mensili.

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