Con la pensione spetta l’assegno di mantenimento?

Ilena D’Errico

6 Luglio 2023 - 09:37

Ecco come influisce la pensione sull’assegno di mantenimento o divorzile, quando spetta lo stesso e come incide sul calcolo dell’importo mensile.

Con la pensione spetta l’assegno di mantenimento?

Quando i coniugi che si separano percepiscono la pensione, è spontaneo chiedersi se uno di loro abbia comunque diritto all’assegno di mantenimento, o meno. Lo stesso quesito si pone anche quando le parti sono da tempo divorziate e il beneficiario dell’assegno inizia a prendere una pensione, cosa succede in questi casi? Vediamo come influisce la pensione sull’assegno di mantenimento o divorzile, quando spetta e in che misura.

Quando spetta l’assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento, dopo la separazione, e l’assegno divorzile, dopo il divorzio, spettano all’ex coniuge che non può provvedere da solo alle proprie necessità. In particolare, il coniuge economicamente più debole ha diritto al mantenimento quando presenta le seguenti caratteristiche:

  • Non riesce a trovare un’occupazione per ragioni di età e formazione, oppure non può per motivi di salute;
  • non riesce a trovare lavoro, nell’ipotesi in cui possa ancora lavorare, ma si impegna attivamente per farlo;
  • è considerato fuori dal mercato del lavoro, ad esempio perché supera una certa età e non ha nel frattempo accumulato competenze ed esperienze lavorative in quanto si è dedicato esclusivamente alla famiglia. L’esempio più classico è quello della casalinga di 50 anni.

In questi casi, se il coniuge in questione non è colpevole della separazione, si presuppone il diritto a ricevere il mantenimento. È però necessario anche valutare se esistono altri redditi, diversi da quelli lavorativi, che la persona percepisce. Fra i redditi diversi da quelli da lavoro, ci sono ad esempio le rendite dal patrimonio, ma anche la pensione.

Con la pensione spetta l’assegno di mantenimento o divorzile?

Se il coniuge economicamente più debole percepisce una pensione potrebbe non avere diritto al mantenimento, ma soltanto nel caso in cui l’importo della pensione sia da solo sufficiente a coprire tutte le esigenze – perlomeno quelle primarie – di vita. Di conseguenza, la pensione non fa in automatico decadere il diritto all’assegno di mantenimento, ma deve essere valutata alla luce della sua entità.

La valutazione è rimessa al giudice in sede di separazione, o divorzio per l’assegno divorzile, oppure in un secondo momento su richiesta di una delle parti, se qualche condizione si è modificata. Per esempio, l’ex coniuge obbligato potrebbe chiedere al giudice di rivalutare il diritto all’assegno proprio perché la controparte ha iniziato a prendere la pensione.

Nella considerazione del diritto al mantenimento, il giudice tiene conto di qualsiasi pensione percepita dal beneficiario, cercando sostanzialmente di capire quali esigenze di vita siano così soddisfatte. Si ricorda, infatti, che il mantenimento è dovuto soltanto per consentire all’ex coniuge più debole l’autosufficienza economica.

Il tipo di pensione e il suo importo, tuttavia, possono influire sull’entità dell’assegno di mantenimento. Anche quando la pensione non è sufficiente a soddisfare le esigenze quotidiane, infatti, potrebbe comunque appagarne una parte, determinando così una riduzione dell’assegno mensile di mantenimento.

Come cambia il mantenimento con la pensione

Come detto, la percezione di una pensione non esclude necessariamente il diritto al mantenimento, questo avviene soltanto se l’importo della prestazione è sufficiente a garantire al beneficiario l’autosufficienza economica. È molto probabile, tuttavia, che la presenza di una pensione incida notevolmente sull’importo dell’assegno, o sul suo ricalcolo se viene effettuato in un momento successivo.

Ad esempio, la pensione di invalidità è finalizzata al pagamento di farmaci e cure mediche. Di conseguenza, queste esigenze sono sottratte dall’assegno di mantenimento, che deve comunque provvedere a tutto il resto delle necessità. Anche la pensione di vecchiaia, a seconda del suo importo, potrebbe determinare una diminuzione dell’assegno e non la sua decadenza. Prima di procedere alla riduzione, comunque, il giudice tiene conto anche della sicurezza e della periodicità della prestazione, con l’obbiettivo di garantire stabilità al beneficiario.

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