Pensioni, al via i controlli Inps: rischio tagli dell’assegno, ecco per chi

Simone Micocci

24 Maggio 2023 - 10:04

Al via il controllo Inps sulle pensioni di reversibilità percepite nel 2020: a rischio tagli a partire dal mese di agosto.

Pensioni, al via i controlli Inps: rischio tagli dell’assegno, ecco per chi

Pensione di reversibilità a rischio per i pensionati appartenenti al regime pubblico, gli ex Inpdap, i quali in questi giorni sono oggetto di controllo da parte dell’Inps come annunciato con il messaggio n. 1710 del 2023.

Si tratta di un controllo incrociato che riguarderà i dati reddituali del pensionato riferiti agli anni 2019 e 2020, in quanto oggetto di verifica sarà la pensione di reversibilità percepita nel 2020. Non devono temere il controllo, quindi, coloro che in quel periodo non risultavano ancora percettori di pensione di reversibilità.

Ricordiamo, infatti, che pensione di vecchiaia (o anticipata) e pensione di reversibilità sono compatibili tra loro ma cumulabili solamente entro un certo limite: laddove il reddito del titolare della pensione di reversibilità dovesse essere superiore a 3 volte il trattamento minimo infatti, ne scatterà una decurtazione che nel peggiore dei casi potrebbe essere del 50%.

Cosa andrà a controllare quindi l’Inps? Semplicemente che la somma dei redditi percepiti dal pensionato tra il 2019 e il 2020 non sia superiore alle soglie allora previste: contrariamente andrà a tagliare l’importo della pensione di reversibilità percepita (laddove la decurtazione non fosse già stata effettuata), per poi recuperarne l’indebito nei prossimi mesi. Un’operazione che di fatto avviene ogni anno ma nel 2023 c’è una novità molto importante: per la prima volta, infatti, viene applicata la sentenza della Corte costituzionale n. 162 del 2022 con la quale la decurtazione della pensione viene limitata all’importo di maggiore reddito.

Limiti pensione di reversibilità

Ma andiamo con ordine e partiamo dai limiti per il cumulo della pensione di reversibilità con gli altri redditi. Nel dettaglio, la regola stabilisce che laddove gli altri redditi risultino superiori a 3 volte il trattamento minimo di pensione si applica un taglio che va dal 25% al 50%.

Nel dettaglio, la pensione di reversibilità viene tagliata del:

  • 25%, per redditi superiori a 3 volte (ma inferiori a 4) il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
  • 40%, per redditi superiori a 4 volte (ma inferiori a 5) il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
  • 50% per redditi superiori a 5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti.

Trattamento minimo che nel 2020 era pari a 6.695,91 euro: quindi, a rischiare il taglio sono coloro che avevano un reddito superiore a 20.087,73 euro.

Cosa è cambiato con la sentenza n. 162 del 30 giugno 2022 della Corte Costituzionale

Lo scorso anno la Corte Costituzionale ha modificato le regole per il cumulo tra pensione di reversibilità e altri redditi, ammettendo sì il taglio ma stabilendo che la decurtazione, laddove prevista, non può comunque superare l’ammontare complessivo dei redditi aggiuntivi.

Una regola che in alcuni casi potrebbe comportare delle decurtazioni inferiori rispetto a quelle fine a oggi applicate. E per i pensionati interessati sta per arrivare il momento di scoprirlo: come annunciato dall’Inps, infatti, nella fase di controllo appena avviata - che interesserà i pensionati ex dipendenti pubblici - verrà per la prima volta applicata la regola imposta dalla Corte.

I controlli Inps

Come annunciato con il messaggio 1710 del 2023, l’Inps sulla rata corrente del mese di maggio sta verificando le posizioni reddituali di quei pensionati ex Inpdap che nel 2020 risultavano titolari di pensione ai superstiti.

Come spiegato dall’Istituto, il controllo è stato effettuato sulla base dei redditi relativi alle dichiarazioni 730/Cu/Redditi 2020 (anno 2019), informazioni trasmesse dall’Agenzia delle Entrate, e del casellario centrale degli anni 2019 e 2020.

Chi rischia il taglio?

Laddove dal controllo ne dovesse risultare che la pensione di reversibilità è risultata superiore a quella spettante, l’Inps provvederà a recuperarne l’indebito effettuando trattenute sulla pensione a partire dal cedolino di agosto 2023.

Nel dettaglio, il recupero avverrà con trattenute mensili di un quinto dell’importo complessivo della pensione, calcolata al netto dell’Irpef, e per un massimo di 60 rate.

Prima di procedere con il recupero delle somme, comunque, l’Inps ne darà comunicazione al pensionato interessato, il quale avrà 30 giorni di tempo dalla notifica per contattare l’Istituto ed eventualmente contestare la decurtazione prevista producendo la documentazione utile all’eventuale rettifica della situazione accertata.

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