Pensioni, in arrivo l’assegno di garanzia: ecco per chi e perché è necessario

Ilena D’Errico

09/07/2023

In arrivo l’assegno di garanzia per le pensioni, ecco qual è la richiesta dei sindacati, per chi è previsto e perché è necessario l’assegno.

Pensioni, in arrivo l’assegno di garanzia: ecco per chi e perché è necessario

Il governo continua a confrontarsi con i sindacati per la riforma pensionistica, riprendendo la questione della pensione di garanzia. Accanto ai vari elementi da valutare in vista della Legge di Bilancio 2024 - anche piuttosto velocemente visto che Opzione donna, Quota 103 e l’Ape sociale scadranno alla fine dell’anno - l’assegno di garanzia che riguarda i giovani è tra le misure più importanti e sarà discusso già mercoledì 12 giugno.

La previdenza per i giovani lavoratori, facendo riferimento a tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il ‘96, è senza dubbio un tema piuttosto delicato. Sono già diversi anni che si cerca una soluzione per garantire ai lavoratori del pieno regime contributivo una pensione consona, a discapito del precariato e dei salari indecentemente bassi.

Assegno di garanzia in arrivo? Ecco per chi

L’assegno di garanzia a sostegno della pensione è rivolto ai lavoratori che sono stati assunti dopo il 1996, quando è entrata ufficialmente in vigore la riforma Dini sul calcolo pensionistico contributivo. Questa categoria di lavoratori è infatti estremamente penalizzata. Da un lato, il calcolo della loro pensione si basa integralmente sul sistema contributivo, escludendo la possibilità di beneficiare dell’integrazione minima, riservata ai pensionati con calcolo retributivo.

Se già questo aspetto può apparire limitante, le condizioni sono ancora più critiche se osservate alla luce della situazione lavorativa attuale. Il sistema di calcolo contributivo ai fini pensionistici, infatti, non sarebbe penalizzante in assoluto se parallelo a rapporti di lavoro stabili e remunerati adeguatamente.

Ciò purtroppo non corrisponde alla realtà, dilaniata dalle piaghe del precariato, tra contratti a tempo determinato e stipendi via via più bassi rispetto al passato. Le stime italiane a riguardo sono state nuovamente confermate dalla Corte dei conti nel recente Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica.

Perché è necessario l’assegno di garanzia

In un corposo documento da quasi 400 pagine, la Corte ha dedicato un attento approfondimento ai lavoratori quarantenni, con l’analisi di un campione pari a 56.000 lavoratori. In particolare, per analizzare la situazione dei lavoratori a cui si applica integralmente il regime contributivo, la Corte dei conti ha suddiviso il campione (poco meno di un nono rispetto al totale di assicurati) in 11 figure tipo, distinguendo tra dipendenti privati e pubblici, lavoratori autonomi, parasubordinati e coltivatori.

Il risultato è prevedibilmente allarmante: il 28% dei giovani lavoratori ha una retribuzione lorda inferiore a 28.000 euro, con gli evidenti risvolti negativi sui contributi accumulati negli anni. La suddivisione dei lavoratori ha però permesso anche di individuare le differenze, anche piuttosto nette, fra le varie categorie.

Il comparto sanitario e le forze armate sono in assoluto le categorie con la situazione più stabile, con una media rispettiva di 178.000 euro e 235.000 euro di montante contributivo. Il distacco con gli altri lavoratori non è di certo trascurabile, considerando che in 6 casi su 11 il montante – capitale contributivo accumulato ai fini pensionistici - non supera i 100.000 euro.

La situazione è notevolmente disomogenea, considerando che tra i coltivatori diretti – fra le condizioni peggiori – le retribuzioni medie sono comprese fra 11.000 e 12.000 euro, con un montante medio di appena 65.000 euro. Nemmeno gli attuali disoccupati se la passano bene, con un montante pari a 74.000 euro, seppur meglio dei parasubordinati (54.000 euro). Migliori le condizioni per i dipendenti privati, anche se il divario di genere è ancora sensibilmente elevato (117.000 euro delle lavoratrici contro i 138.000 degli uomini).

La richiesta dei sindacati è quindi di includere nel calcolo dell’assegno di garanzia anche i periodi di disoccupazione, bassa retribuzione e di formazione, al fine di “assicurare a tutti un assegno pensionistico dignitoso”.

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