Pensioni, Giorgia Meloni ha votato la legge Fornero: perché adesso può riformarla

Simone Micocci

27/09/2022

Nel 2011 Giorgia Meloni ha votato in favore della legge Fornero, ma oggi promette una nuova riforma. Vi spieghiamo perché non c’è alcuna contraddizione.

Pensioni, Giorgia Meloni ha votato la legge Fornero: perché adesso può riformarla

Giorgia Meloni oggi promette di rivedere le regole imposte dalla legge Fornero, ma pochi sanno che allora l’attuale leader di Fratelli d’Italia ha votato in favore della riforma.

Era il 2011, Mario Monti viene chiamato a Palazzo Chigi con il compito di risanare i conti del Paese dopo l’ultima esperienza di governo targata Silvio Berlusconi, dove Giorgia Meloni fu a capo del ministero - senza portafoglio - per la gioventù; come ci racconta Elsa Fornero, allora l’Italia era in una profonda crisi economica e c’era il rischio di “non avere sufficienti risorse per pagare le pensioni”, ed è per questo che in qualità di ministro del Lavoro fu chiamata urgentemente a intervenire.

Oggi, undici anni dopo, Elsa Fornero viene vista come l’unica colpevole di una riforma che ha inasprito di molto le regole su calcolo e acquisizione del diritto alla pensione, dimenticando che a votare in favore a quella legge furono molti politici famosi, ancora oggi sulla scena politica italiana. La stessa Giorgia Meloni si espresse favorevolmente a riguardo, dando il via libera all’approvazione della riforma Fornero.

Adesso la Meloni sembra valutare l’ipotesi di rivedere la riforma: d’altronde sono passati 11 anni e qualche correttivo, come tra l’altro ritiene la stessa Fornero, è possibile. Va detto, però, che le condizioni economiche, oggi come allora, non sono le migliori.

Giorgia Meloni ha votato in favore della legge Fornero

1 dicembre 2011, da lì a qualche giorno il Parlamento avrebbe dato il via libera alla riforma “di lacrime e sangue” pensata da Elsa Fornero per salvare il sistema pensionistico italiano.

Giorgia Meloni, ex ministro della gioventù nonché deputata per il Popolo delle Libertà, parlava così di Elsa Fornero (fonte Adnkronos):

Ho letto con soddisfazione le parole del neo ministro del welfare Elsa Fornero che ha annunciato che la riforma previdenziale che il governo si accinge a varare sarà ispirata al criterio di equità tra le generazioni. Si tratta di un importante riconoscimento al lavoro della Camera che pochi mesi fa ha approvato all’unanimità delle forze politiche, seppur ancora in prima lettura, il disegno di legge da me presentato che prevede l’introduzione del principio dell’equità fra le generazioni nell’articolo 31 della Costituzione.

Per poi aggiungere di “condividere le posizioni espresse dal ministro Fornero in tema di pensioni”, specialmente per la parte che ne rivede “le ingiustificabili disparità di trattamento tra i giovani e i loro padri”.

Non sappiamo se la riforma soddisfò o meno Giorgia Meloni, ma quel di cui siamo certi è che anch’essa firmò in favore della riforma. Chissà se lo fece perché ne condivideva i punti o semplicemente per senso di responsabilità verso il Paese e il suo partito, fatto sta che disse sì a quella che oggi è una delle riforme più dibattute dalla politica.

E di certo non fu la sola: a votarla furono - tra i tanti - anche Silvio Berlusconi, Mara Carfagna, Pier Luigi Bersani, Teresa Bellanova, Pier Ferdinando Casini e Massimo D’Alema.

Ma d’altronde, come spiegato dalla Fornero, era una scelta obbligata, presa per il bene del Paese visto che la situazione economica era molto difficile e senza quella riforma si rischiava di non avere sufficienti risorse per pagare le pensioni. Che poi alcuni aspetti potevano essere migliorati è ovvio, ma di questo ne è consapevole anche la Fornero.

Per questo motivo non è corretto demonizzare chi ha firmato in favore della legge Fornero, così come non è giusto dare la colpa di quella riforma solamente alla sua ideatrice: si trattò di un atto obbligato, tant’è che ha permesso di risparmiare più di 80 miliardi di euro negli ultimi 10 anni.

E i risparmi andranno avanti anche nei prossimi anni: come spiegato dalla Ragioneria di Stato, infatti, la curva - dopo il picco registrato nel 2020 - sta scendendo solamente adesso, con l’obiettivo dello 0,8% del Pil nel 2030. I risparmi si azzereranno poi nel 2045.

Perché Giorgia Meloni oggi potrebbe rivedere la legge Fornero

Nessuna riforma nasce perfetta”; a sostenerlo è Elsa Fornero quando le chiediamo se tornando indietro avrebbe approvato la stessa legge.

Ragion per cui oggi i tempi sembrano essere maturi per rivedere in parte l’impianto della riforma, senza però stravolgerne i principi alla base, uno su tutti il sistema di calcolo contributivo (che anche Mario Draghi ha blindato).

Ecco perché non c’è nulla di strano nella promessa di Fratelli d’Italia di rivedere la legge Fornero; anche perché da parte di Giorgia Meloni il tono utilizzato a riguardo è più mite rispetto a quello di Matteo Salvini, il quale invece spinge in favore di una vera e propria cancellazione partendo dall’introduzione di una Quota 41 per tutti.

In Fratelli d’Italia sono stati più attenti, invece, al fare proclami, come dimostra l’atteggiamento attendista di Maurizio Leo, responsabile economico per il partito di Giorgia Meloni:

Nel programma del centrodestra c’è il superamento della Legge Fornero, ma dovremmo valutare come farlo una volta al governo, quando potremo contare con mano le risorse a disposizione.

In FdI parlano di risorse, consapevoli che anche se i tempi sono migliori rispetto a quel lontano 2011 è ancora presto per rivederne completamente l’impianto. Sì a misure di flessibilità quindi - come tra l’altro sono l’Ape Sociale e Opzione Donna per le quali si spera in una proroga - ma escludendo voli pindarici. Anche perché le priorità, con una legge di Bilancio con poche risorse a disposizione e un caro energia che si sta per abbattere sull’inverno, le priorità del prossimo governo sembrano essere altre.

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