Pensioni: milioni di italiani hanno perso una mensilità, ecco perché

Antonio Cosenza

07/02/2020

Gravi danni per le pensioni a causa del blocco dell’indicizzazione: a milioni di pensionati è stato sottratto l’equivalente di una mensilità.

Pensioni: milioni di italiani hanno perso una mensilità, ecco perché

Pensioni, la UIL lancia l’allarme: negli ultimi anni migliaia di pensionati hanno percepito una mensilità in meno rispetto a quanto dovuto. Ma attenzione, non si tratta di un errore Inps sulle pensioni (come quello avvenuto nel mese di gennaio), bensì della conseguenza delle decisioni prese dagli ultimi Governi in merito alla rivalutazione delle pensioni.

Come noto ogni anno gli assegni previdenziali dovrebbero - come stabilito dal cosiddetto Bonus Poletti - essere rivalutati sulla base della variazione annua dell’indice dei prezzi sul paniere FOI (Famiglie di operai e impiegati). Tuttavia l’indicizzazione delle pensioni è da tempo oggetto di restrizione da parte del Governo: gli Esecutivi che si sono susseguiti in questi anni, infatti, hanno in più di un’occasione previsto un sistema meno vantaggioso per i pensionati riducendo il tasso di indicizzazione per gli assegni superiori ad un determinato importo.

Ad esempio, fino al 2021 è in vigore il sistema introdotto dal Governo Lega-M5S contestualmente alla riforma delle pensioni che ha visto l’introduzione di Quota 100, con il quale è prevista una rivalutazione piena solamente per gli assegni che non superano i 2.000€ mensili.

Questa, così come le riforme che si sono susseguite negli ultimi anni, hanno comportato non pochi svantaggi ai pensionati tant’è che - come messo in risalto da uno studio condotto dalla UIL - in molti stanno percependo meno di quanto gli sarebbe spettato. Nel dettaglio, se l’indicizzazione fosse stata applicata senza alcun blocco, questi avrebbero percepito un importo pari a quello di una mensilità.

Pensioni: quanto è stato perso dal blocco dell’indicizzazione

Più si avanti negli anni e più gli assegni di pensione stanno perdendo potere d’acquisto. La colpa è dei Governi che hanno deciso di fare cassa mettendo mano al sistema di indicizzazione degli assegni.

Se si vanno a considerare i blocchi operati negli ultimi 9 anni, infatti, ne risulta che su una pensione di circa 1.500,00€ lordi mensili non sono stati riconosciuti circa 74,03€ al mese. Moltiplicato su tredici mensilità l’anno ne risulta che al pensionato non sono stati riconosciuti più di 1.000,00€, poco meno di quanto spettante da cedolino. Peggio ancora è andato a chi ha una pensione di 1.900,00€ lordi mensili: più di 1.300,00€ l’anno in meno negli ultimi 9 anni, una situazione su cui i sindacati non sono più disposti a tacere.

E considerando che il blocco della rivalutazione, come anticipato, andrà avanti almeno fino al 2021, il potere d’acquisto continuerà a diminuire. Ecco perché oggi ha avuto luogo un incontro tra sindacati e Ministero del Lavoro con il quale si cercherà di trovare un accordo per il dopo 2021, quando - secondo le parti sociali - pensioni e variazioni dell’indice dei prezzi dovranno proseguire parallelamente.

Pensioni: come dovrebbe essere l’indicizzazione secondo i sindacati

Per evitare che quanto successo in questi anni si ripeta - ossia che i pensionati si trovino con l’equivalente di una mensilità di pensione in meno - secondo i sindacati bisogna rimettere mano al sistema di indicizzazione adeguando la pensione alla variazione dei prezzi senza limite alcuno.

A tal proposito il segretario della UIL - Domenico Proietti - ha anche chiesto di rivedere il parametro utilizzato per il calcolo della rivalutazione. Secondo questo, infatti, il paniere FOI non rispecchia le reali spese sostenute dalla fascia più anziana della popolazione e quindi non il parametro migliore da applicare in questo caso.

Un intervento è necessario il prima possibile anche se i “danni gravissimi e permanenti” arrecati a milioni di pensionati non si potranno recuperare (visto che bisognerebbe prevedere un meccanismo per restituire loro quanto sottratto in questi anni, progetto che allo stato attuale non sembra essere realizzabile).

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