Perché i curdi sono perseguitati? Storia del conflitto con la Turchia

Alessandro Cipolla

09/10/2019

Quello tra i curdi e la Turchia è un conflitto che va avanti da un secolo: ecco perché questo popolo è perseguitato, in passato anche da Iran e Iraq, e adesso potrebbe essere costretto a una guerra nel Nord della Siria.

Perché i curdi sono perseguitati? Storia del conflitto con la Turchia

Non sembrerebbe esserci pace per il popolo curdo, ora a rischio di una vera e propria guerra con la Turchia dopo la pilatesca decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane di stanza nel Nord della Siria.

Una sorta di destino che sembrerebbe ripetersi per i curdi, in lotta per il pieno riconoscimento di un proprio Stato in pratica dalla fine della Prima Guerra Mondiale quando si andò a sgretolare l’allora Impero Ottomano.

Da quel momento fino ai giorni nostri questo popolo ha subito persecuzioni atroci da parte di Iran, Iraq e Turchia, spesso come ritorsione alla guerriglia o agli attacchi terroristici da parte di alcune milizie curde spinte da rivalse indipendentiste.

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La storia del Kurdistan

L’altopiano del Kurdistan è una vasta zona (circa 550.000 chilometri quadrati) che si estende nel Medio Oriente incastonato tra il Nord della Siria e dell’Iraq, il confine occidentale dell’Iran, quello meridionale dell’Armenia e la parte orientale della Turchia.

Attualmente non esiste un vero e proprio Stato curdo, anche se le zone controllate in Iraq e in Siria godono di una certa autonomia specie dopo la caduta del sedicente Stato Islamico dell’Isis.

Sparpagliata in tutto il mondo, la popolazione totale curda viene stimata tra i 30 e i 45 milioni di cui circa la metà vive in Turchia dove è quasi il 20% della popolazione. Una discreta comunità è da anni presente anche in Italia.

Da sempre stanziati nella parte Nord della Mesopotamia e di religione prevalentemente sunnita, dal punto di vista politico dopo un periodo di emirati semi-indipendenti fin dal XVI° secolo il suo territorio è stato diviso tra l’Impero Ottomano e l’Iran dei Safavidi.

Dopo la Prima Guerra Mondiale dove l’Impero Ottomano ne uscì sconfitto, il Trattato di Sèvres prevedeva la creazione di uno Stato curdo ma il successivo Trattato di Losanna cancellò questa prerogativa.

Da quel momento i curdi sono costantemente in lotta affinché gli venga riconosciuto il diritto di poter dare vita un proprio Stato, subendo una forte repressione che ha costretto una parte di questo popolo a una sorta di diaspora lontano dalle proprie terre.

La persecuzione dei curdi

Da quando il Trattato di Losanna ha vanificato la speranza della nascita di un proprio Stato, il popolo curdo è in lotta per l’indipendenza con insurrezioni che si sono verificate nell’ultimo secolo in Iraq, Iran e in Turchia.

Violenta in questi tre paesi è stata la repressione nei loro confronti. In Iran tutt’ora la minoranza curda è oggetto di discriminazioni e in passato le donne sono state vittime di numerosi episodi di violenza sessuale.

In Iraq fin dal secondo dopoguerra sono state tante le attività partigiane da parte di diverse milizie curde, ma quando a Bagdad salì al potere Saddam Hussein la repressione si fece molto più sanguinosa.

Si stima che in Iraq durante le varie insurrezioni siano stati uccisi più di 100.000 curdi, con tanto di attacco con armi chimiche nel 1987 che poi è stato condannato come genocidio dalla Corte Internazionale dell’Aia.

Dopo la caduta di Saddam Hussein la situazione si è pacificata, tanto che la zona Nord dell’Iraq controllata dalle milizie curde gode di una certa indipendenza essendo state inserite nel nuovo sistema federale.

La guerra con la Turchia

In Turchia invece viste le tante discriminazioni subite, con tanto di proibizione dei cognomi curdi così da cercare di cancellare l’identità del popolo, negli anni ‘80 nacque il gruppo di ispirazione marxista PKK guidato da Abdullah “Apo” Öcalan che iniziò una lotta armata contro il governo centrale di Ankara.

Anche qui migliaia sono state le vittime su entrambi i fronti, visto che si stima che negli anni le azioni terroriste del PKK, che ufficialmente ha deposto le armi nel 2001, abbiano portato all’uccisione di 37.000 turchi.

Da questa tensione mai veramente risolta nascono i venti di guerra che attualmente spirano nel Nord della Siria, zona adesso controllata dalle milizie curde che sono state in prima linea nel combattere e sconfiggere il califfato dell’Isis.

Anche qui l’idea era quella di dare vita a una regione con ampia autonomia come già avviene in Iraq, prospettiva questa che però spaventa la Turchia che non vuole la creazione di una sorta di Stato curdo lungo i suoi confini orientali.

Durante la guerra al Daesh gli Stati Uniti sono stati alleati dei curdi, con la presenza di truppe americane nella zona controllate dalle milizie che finora ha sempre scongiurato l’eventualità di una azione militare da parte di Ankara che vuole creare una sorta di zona cuscinetto tra la Turchia e la Siria.

La decisione da parte di Donald Trump di spostare i militari Usa dal Nord della Siria è ora da intendersi come una sorta di disco verde a un attacco militare da parte della Turchia, che da tempo si è detta pronta a una nuova guerra con i curdi per debellare ogni possibile minaccia terroristica.

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