Perché l’Agenzia delle Entrate non può combattere l’evasione fiscale

Giorgia Bonamoneta

20/06/2021

In Italia l’evasione fiscale rimane elevata: oltre i 100 miliardi l’anno. La digitalizzazione ha aiutato nell’intercettazione dell’evasione, ma non abbastanza. Cosa frena l’Agenzia dell’Entrate?

Perché l’Agenzia delle Entrate non può combattere l’evasione fiscale

Evasione fiscale: Ernesto Maria Ruffini ha risposto alle domande sul Fisco del Corriere della Sera. Dall’intervista è emerso un interessante scontro tra riscossione delle tasse e privacy. Da una parte infatti appare evidente la necessità di riscuotere le tasse per avere tutti i servizi essenziali o di assistenza, ma dall’altra parte il cittadino ha diritto alla propria privacy digitale.

Sì, l’evasione fiscale è “un’indecenza da estirpare”, per usare le parole dello stesso Ruffini, ma non a discapito del diritto del cittadino. Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate ci sono dei segnali di miglioramento, ma la partita è impari. “Noi abbiamo risorse limitate, siamo 32.000, mentre le partite Iva sono 5 milioni”, ha detto a un’iniziativa della Fp-Cgil sul fisco.

In che modo, se non bucando il sistema della privacy, si può raggiungere un miglior risultato sulla riscossione delle tasse? Ernesto Maria Ruffini ha parlato di “cultura”, come la consapevolezza da parte del cittadino, dopo il difficile periodo affrontato con la pandemia, del bisogno di garantire e finanziare i servizi come quello sanitario e dell’educazione. Basterà?

Poche riscossioni: la colpa è solo della privacy?

La strada della digitalizzazione è quella giusta, lo dimostrano i dati relativi al tax gap, ovvero “la differenza tra le imposte che vengono effettivamente incassate dalle amministrazioni fiscali e quelle che si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento spontaneo alla legislazione esistente” (Giorgia Ariosto, Agi). All’iniziativa della Fp-Cgil sul fisco il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha spiegato come la digitalizzazione sta dando i suoi frutti, ma l’evasione fiscale “la stiamo scalfendo, non demolendo”. Si sta parlando di cifre elevate, ma non abbastanza rispetto all’evasione totale: dagli 88 miliardi di tax gap del 2011 a 79 miliardi del 2018.

Eppure l’idea di avere un servizio digitalizzato dovrebbe garantire un maggior controllo delle informazioni. Così non è e dalla parte del cittadino, compreso l’evasore, c’è il sistema di leggi che garantisce il diritto alla privacy. Nulla di più giusto, dice Ruffini, ma “se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage”.

La colpa della mancata riscossione delle tasse non è certo solo del sistema della privacy. La realtà è molto più complessa e il direttore dell’Agenzia delle Entrate ironizza sulla “giungla” di leggi che regolano il Fisco.

Nessuno può affermare di conoscere il sistema tributario nella sua interezza, proprio per la sua complessità. Tutti dobbiamo districarci in una giungla di leggi confusa e a volte incomprensibile. [...] Proprio per questo è necessaria una riforma condivisa a cui tutti possano offrire il proprio contributo.

Riforma fiscale: mettere mano alla giungla di norme

L’ultima riforma fiscale sostanziosa risale agli anni Settanta, a quella ideata da Cesare Cosciani. Nel corso del tempo, sono passati cinquant’anni, la semplicità di un’operazione che dovrebbe essere comune è stata sommersa da una valanga di leggi. La riforma fiscale quindi appare necessaria, non solo per far ripartire il Paese, ma soprattutto per creare un Paese migliore, che parta dall’ascolto dei cittadini, che ovviamente non si ritrovano nel sistema complesso delle tasse.

La riforma fiscale non dovrebbe prevedere il taglio della spesa pubblica, quanto il rintracciamento degli evasori. A partire da una semplificazione delle procedure. Per esempio Ruffini propone di dividere le tasse in pagamenti mensili, così da agevolare il cittadino nel pagamento di piccole somme. La proposta del prelievo mensile proviene anche dalle voci che hanno partecipato all’indagine conoscitiva della Commissione Finanze alla Camera, Luigi Marattin e Alberto Gusmeroli. Questa riforma s’ha da fare?

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