Quando è legale assumere un raccomandato?

Claudio Garau

20/10/2022

In quali casi fare una raccomandazione a favore di qualcuno viola la legge e quando invece non comporta conseguenze? Ecco cosa ricordare a riguardo, distinguendo tra settore pubblico e privato.

Quando è legale assumere un raccomandato?

Tutti abbiamo già sentito parlare delle raccomandazioni, ovvero di quelle azioni o condizioni in grado di favorire un soggetto, detto raccomandato, nel quadro di una procedura di valutazione o selezione. E ciò al di là di quelle che sono le finalità dell’iter stesso.

Ebbene, di seguito vogliamo rispondere alla seguente domanda: in quali casi, se vi sono, la raccomandazione può essere considerata legale e dunque non costituire fonte di qualche illecito o violazione di norma di legge? Come vedremo, la risposta non è affatto scontata, e ciò indipendentemente dalle valutazioni di ordine etico che sulla raccomandazione si possono, ed anzi si debbono fare.

Vedremo in particolare che, sul piano delle possibili conseguenze, c’è una netta differenza tra il contesto di lavoro privato e quello pubblico, per alcuni motivi che esporremo nel corso di questo articolo. I dettagli.

Che cos’è una raccomandazione? Ecco come identificarla con precisione

Prima di considerare se e quando la raccomandazione possa considerarsi legale, qualche cenno al contesto di riferimento appare doveroso. Chi sono i soggetti che partecipano ad un caso di raccomandazione? Ebbene, nella pratica della raccomandazione vi sono almeno tre soggetti:

  • il raccomandante, vale a dire la persona che, sfruttando il proprio status sociale e il proprio potere, esercita l’azione del raccomandare qualcuno;
  • Il raccomandatario, ovvero colui che riceve la raccomandazione e, perciò, la segnalazione del soggetto da favorire rispetto ad altri;
  • il raccomandato, cioè la persona che gode della raccomandazione e della posizione di vantaggio che ne deriva.

Perciò per essere tale, la raccomandazione deve coinvolgere un particolare soggetto, il citato raccomandante, che ha un’influenza chiave sull’iter di valutazione al di là dalle qualità del soggetto raccomandato. Peculiarità della raccomandazione è che condiziona le procedure di selezione inserendo un criterio di valutazione del candidato, al di fuori del quadro dei criteri logici e conformi alla legge. Ci riferiamo ovviamente a quelli del merito e della valutazione delle capacità e della preparazione effettive del singolo.

Come è ben noto, le procedure di valutazione o selezione solitamente alterate dalle raccomandazioni sono i concorsi pubblici per lavorare nella PA, le procedure di selezione del personale in ambito privato, ma anche i procedimenti di valutazione scolastica o di accesso a un corso di studi, gli esami dell’università o quelli di abilitazione professionale. In linea generale, ogni procedura in cui si valuta l’idoneità o la competenza di una persona in un certo ambito professionale o culturale può costituire terreno fertile per una possibile raccomandazione.

Raccomandazione nel settore privato: quali conseguenze?

Per quanto riguarda le assunzioni nel lavoro privato e la possibilità di una raccomandazione, partiamo da un dato di fondo: in questo ambito il datore di lavoro è libero di assumere o promuovere chi vuole. Si tratta infatti di scelte discrezionali del datore di lavoro, ovvero decisioni che non possono essere sindacate da nessuno, e nemmeno da un magistrato.

La raccomandazione, ovvero la ’spintarella’ di qualcuno di importante o che comunque può esercitare una qualche influenza sull’imprenditore desideroso di assumere, non rappresenta alcuna ipotesi di reato di per sé. Ad esempio può essere che una persona, prima di un colloquio di lavoro in un’azienda, si faccia “presentare” da un’altra persona piuttosto influente o conosciuta, senza che questo integri per forza una qualche violazione di legge.

Di per sé allora niente conseguenze per il privato cittadino che segnala una persona ad un’altra, domandandone di fatto l’assunzione nel settore privato. Infatti soltanto una seria minaccia o violenza anche psicologica - in quanto tali vietate dalla legge - potrebbero dare luogo ad un reato. Un caso tipico è quello del delinquente che sottoponga ad estorsione un imprenditore, per spingerlo ad assumere un proprio amico invece che un’altra persona.

Il caso del pubblico ufficiale che condiziona la scelta del datore di lavoro

In altre parole, se colui che raccomanda non vuole indurre il datore di lavoro ad assumere, facendo una semplice richiesta di presa in considerazione e lasciando il datore libero di scegliere, non siamo innanzi ad una raccomandazione illecita.

Tuttavia nel caso in cui si tratti di un pubblico ufficiale che si avvale della propria influenza per condizionare le scelte altrui, allora per quest’ultimo potrebbe emergere il reato di abuso d’ufficio. Pensiamo ad es. al funzionario di polizia che, onde far assumere il figlio in un’azienda, prometta di chiudere un occhio in ipotesi di controlli del Fisco.

Ma attenzione: il pubblico ufficiale non compie reato se, al di là e al di fuori delle sue funzioni, faccia una mera segnalazione o una richiesta di presa in considerazione, senza però far accennare a possibili conseguenze o a favori in ipotesi di adesione della raccomandazione. Si tratta delle situazioni in cui ci si limiti a dare un semplice consiglio, senza che però condizionare l’altrui volontà che rimane invece libera di decidere.

Raccomandazione nel settore privato e potenziale lesione dei diritti degli altri lavoratori

Attenzione però, perché il comportamento del datore di lavoro è espressamente vietato dalla legge, laddove miri a privilegiare una certa persona o più persone - ledendo i diritti degli altri lavoratori. Pensiamo ad esempio al caso dell’azienda che decide di trasferire o, peggio, licenziare un dipendente per far posto ad un altro, assumendolo o promovendolo.

Chiaro che in casi come questi il lavoratore o colui che partecipava in modo ’legale’ alla procedura di selezione, sarà libero di denunciare il comportamento scorretto del datore di lavoro rivolgendosi al giudice - ovviamente munito delle prove che attestino che il provvedimento del datore di lavoro è ingiustificato.

Si tratta di passaggi delicati: nel periodo anteriore al provvedimento del giudice, il lavoratore ingiustamente sfavorito dovrà comunque rispettare le direttive del datore di lavoro. Perciò solo dopo che il giudice avrà annullato il provvedimento aziendale, il lavoratore potrà tornare alla sua posizione originaria oppure potrà essere reintegrato a seguito del licenziamento ’causa raccomandazione’.

Raccomandazione nel settore pubblico: quali conseguenze?

Per quanto riguarda le regole sulle procedure di selezione nel settore della PA, il riferimento va ai concorsi ed alle istruzioni pubblicate in ogni singolo bando. Come in molti sapranno, al lavoro pubblico si può accedere o essere promossi esclusivamente con il superamento di un concorso pubblico. Ciò significa che è sempre possibile denunciare l’amministrazione laddove quest’ultima proceda ad assumere stabilmente qualcuno, senza aver anteriormente bandito un concorso.

Non solo, in ambito pubblico chiunque favorisca un’altra persona in un’assunzione o una promozione, falsando così l’iter di selezione compie un illecito sanzionabile, e ciò al di là che ciò si compia sotto l’altrui coercizione, influenza o semplice richiesta.

Perciò nel caso in cui il concorso pubblico sia stato bandito ma si scoprano elementi o prove che indicano che una o più persone sono state favorite da una raccomandazione, la legge dà la possibilità di fare un ricorso al Tar con l’assistenza dell’avvocato. Questo perché le scelte in fatto di nuove assunzioni debbono essere sempre improntate all’imparzialità e al buon andamento della Pubblica Amministrazione.

Raccomandazione o segnalazione? Facciamo chiarezza

Occorre a questo punto distinguere tra la raccomandazione vera e propria e i casi in cui un candidato, pur favorito da qualcuno, non può considerarsi raccomandato. Ebbene, vero è che la segnalazione è in ogni caso legittima e non viola alcuna regola di legge, quando chi la fa non aggiunge anche promesse di denaro, minacce, comportamenti coattivi, insinuazioni.

Il comportamento costituisce invece un illecito nei casi in cui all’accordo per favorire qualcuno è dato seguìto, senza applicare le procedure che dovrebbero tendere a premiare la meritocrazia.

Chiariamo questo punto: la segnalazione a favore di una certa persona, laddove ne siano state valutate precedentemente capacità e competenze, non costituisce raccomandazione. Pensiamo ad es. al caso della presentazione di un allievo, da parte di uno scienziato a un altro scienziato, allo scopo di consentire al giovane di proseguire con il secondo scienziato il percorso di ricerca già svolto in parte con il primo. In casi come questo, l’azione dello scienziato ’raccomandante’ non sorvola affatto sulle qualità e abilità del raccomandato, di cui invece ha chiara conoscenza grazie all’esperienza di ricerca del raccomandato.

Per capire se si è davvero di fronte ad una raccomandazione punita dalla legge, è necessario comprendere la natura dei rapporti tra i soggetti in gioco, e acclarare se la natura di detti rapporti è tale da immettere, nel processo di valutazione, criteri diversi da quelli del merito e della capacità della persona da assumere.

Il caso della lettera di referenze: è raccomandazione?

Infine, ancora diversa è l’ipotesi della lettera di referenza per un lavoratore. Le referenze dei dipendenti sono da ritenersi assolutamente conformi alla legge e contengono dati e informazioni in tema di capacità, carattere e formazione di un dipendente. In particolare, una lettera di referenze consiste in un documento scritto che un candidato alla ricerca di un nuovo impiego privato, domanda al suo ex datore di lavoro, dopo che il rapporto di lavoro si è concluso, pur in maniera positiva.

La lettera di referenze altro non è che un breve testo firmato con il quale l’ex capo spiega di che cosa si occupava il candidato nel periodo in cui ha lavorato nella sua azienda, dettagliando le qualità principali e i motivi per cui ha deciso di cambiare lavoro. Talvolta una buona lettera di referenze, combinata ad un efficace CV e lettera di presentazione, sono in grado di fare davvero la differenza e permettono di aumentare non di poco le chance di essere assunti.

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