Questo grande Paese straniero ha cancellato tutte le tasse (o quasi)

Ilena D’Errico

30/09/2023

Questo grande Paese straniero ha cancellato tutte le tasse, o quasi, ecco come e quali potrebbero essere le conseguenze.

Questo grande Paese straniero ha cancellato tutte le tasse (o quasi)

Si dice che l’erba del vicino sia sempre più verde, riferendosi alla tendenza a invidiare l’altro, spesso offuscati dall’apparenza. Probabilmente questo sarà il sentimento di buona parte degli italiani alla notizia che un grande Paese straniero ha cancellato quasi tutte le tasse.

Nello specifico, si tratta dell’Argentina, che ha abolito le imposte sui redditi della maggior parte dei lavoratori su decisione del ministro dell’Economia Sergio Massa, in corsa per le presidenziali. Un’iniziativa allettante e sicuramente più che interessante per i cittadini argentini, così come per gli italiani che apprendono la notizia. Di fatto, però, questa strategia è molto insidiosa e ha scatenato la preoccupazione del Fondo monetario.

L’Argentina ha cancellato quasi tutte le tasse

Il Parlamento di Buenos Aires ha approvato il disegno di legge proposto dal ministro Massa sulla cancellazione delle imposte sul reddito per il 99% dei lavoratori argentini. La misura, infatti, interessa tutti i lavoratori che percepiscono meno di 1,77 milioni di pesos al mese, poco più di 5.000 dollari (5.066 per la precisione, quasi 4.800 euro) che corrispondono a 15 volte l’assegno minimo federale.

Sono quindi circa 800.000 i cittadini argentini, tra lavoratori e pensionati, che saranno esentati dalle imposte sul reddito. Di conseguenza, le tasse sono limitate a una forbice molto stretta di cittadini ovvero coloro che producono redditi superiori a 5.000 dollari. Basti pensare che rientra in questa categoria soltanto l’1% dei lavoratori dipendenti.

Il via libera del Senato è arrivato pochi giorni fa, di preciso giovedì 28 settembre, con 38 voti a favore e 27 contrari e solo dopo lunghi dibattiti questo grande Paese ha cancellato le tasse sui redditi. Una misura anticipata dal ministro Massa l’11 settembre che ha dichiarato “Per me lo stipendio non è profitto ma remunerazione”.

Un’affermazione molto nobile – e che strappa facili consensi – ma che costerà al Paese fino allo 0,83% del Pil del 2024 (secondo le stime del Congresso di Buenos Aires).

Niente tasse per il 99% dei lavoratori, qual è il problema

Nella grave crisi economica che affligge il Paese la cancellazione delle tasse potrebbe far sospirare di sollievo i cittadini, ma soltanto finché non si inizia a pensare alle conseguenze e soprattutto al prezzo da pagare. Una contraddizione? Assolutamente no.

L’abolizione delle imposte sui redditi, a fronte di un guadagno netto maggiore per i lavoratori (e per i pensionati) andrà infatti sovraccaricare ulteriormente il debito pubblico, con le naturali conseguenza anche per i comuni cittadini. Per sostenere la misura serviranno infatti circa 5,7 miliardi di dollari secondo gli economisti, di cui una parte sarà ottenuta stampando moneta.

Ma nulla è privo di costi e questa strategia non farà altro che aumentare l’inflazione già alle stelle, diminuendo ulteriormente il potere di acquisto dei cittadini. Attualmente, infatti, l’indice dei prezzi al consumo dell’Argentina è fra i più alti di tutto il mondo. Nel mese di agosto l’aumento annuale ha superato il 124%, il massimo registrato dal Paese dalla crisi terminata nel 1991. Difatti, su base mensile il costo della vita è incrementato del 12,4%.

Dati destinati a peggiorare con le nuove misure, tra l’abolizione delle tasse e l’aumento delle pensioni e degli stipendi del comparto pubblico. Tutto fa parte della manovra fiscale del ministro Massa, in corsa per le elezioni presidenziali del 22 ottobre e accusato dallo sfidante Javier Milei (in testa nelle primarie di agosto e nei sondaggi) di voler “innescare l’iper-inflazione”.

Di fatto le conseguenze della manovra potrebbero minare gli aiuti del Fondo monetario internazionale, non consentendo al Paese di rientrare nel limite di deficit di debito pubblico concordato. Si valutano quindi possibili interventi compensativi, per promuovere gli obbiettivi del ministro Massa (e auspicati dalla popolazione) senza inficiare eccessivamente la ripresa.

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