“Reddito di cittadinanza a mille euro, zero Iva sui beni alimentari e revisione delle sanzioni alla Russia”: l’intervista a Luigi De Magistris (Unione popolare)

Giacomo Andreoli

14/09/2022

Italia al voto, le proposte economiche di Unione popolare in vista delle elezioni politiche. Sanzioni, stipendi, bollette, tasse e pensioni: l’intervista di Money.it a Luigi De Magistris.

“Reddito di cittadinanza a mille euro, zero Iva sui beni alimentari e revisione delle sanzioni alla Russia”: l’intervista a Luigi De Magistris (Unione popolare)

Adeguamento di salari e pensioni al costo della vita, modifiche al Reddito di cittadinanza, salario minimo a 10 euro l’ora, introduzione di un reddito domestico, abolizione della legge Fornero, azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità e revisione delle sanzioni alla Russia. Sono queste le proposte economiche lanciate in vista delle elezioni politiche dal leader di Unione popolare, Luigi De Magistris, intervistato da Money.it.

Secondo De Magistris chi ha governato finora è stato “inadeguato” nell’affrontare le emergenze economiche del Paese. Quindi lancia la “ricetta alternativa” di Unione popolare, a partire da un nuovo rapporto con Mosca, spingendo al “dialogo” con Vladimir Putin, con l’obiettivo di costruire una “proposta di pace italiana” e “scongiurare un peggioramento” della crisi energetica. Quanto alle coperture l’ex sindaco di Napoli cita: una più efficace lotta all’evasione, la riduzione delle spese militari, la tassazione al 90% delle società energetiche, la rinazionalizzazione di chi produce e vende gas e luce e un tetto massimo a 5mila euro per gli assegni pensionistici.

Qual è il primo intervento, quello che ritiene prioritario, che inserirebbe nella prossima legge di Bilancio?

Prima di tutto bisogna intervenire sul costo della vita in generale, che è il caro-bollette, ma anche l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse. Il quadro complessivo è preoccupante ed è addebitabile anche all’inadeguatezza di chi ha governato finora. Il primo intervento per scongiurare un peggioramento è mutare del tutto la politica estera del nostro Paese e spingere per aprire un canale di trattativa, compromesso e mediazione rispetto al conflitto in Ucraina. Poi bisogna tassare al 90% gli extraprofitti di chi ha guadagnato sulle speculazioni legate all’energia e non sulla libera concorrenza.

Come aiutare quindi famiglie e imprese ad affrontare i prossimi aumenti in bolletta? E come conciliare la necessità immediata di gas con la transizione ecologica?

Dobbiamo calmierare i costi a famiglie e imprese in modo urgente e per farlo recuperare risorse, vista l’emergenza, anche dalle rendite patrimoniali, immobiliari e finanziarie più elevate. Poi si può recuperare anche molto dalla lotta all’evasione, che oggi nel nostro Paese vale 90 miliardi di euro, che va collegata a un piano straordinario di assunzioni nella Pubblica amministrazione perché l’Agenzia delle Entrate ha un personale ridotto. Dobbiamo quindi ridurre le spese militari e rendere di nuovo pubblici tutti i beni comuni, a partire dall’energia elettrica e il gas, che devono tornare allo Stato. Questo sicuramente porterà benefici sui prezzi anche nel lungo periodo. Lo scostamento di bilancio di cui parla Salvini, invece, è un tema solo elettorale: il governo Draghi non credo lo farà. Chi verrà dopo il 25 settembre deve essere in grado di trovare le risorse a partire dalle aree che ho indicato, poi se non ci c’è altro modo e vanno tutelati i diritti, allora il nuovo debito diventa necessario, seppur sintomo di una sofferenza generale. Quanto alla transizione ecologica al momento siamo ai minimi termini: va usato il Pnrr per una svolta ambientalista seria e non usare l’emergenza di oggi per riproporre le solite ricette velenose per gli ecosistemi naturali che hanno portato al cambiamento climatico. Per fare i rigassificatori non ci vogliono pochi mesi, per il nucleare anche di quarta generazione serve almeno un decennio, mentre si può da subito investire maggiormente sulle rinnovabili. Poi certo, nel breve periodo non possiamo fare a meno del gas russo e per questo serve una nuova stagione di dialogo assieme a una ancor maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Il metano liquido (Gnl), però, oggi lo paghiamo cinque volte in più rispetto a quanto paghiamo quello russo.

A proposito di politica estera: volete smettere di inviare armi in Ucraina e superare la Nato, non aumentando e anzi riducendo le spese militari. Quanto alle sanzioni alla Russia pensate stiano funzionando o danneggiano troppo la nostra economia? Insomma: bisogna continuare a infliggerle o smettere?

Bisogna riprendere la via diplomatica con la Russia, per impedire un peggioramento della situazione bellica e di conflitto economico con l’Occidente. Se dovesse arrivare la totale interruzione del gas russo non so come potremmo reggere dal punto di vista imprenditoriale e familiare: non siamo attrezzati e non abbiamo nemmeno un piano di razionamento paragonabile a quelli europei. L’Ue deve essere più autorevole e forte, amica degli Stati Uniti, ma non subalterna com’è in questo momento. Le sanzioni sulla carta sono uno strumento efficace sulla carta, ma oramai è sotto gli occhi di tutti che non hanno fatto finire la guerra o far cadere il governo di Putin. Le sanzioni stanno fiaccando più i popoli, ma oltre a quello russo anche quelli europei, tra cui noi italiani: stiamo pagando un prezzo molto alto. Per questo siamo per rivedere tutta la strategia, comprese le sanzioni, con una proposta di pace italiana di alto livello.

Un’altra emergenza è quella dei salari stagnanti a fronte della crescente inflazione. Come pensate di affrontarla? E quanti miliardi mettere su un possibile taglio al cuneo fiscale?

La priorità è mettere al livello del costo della vita gli stipendi e le pensioni, quindi introdurre la cosiddetta ’scala mobile’. Poi è necessario il salario minimo a 10 euro l’ora, altrimenti anche chi lavora è spesso povero. Poi servono misure di sostegno alle imprese tanto nazionali, come il taglio al cuneo fiscale su cui si possono mettere diversi miliardi, quanto locali. Avendo io fatto il sindaco vi dico: si possono fare misure sulla tassazione per chi produce e fa piccola-media impresa, artigianato e commercio anche nelle singole città. A Napoli nei confronti di chi assumeva con contratti stabili facevamo esonero totale dall’occupazione di terreno pubblico e riduzione della tassa sui rifiuti.

A differenza di molti altri partiti candidati a queste elezioni volete un ruolo dello Stato decisamente più forte in economia. Davvero pensate che sia utile per una crescita stabile e duratura del Paese?

La nostra è una ricetta alternativa a quella degli altri partiti. Dall’Europa all’Italia bisogna fare più spesa pubblica per ripristinare i diritti smantellati o fiaccati negli ultimi anni. Poi bisogna interrompere il circolo vizioso tra pubblico e privato di cui beneficiano i cosiddetti ’prenditori’: chi non fa impresa, ma prende soldi e li usa per fare profitto e non sviluppo, non creando lavoro. Lo Stato deve sostenere la piccola e media impresa italiana, così come tutto il settore culturale. I finanziamenti pubblici quindi possono andare a start up o imprese in difficoltà, non a chi i soldi non li usa per investire sul territorio. Uno Stato forte, poi, deve creare infrastrutture e migliorare l’amministrazione della giustizia, contemporaneamente combattendo meglio il crimine organizzato (sul cui tema registro un silenzio diffuso nella maggior parte degli altri partiti). Tutto questo porta maggiore fiducia e più investimenti dall’estero. Quindi c’è la nazionalizzazione dei beni comuni, che va fatta per una questione strategica e di giustizia sociale. Infine dico: uno Stato più forte controlla meglio che il denaro pubblico del Pnrr non finisca nelle tasche della mafia, questo è uno scenario che mi preoccupa e che dobbiamo evitare a tutti i costi.

Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta aveva preparato un piano straordinario per abbassare o azzerare l’Iva sui beni di prima necessità, poi saltato con la caduta del governo Draghi. Voi siete d’accordo?

Siamo assolutamente d’accordo, per un tempo limitato è sacrosanto azzerare l’Iva sui beni di vita e prima necessità, su cui c’è un aumento dei prezzi pericolosi. Ho visto persone di classe media fare selezione attentissima dei beni di prima necessità al supermercato per difficoltà di bilancio familiare, non mi era mai capitato prima.

Capitolo pensioni: come superare la legge Fornero a fine anno? E quanti miliardi pensate di risparmiare con la vostra proposta del tetto massimo a 5mila euro agli assegni pensionistici?

La nostra visione sulle pensioni punta a ripristinare una filiera di diritti negati, partendo dalla cancellazione definitiva della legge Fornero. Poi c’è tutto il capitolo del ripristino dell’articolo 18, le modifiche al Jobs Act e la Buona Scuola e la riduzione degli orari di lavoro. Ma tornando alle pensioni: non si può tirare la corda all’infinito. Le persone devono poter uscire dal lavoro a 60 anni o con 35 anni di contributi, con un tetto massimo alle pensioni alte che pesano molto sulla spesa pensionistica.

Proponete anche di aumentare l’assegno del Reddito di cittadinanza, ma con quali soldi? E come rivedere la parte sulle politiche attive per il lavoro?

Il Reddito di cittadinanza va rivisto attingendo dalle risorse di cui ho parlato. La rimodulazione dovrebbe partire dalla base personale e non più solo su quella familiare. Dobbiamo portare il Reddito a 1000 euro al mese, innalzando la soglia di accesso Isee da 9360 a 12.000 euro. Contemporaneamente dobbiamo rafforzare i controlli, che sono pochi, e cambiare la logica generale: intensificando le politiche attive del lavoro questo strumento deve diventare un reddito di povertà temporaneo. Troppe poche persone vedono revocato il Reddito perché vengono chiamate con un’offerta di lavoro. Dobbiamo evitare un contatto discriminatorio e conflittuale tra chi prende il Reddito di cittadinanza e chi prende un salario indecente a fronte di orari di lavoro anche lunghi. I centri per l’impiego e in navigator non hanno funzionato: dobbiamo rivedere il modo in cui i percettori entrano in contatto con le imprese. Poi il sussidio va affiancato con un reddito domestico, per garantire dignità ad ogni persona.

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