Regno Unito: al via l’app per tracciare i contagi da coronavirus

Marco Ciotola

07/05/2020

Il governo britannico ha lanciato la fase di test per l’app sviluppata dal National Health Service che traccia i contagi da coronavirus

Regno Unito: al via l’app per tracciare i contagi da coronavirus

Nel Regno Unito sta per prendere il via la fase di test dell’applicazione che traccia i contagi da coronavirus. Esattamente come la versione italiana Immuni, l’app utilizzerà la tecnologia bluetooth per registrare i movimenti dei cittadini britannici, avvisandoli qualora dovesse riscontrare una vicinanza a qualcuno che si è rivelato positivo al virus.

L’app, sviluppata dall’unità tecnologica digitale del National Health Service (NHS), caricherà anche le informazioni in un database centrale, al fine di aiutare il sistema sanitario a studiare il comportamento del virus.

A differenza della Germania, il Regno Unito ha scelto di non utilizzare la tecnologia sviluppata da Google e Apple per archiviare i dati solo localmente su singoli dispositivi. Al contrario, i dati dell’utente anonimo verranno crittografati e archiviati dall’autorità sanitaria, in conformità con le norme sulla privacy vigenti in UK.

Per il momento, il test riguarderà la sola contea dell’Isola di Wight, e l’esecutivo britannico spera che almeno la metà delle 80.000 famiglie residenti scaricheranno l’app, come dichiarato dal ministro Michael Gove.

Regno Unito: al via l’app per tracciare i contagi da coronavirus

Dall’esecutivo UK hanno precisato che un eventuale esito positivo della fase di test darà il via a un’implementazione dell’app in tutto il Paese già entro la fine di maggio.

Secondo Christophe Fraser, esperto di malattie infettive dell’Università di Oxford che collabora allo sviluppo dell’applicazione, si tratta di una tecnologia di tracciamento che può rivelarsi molto efficace nell’arginare contagi di massa.

Se le persone vengono avvisate del rischio di essere state esposte al virus, possono prendere provvedimenti per impedire ulteriori contagi. Proprio come l’italiana Immuni, per essere davvero efficace nel contrastare il virus almeno il 60% della popolazione dovrebbe scaricarla e utilizzarla.

Oltre all’app, il governo britannico ha comunicato l’intenzione di assumere 18.000 rilevatori di contatti nelle prossime settimane, nell’ambito del più ampio sforzo di esecutivo e sistema sanitario di tracciare del virus una volta allentato il lockdown.
I tracker sono veri e propri impiegati che registreranno dove la persona è stata contagiata e con chi è entrata in contatto dopo la positività al virus.

Proprio come in Italia, l’app è stata molto criticata sul fronte della privacy.
Tuttavia per Matthew Gould, alla guida dello sviluppo dell’app per il Servizio sanitario nazionale, ha dichiarato, di fronte a una commissione parlamentare del Regno Unito, che centralizzando i dati le autorità sanitarie possono ottenere informazioni importanti, ad esempio quali sintomi hanno maggiori probabilità di portare a una diagnosi positiva e se c’è una differenza nel contagio a seconda del tempo che trascorre dal momento in cui viene contratto il virus ai primi sintomi:

“Se la privacy fosse l’unico elemento a cui badare in questa situazione, allora un approccio decentralizzato dovrebbe effettivamente essere la scelta predefinita; ma in questo caso un approccio centralizzato ci offre il potenziale, anche quando non otteniamo dati personali, di ottenere alcune indicazioni fondamentali per avere una visione approfondita del virus che ci aiuterà molto”.

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