Rimborso 730, ecco cosa puoi fare se l’azienda non vuole anticiparlo

Simone Micocci

15 Maggio 2024 - 17:46

Novità per la dichiarazione dei redditi con modello 730/2024: si può presentare anche senza sostituto d’imposta. Ecco a chi conviene.

Rimborso 730, ecco cosa puoi fare se l’azienda non vuole anticiparlo

Con il modello 730/2024 ci sono importanti novità che vanno in soccorso di quei lavoratori impiegati in aziende che solitamente sono solite opporsi al pagamento anticipato in busta paga dell’eventuale rimborso Irpef risultato dalla dichiarazione dei redditi.

A differenza di quanto previsto lo scorso anno, nel 2024 si può non indicare il sostituto d’imposta nel modello 730 anche se presente, in modo che dell’eventuale rimborso se ne occupi direttamente l’Agenzia delle Entrate. Sicuramente ci vorrà più tempo per riceverlo, ma perlomeno si evita lo scontro con il datore di lavoro.

Nonostante ciò va sottolineato che laddove il dipendente dovesse scegliere di indicare l’azienda come sostituto d’imposta, il datore di lavoro non può rifiutare di farsi carico delle operazioni di conguaglio. Sarà questo, quindi, a dover trattenere un eventuale debito dalla busta paga, oppure ad anticipare l’importo del rimborso laddove dalla dichiarazione dei redditi ne dovesse risultare un credito in favore del contribuente.

In caso contrario esistono diverse tutele per il lavoratore che indica il datore di lavoro come sostituto d’imposta e non riceve il rimborso, oltre appunto alla novità del 2024 che consente di aggirare completamente l’ostacolo rivolgendosi all’Agenzia delle Entrate.

730 con o senza sostituto d’imposta

Da quando sarà possibile inviare il modello 730/2024, quindi dal prossimo 20 maggio, il contribuente lavoratore dipendente potrà decidere se indicare o meno il datore di lavoro come sostituto d’imposta, opzione non ufficialmente consentita negli anni scorsi.

Nel prendere la decisione bisogna considerare che con il sostituto d’imposta l’eventuale rimborso può arrivare già nella busta paga di luglio in quanto anticipato dall’azienda. In questo caso, però, è opportuno accertarsi che l’azienda sia disposta a pagarlo e abbia sufficiente capienza per farlo: altrimenti, piuttosto che arrivare allo scontro (più o meno lungo a seconda dei casi) si può propendere per la dichiarazione senza sostituto, con il rimborso che viene pagato dall’Agenzia delle Entrate nel mese di dicembre.

Datore di lavoro obbligato ad anticipare il rimborso Irpef?

Come anticipato, nel caso in cui il lavoratore preferisse, specialmente per la tempistica più favorevole, indicare comunque il datore di lavoro come sostituto d’imposta, questo sarà obbligato ad anticipare l’eventuale rimborso in busta paga per poi recuperare le somme anticipate successivamente, in sede di liquidazione del modello F24 relativo al mese successivo a quello in cui ha provveduto con il rimborso. L’azienda, dunque, recupererà quanto rimborsato dalle ritenute fiscali dovute per tutti i dipendenti.

Nel dettaglio, nel modello F24 inserisce dei codici tributo a credito che vanno ad abbassare, con la possibilità di azzerare, le ritenute a titolo di Irpef effettuate sui compensi di competenza del mese successivo a quello a cui riferisce l’anticipo del rimborso.

Potrebbe succedere, però, che il datore di lavoro sia incapiente, ossia che l’ammontare dei rimborsi da riconoscere sia superiore a tutte le ritenute Irpef dovute (addizionali comprese).

Fate attenzione ai datori di lavoro incapienti

In caso d’incapienza il datore di lavoro può corrispondere un rimborso in misura inferiore, riconoscendo poi il residuo nei mesi successivi. A una condizione: qualora debbano essere riconosciuti più rimborsi in quanto c’è più di un dipendente a credito, il datore di lavoro incapiente deve comunque procedere all’anticipo del rimborso in percentuale uguale per tutti i dipendenti.

E laddove non dovesse esserci la possibilità di anticipare tutto il rimborso nel corso dell’anno di riferimento, eventuali somme residue non si perdono. Vanno indicate nella Certificazione Unica dell’anno successivo con il dipendente che a questo punto potrà:

  • recuperare il rimborso non ancora effettuato dalla successiva dichiarazione dei redditi;
  • chiedere all’Agenzia delle Entrate di procedere con il rimborso. L’istanza andrà consegnata all’Ufficio locale competente, meglio se in allegato con una dichiarazione del datore di lavoro con il quale viene confermata l’incapienza dello stesso e l’importo ancora dovuto. Ci sono 48 mesi di tempo per presentare questa richiesta.

Cosa fare se il datore di lavoro non paga il rimborso?

Salvo il caso di documentata incapienza, il datore di lavoro non può opporsi in alcun modo alla richiesta dei propri dipendenti che intendono ricevere il rimborso Irpef.

Il dipendente ha quindi di fronte a sé diverse possibilità per far valere il proprio diritto: ad esempio rivolgendosi a un sindacato o a un avvocato, i quali dopo un primo tentativo di conciliazione sapranno come procedere. Un percorso che tuttavia potrebbe essere di lunga risoluzione, con il rischio che il rimborso arrivi persino più tardi rispetto al caso in cui fosse stato pagato, in assenza di sostituto d’imposta, direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Ecco perché prima di compilare la dichiarazione dei redditi consigliamo di indagare sulla disponibilità dell’azienda ad anticipare il 730: alla luce della nuova possibilità data al contribuente, in caso di rifiuto (per quanto illegittimo) potrebbe convenire la strada del 730/2024 senza sostituto.

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