Social Bond: ecco perché il coronavirus è una buona notizia per il settore

Anna Maria Ciardullo

23/06/2020

Il mercato dei Social Bond sta vivendo un momento di rapida crescita, accelerato dagli effetti del coronavirus. Ecco perché.

Social Bond: ecco perché il coronavirus è una buona notizia per il settore

I Social Bond stanno vivendo un momento di grande crescita, soprattutto a seguito dell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus.

Conosciuti anche come Social Impact Bond sono uno strumento finanziario utilizzato principalmente dal settore pubblico per ottenere finanziamenti privati, finalizzati al raggiungimento di uno scopo che abbia valenza sociale, ad esempio portato avanti da associazioni no profit.

A livello globale, complice il coronavirus, i mercati dei capitali hanno aumentato il ricorso ai Social Bond, comparto che ha vissuto una rapida crescita, portando gli analisti a ipotizzare che in futuro questi ultimi occuperanno un ruolo sempre di maggior rilievo nel settore finanziario.

Social Bond e coronavirus

Secondo una ricerca di S&P Global Ratings, quest’anno l’emissione di Social Bond è quadruplicata, soprattutto a causa delle problematiche legate all’emergenza sanitaria, che hanno messo in ginocchio quasi tutti i settori, dall’imprenditoria alla sanità.

Morgan Stanley afferma che solo nell’aprile 2020 sono stati emessi oltre 32 miliardi di dollari di obbligazioni sociali e di sostenibilità, poiché gli effetti del coronavirus ne hanno accelerato l’uso sia da parte di soggetti pubblici sia da parte di privati. La crisi sta spingendo anche le imprese a destinare maggiori risorse nelle politiche sociali.

Si tratta di livelli record per il settore, che per la prima volta ha superato i volumi dei Green Bond, e ciò dimostra che la pandemia ha intensificato l’attenzione di emittenti e investitori nei confronti della finanza sostenibile, alleata ideale per combinare due esigenze oggi molto attuali: profitto e sostegno di mercati, settori e segmenti di popolazione in difficoltà.

I Social Bond sono infatti una forma di debito che permette agli investitori di contribuire a raccogliere fondi per progetti a valenza sociale, ma che forniscono anche un ritorno dell’investimento. Tra gli esempi di utilizzo si annoverano progetti a beneficio dell’ambiente, per migliorare la sicurezza alimentare, l’accesso all’istruzione, l’assistenza sanitaria e così via.

Un mercato in crescita esponenziale

Anche se i Social Bond rappresentano solo una piccola parte del mercato multimiliardario del debito sostenibile globale, la loro popolarità sta crescendo in tutto il mondo.

Anche nel nostro Paese, dove negli ultimi anni sono stati per lo più appannaggio di poche Banche, nell’ambito dell’emissione di obbligazioni ordinarie dove una parte del profitto viene destinata al no profit in cambio di un ritorno d’immagine positivo, le cose stanno cambiando. Ad esempio, Cassa Depositi e Prestiti a marzo scorso ha emesso un Social Bond del valore di 750 milioni di euro, destinato a progetti con focus sulla sostenibilità.

Le conseguenze dell’emergenza sanitaria legata alla COVID-19, come l’aumento della disoccupazione in tutto il mondo, l’aumento dei tassi di mortalità e la tensione dei sistemi sanitari, così come l’indebolimento delle condizioni di credito, secondo S&P rappresentano la chiave di volta per i Social Bond, che emergeranno come il segmento in più rapida crescita del mercato del debito sostenibile nel 2020. Questa previsione si pone in netto contrasto con il resto del mercato globale del reddito fisso, dove S&P prevede invece che quest’anno i volumi di emissione diminuiranno del 9%.

S&P ha sottolineato infine che misurare l’impatto e il rendimento di un investimento in obbligazioni sociali rimane una sfida, data la limitata trasparenza e la rendicontazione standardizzata all’interno di un settore ancora emergente, aggravata dal fatto che i benefici sono più di natura qualitativa che quantitativa.

I presupposti per una crescita sana del settore e un consolidamento della fiducia da parte degli investitori, dipendono da un aumento della trasparenza e da una regolamentazione più stringente delle pratiche di reporting.

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