Spotify licenzierà ancora per ridurre i costi e aumentare l’efficienza produttiva. Proseguono, quindi, le riduzioni del personale dei colossi tech. Intanto, le azioni del gigante musicale aumentano.
Spotify, colosso svedese dello streaming musicale, ha deciso di licenziare il 17% della sua forza lavoro.
La scelta si tradurrà nella eliminazione di 1.500 posti e rientra nelle misure strategiche di riduzione dei costi dell’azienda in un contesto di rallentamento dell’economia. L’annuncio del Ceo Daniel Ek è stato descritto come una mossa “difficile” ma necessaria per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di espansione globale del business e il target di un miliardo di utenti entro il 2030.
Le azioni di Spotify Technology SA sono aumentate fino al 2,5% nelle negoziazioni pre-mercato dopo la diffusione della notizia dei licenziamenti.
La decisione del gigante musicale si inserisce nella tendenza ormai diffusa di riduzione del personale nel settore tecnologico. Le Big Tech come Meta, Microsoft, Amazon, Alphabet, Yahoo, LinkedIn e il gruppo di telecomunicazioni britannico BT hanno finora annunciano significativi tagli ai posti di lavoro.
Spotify licenzierà il 17% del personale. Quale strategia per il colosso?
Spotify ha dichiarato lunedì 4 dicembre che licenzierà circa 1.500 dipendenti, ovvero il 17% del suo organico, per ridurre i costi, dopo aver licenziato già 600 dipendenti a gennaio e altri 200 a giugno.
In un’e-mail inviata allo staff, il Ceo Ek ha affermato che l’azienda sta intraprendendo “azioni sostanziali per ridimensionare i costi” e ha aggiunto che la società ha assunto troppi dipendenti negli anni 2020 e 2021, quando il capitale era poco costoso e le aziende tecnologiche avevano somme significative a disposizione per l’espansione dell’organico.
Spotify ha investito più di un miliardo di dollari per sviluppare la propria attività di podcast, ingaggiare celebrità come Kim Kardashian, il principe Harry e Meghan Markle e ampliare la propria presenza sul mercato nella maggior parte dei Paesi del mondo nel tentativo di raggiungere un miliardo di utenti entro il 2030.
Attualmente conta 601 milioni di utenti, rispetto ai 345 milioni della fine del 2020. Nel terzo trimestre la società ha registrato un profitto, aiutata dagli aumenti dei prezzi dei suoi servizi di streaming e dalla crescita degli abbonati in tutte le regioni.
Il Ceo Daniel Ek ha spiegato che una riduzione del personale di questa portata può sembrare eccessiva considerati il recente rapporto positivo sugli utili e la sua performance.
Tuttavia, ha osservato: “...la realtà è che gran parte di questa produzione era legata alla disponibilità di maggiori risorse. Secondo la maggior parte dei parametri, eravamo più produttivi ma meno efficienti. Dobbiamo essere entrambi. Anche se abbiamo lavorato per mitigare questa sfida e diventare più efficienti nel 2023, abbiamo ancora molta strada da fare prima di essere produttivi ed efficienti. ”.
Lunedì l’azienda inizierà a informare i dipendenti interessati al licenziamento, che riceveranno circa cinque mesi di indennità di fine rapporto, ferie e copertura sanitaria.
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