Stop alla carne sintetica, il governo Meloni prepara multe fino a 60mila euro: può davvero fermare il cibo in provetta?

Giacomo Andreoli

28/03/2023

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha preparato un disegno di legge per fermare il cibo in provetta: la carne sintetica e gli altri prodotti potrebbero essere vietati in Italia.

Stop alla carne sintetica, il governo Meloni prepara multe fino a 60mila euro: può davvero fermare il cibo in provetta?

Il governo Meloni fa muro contro l’Unione europea sul cibo sintetico. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha infatti preparato un disegno di legge per fermare il cibo in provetta: la carne sintetica e gli altri prodotti presto potrebbero essere quindi vietati in tutta Italia.

Solo un mese fa Stefan De Keersmaecker, portavoce della Commissione Ue, aveva annunciato il possibile via libera al cibo prodotto in laboratorio, purché rispetti gli standard nutrizionali dell’Unione. In questo modo, così, il governo italiano si mette apertamente contro l’esecutivo guidato da Ursula Von der Leyen, ricevendo però il plauso di Coldiretti e di alcune associazioni di agricoltori del nostro Paese.

Carne sintetica, cosa vuole fare il governo Meloni

Secondo l’ultima bozza in circolazione la proposta di legge di Lollobrigida, che verrà presentato oggi in Consiglio dei ministri, prevede lo stop in Italia alla produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici.

Nel testo vengono vietati alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati per l’impiego nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi. Viene quindi vietata la vendita, ma anche l’importazione e la produzione per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare.

Infine, per rendere effettivo il divieto, saranno previste sanzioni da 10mila fino a euro 60mila euro e la confisca dei prodotti.

Coldiretti contro il cibo sintetico: “Salviamo il Made in Italy”

Il piano del governo risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per “salvare” il Made in Italy a tavola dall’attacco delle multinazionali, sottoscritta anche dalla premier Giorgia Meloni.

Per questo si dice molto soddisfatto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di pollo creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della Good Meat - dice l’associazione in una nota - il rischio è che anche nell’Unione Europea già quest’anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di via libera. Dopo la carne la sperimentazione si è estesa al pesce e al latte, mettendo a rischio la naturalità degli alimenti più presenti nella dieta”.

Le bugie del cibo in provetta - aggiunge Prandini - confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che, con abili operazioni di marketing, puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

Cibo in provetta, davvero il governo Meloni può fermarlo?

Contraria alla decisione è +Europa. “Nuovo giorno, nuovo nemico, nuovo reato - attacca Giordano Masini, della direzione nazionale del partito - Invece di salutare una nuova potenziale opportunità di sviluppo, che magari potrebbe far nascere nuove imprese e nuovi posti di lavoro, il governo si affretta a vietarla preventivamente, immaginando rischi per la salute che nessuno ha mai dimostrato”.

Il risultato - aggiunge - sarà che alla fine gli alimenti ottenuti mettendo in coltura cellule in laboratorio arriveranno comunque, dato che a valutare i rischi per la salute dei prodotti alimentari è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e non il governo italiano, e ad ammetterli nel mercato comune è l’Unione europea, ma a beneficiarne saranno i produttori di altri Paesi che nel frattempo potranno fare ricerca, sviluppare linee di produzione e sbocchi di mercato”.

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