Cop27, la strategia di Meloni per rendere la destra ”green”: cosa ha detto e cosa farà contro il cambiamento climatico

Giacomo Andreoli

8 Novembre 2022 - 15:51

Giorgia Meloni vuole dimostrare che anche la destra può essere attenta ai problemi ambientali, ma contemporaneamente vuole rendere gli investimenti green “compatibili” con lo sviluppo economico.

Cop27, la strategia di Meloni per rendere la destra ”green”: cosa ha detto e cosa farà contro il cambiamento climatico

“L’Italia farà la sua parte”. Questo è stato in sintesi il messaggio lanciato da Giorgia Meloni sul palco della Cop27, il summit Onu per la lotta ai cambiamenti climatici. La presidente del Consiglio, quindi, ha assicurato che sul clima il suo governo manterrà gli impegni internazionali presi in precedenza, anche se in patria non rinuncerà a fare scelte non proprio in linea con un ambientalismo integrale, per garantire la “sicurezza energetica. Lo dimostra la scelta di aumentare la trivellazione nel mar Adriatico, nel tentativo di accrescere la produzione nazionale di gas e dipendere meno, anche se in minima parte, dall’estero.

Secondo Meloni “l’Italia rimane profondamente impegnata nel percorrere il proprio cammino verso la decarbonizzazione”. Contemporaneamente l’esecutivo vuole “sviluppare la strategia di diversificazione energetica, in stretta collaborazione con diversi paesi africani”. In pratica, in continuità con il governo Draghi, svincolarsi il prima possibile dal gas russo e sostituirlo con un mix di fonti, sia rinnovabili che fossili, prediligendo però le prime per il medio-lungo periodo. Vediamo quindi qual è la strategia italiana nella lotta contro il climate change.

L’Italia mette in campo 840 milioni per l’ambiente

La numero uno del governo ha proseguito dicendo che il nostro Paese ha aumentato i contributi economici per l’ambiente. “Abbiamo almeno triplicato il nostro impegno finanziario a 1,4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni - ha spiegato - inclusi 840 milioni per il nuovo fondo per il clima italiano”. La misura era stata proposta dal governo Draghi a ottobre 2021 e prevede la gestione da parte di Cassa depositi e prestiti e la supervisione dei ministeri dell’Ambiente, degli Esteri e dell’Economia. Consiste in un fondo che finanzierà soggetti privati e pubblici nei paesi emergenti e in via di sviluppo, per aiutarli a raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi internazionali.

Meloni ha poi aggiungo che il nostro Paesesta bilanciando il suo sostegno finanziario tra le due priorità (mitigazione e adattamento al climate change n.d.r.): nel 2020 il 56% della nostra finanza climatica complessiva è andato a misure di adattamento, mentre il 44% alla mitigazione”.

La polemica con Russia e Cina

Per la presidente del Consiglio, in ogni caso, manca una strategia globale convincente, che non faccia rimanere indietro nessuno e che non faccia guadagnare con vantaggi competitivi grandi Paesi che si rifiutano di partecipare agli sforzi comuni (come Cina e Russia). Quindi concorda con l’Onu sull’urgenza di attuare gli interventi planetari decisi, a partire da quelli già stabiliti: ridurre del 55% le emissioni dannose entro il 2030 e neutralità climatica entro il 2050. Meloni ha rivendicato che l’Italia ha rafforzato la capacità di energia rinnovabile, con un incremento in vista, “in linea con gli obiettivi del Repower Eu”.

Gas, l’asse con la Germania per sbloccare nuove estrazioni

A margine dell’intervento a Cop27 Meloni ha poi avuto un colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Il fronte più caldo è quello del gas naturale liquefatto, con l’esportazione dei volumi per l’Europa destinati ad aumentare nel 2023. Eni sta facendo ulteriori esplorazioni anche in questo Paese e nel frattempo si lavora per trasformare l’Italia in un hub energetico europeo tramite nuovi gasdotti in questa parte del Mediterraneo (secondo fonti egiziane si è parlato di un possibile collegamento elettrico con l’Italia), oltre che per importare in futuro idrogeno verde proprio dall’Egitto.

L’idea di alcuni Paesi che partecipano al summit, come la Germania e l’Italia, è di rivedere solo qualche impegno, come quello per lo stop ai progetti fossili all’estero entro la fine dell’anno. Si potrebbe valutare insieme ai Paesi terzi che producono metano la possibilità di nuove estrazioni di gas, per dare all’Unione europea i flussi di energia di cui ha bisogno in questo momento di forte difficoltà sul fronte degli approvvigionamenti. Meloni, probabilmente, potrebbe convergere, nella speranza di aumentare la possibilità di avere gas, sia facendo crescere la produzione nazionale (con nuove trivelle nell’Adriatico), sia cercandone di nuovo all’estero.

Il piano sulle rinnovabili del governo Meloni

Anche con rigassificatori, stoccaggi e fornitori esteri, però, l’Italia deve puntare a essere il più indipendente possibile. Negli ultimi mesi, con il governo Draghi, l’Italia è il paese europeo che ha siglato i maggiori accordi per sostituire le forniture russe: 13 miliardi di metri cubi di gas all’anno entro il 2023 (contro i 2,6 della Germania).

Secondo il neo-ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, “occorre aumentare la produzione energetica nazionale, con tutte le tecnologie disponibili, a cominciare dalle rinnovabili, senza alcuna preclusione o tabù”. Il ministero, rinominato delle Imprese e del Made in Italy, potrà “intervenire in caso di inadempienze degli enti locali, ogni qual volta prevale l’interesse nazionale, con il pieno rispetto di tutti i vincoli ambientali, ma le autorizzazioni non possono restare inevase per anni”.

L’obiettivo ambizioso del governo Meloni è quello della “sovranità energetica”, ma prima europea e poi nazionale. Per Urso “si può spingere su diverse fonti: su fotovoltaico, solare ed eolico, ma anche geotermico. Possiamo migliorare nel campo idroelettrico, ammodernare gli impianti, intervenendo anche sulle concessioni per garantire investimenti adeguati”. Ancora non è chiaro se per farlo si punterà solo sul Pnrr o si metteranno a disposizione anche altri fondi nazionali.

Nucleare, cosa farà il governo Meloni?

Quanto al nucleare, invece, nonostante il pressing di Lega e Forza Italia, Meloni e Fratelli d’Italia in campagna elettorale sono rimasti cauti: va bene l’incentivo alla ricerca e l’attenzione per la tecnologia di quarta generazione in via di sviluppo, ma con realismo. Per avere le nuove centrali ci vorrebbero almeno dieci anni: una prospettiva che al momento è distante dai problemi urgenti e rischia di arrivare fuori tempo massimo rispetto alla transizione ecologica.

Il pericolo di una nuova dipendenza energetica

Secondo Luca Bergamaschi, co-fondatore e direttore esecutivo di Ecco, think tank italiano sul clima presente a Cop27 è positivo “l’impegno italiano sull’Africa sulla sicurezza energetica e rinnovabili, a condizione che ciò non leghi l’Italia e l’Africa a una nuova dipendenza dal gas”. Dipendenza che potrebbe vanificare gli sforzi per l’indipendenza da fornitori esteri e da troppe fonti fossili.

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