Investimenti pubblici: il Ministro Toninelli riafferma vincolo dell’analisi costi-benefici

Erasmo Venosi

26/07/2018

Plauso al Ministro Toninelli che finalmente dichiara che saranno ritenuti come atti ostili i provvedimenti che tendono a far aimentare il TAV.

Investimenti pubblici: il Ministro Toninelli riafferma vincolo dell’analisi costi-benefici

Finalmente! Un Ministro che rompe la concezione dei gruppi dirigenti che hanno devastato questo Stato riaffermando il vincolo dell’analisi costi benefici sugli investimenti pubblici.

Recupera non solo la concezione della qualità degli investimenti e della loro redditività sociale ma soprattutto l’efficacia di una spesa pubblica in conto capitale che si trasforma in spesa corrente senza l’importante certificazione che i benefici sociali eccedono i costi. Analisi previste dalla legge già nel 2011 e sistematicamente eliminate dalle ciurme di governo.

Le dichiarazioni del Ministro Toninelli

Il Ministro Toninelli ha dichiarato:

“Nessuno si azzardi a firmare l’avanzamento della TAV, lo considereremmo un atto ostile. È stato un enorme sperpero di denaro pubblico“.

Una dichiarazione coraggiosa, opportuna e di altissima valenza politica nel paese dove nessuna opera pubblica è stata mai sottoposta alla valutazione costi benefici. Diciamo di più. Il Ministro, con la dichiarata volontà di sottoporre ad analisi costi-benefici (ACB) soprattutto le opere di maggior rilievo, recupera letteralmente anche una situazione d’illegalità statale.

Infatti, il Dlgs 228 del 2011 obbligava i ministeri a svolgere le attività di valutazione, ex ante ed ex post, per le opere pubbliche e di pubblica utilità a valere sulle risorse scritte o nelle previsioni dei ministeri o oggetto di trasferimento dallo Stato ai soggetti attuatori. Addirittura anche per le opere pubbliche che implicano la concessione di garanzie da parte dello Stato.

L’attuazione del Dlgs 228 del 2011 è avvenuta con il Decreto Presidente Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2012. Nel caso specifico del progetto av Bs/Vr e Vr/Pd l’ACB chi avrebbe dovuto farla? Il ministero delle infrastrutture e a seguito del decreto Del Rio n 194 di giugno 2015 l’ufficio che fu di Incalza pomposamente rinominato “Nuova Struttura Tecnica di Missione“.

L’art 2 comma 1 lettera h) di questo decreto recita che questa “Struttura di Missione” provvede a:

“effettuare la valutazione del ritorno economico delle opere realizzate attraverso un’analisi costi benefici“.

Nessuna ACB è stata fatta dal Ministero delle Infrastrutture e quando i parlamentari criticano l’ACB o sono in mala fede o sono di un’ignoranza e irresponsabilità intollerabile. Un aggregato vario costituito da parlamentari, funzionari di partito, industriali, bottegai criticano l’ACB annunciata dal Ministro, dimostrando di essere i responsabili incoscienti di un aumento del debito pubblico a favore di gruppi economici spregiudicati.

In un precedente articolo li abbiamo classificati come i piranha del debito pubblico, aggiungiamo e dell’illegalità rivendicata. La procedura di sottoporre all’ACB attivata dal Ministro rompe finalmente la concezione dello spendere soldi pubblici a prescindere e pone il problema della qualità e degli effetti degli investimenti pubblici. Bisogna chiarire ai Piranha del debito pubblico che, gli investimenti pubblici possono rappresentare uno strumento per lo sviluppo economico a condizione che sia garantita la qualità e la loro redditività. Condizione rispettata solo verificando gli effetti positivi dell’investimento pubblico.

Diversamente le spese per investimenti assumono la stessa valenza della spesa corrente! Nessuna valutazione quindi, nessuna ACB pur prevista OBBLIGATORIAMENTE dalla LEGGE per le opere pubbliche gestite da società pubbliche. Legittimo quindi dedurre che la scelta dei progetti è orientata dalle lobby di vario genere e comunque senza ACB. Un passo enorme, una rivoluzione quella del Ministro Toninelli, considerato che fino ad oggi l’investimento pubblico può rivelarsi produttivo o improduttivo dopo, senza che nessuno prima di decidere abbia accertato la questione.

Questo in un Paese che ha un debito che eccede di un terzo la ricchezza prodotta in un anno! Scontato che sia i soggetti interessati (tondinari, cementieri, impiantisti, mallevadori) sia chi decide (ministeri, regioni, comuni) osteggiano l’ACB perché a costoro interessa unicamente che le risorse vengono intercettate dai loro settori e dai loro territori di competenza anche in presenza di valutazioni economiche, che Sig. Ministro, siano effettuati possibilmente da soggetti terzi.

Una certificazione a seguito di ACB che dimostra l’eccedenza dei benefici rispetto ai costi quindi la redditività sociale dell’investimento pagato con soldi pubblici è l’unica soluzione, per spendere bene i pochi soldi pubblici e, sia detto chiaramente, per battere o contenere gli atteggiamenti legati a pratiche di corruzione. Basta, basta che si possa accettare ancora una stazione come quella di Reggio Emilia progettata dall’archistar Santiago Calatrava e costruita per qualche fermata in mezzo alla campagna, o il progetto per la stazione di Firenze progettata da un altro archistar come Norman Foster.

L’ACB che il Ministro giustamente “pretende” concorre a rompere la concezione di un aumento delle dotazioni d’infrastrutture per rispondere a precisi interessi di lobby, sottostimando i costi e sovrastimando la domanda. Chiariremo in successivi articoli gli aspetti della domanda, le criticità del trasporto misto, le incompatibilità d’impianti tecnologici innovativi e altre questioni riferite ai territori e i rischi connessi.

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