Vaccino, serve un lockdown di almeno 4 settimane: rischio nuove varianti resistenti

Martino Grassi

15 Gennaio 2021 - 13:03

Per effettuare una campagna vaccinale davvero efficace è necessario attuare un lockdown di almeno 4 settimane per ridurre la possibilità che si creino varianti resistenti. È quanto ha affermato il professor Crisanti.

Vaccino, serve un lockdown di almeno 4 settimane: rischio nuove varianti resistenti

Affinché la campagna di vaccinazione sia veramente efficace è necessario attuare un lockdown di 3-4 settimane. Ad affermarlo è il professor Andrea Crisanti, ospite di Piazzapulita.

Il rischio infatti, secondo l’esperto, è quello che il virus possa mutare, dando vita a delle varianti resistenti al vaccino, proprio per questo motivo, una chiusura totale, permetterebbe di ridurre i contagi, e di conseguenza anche le possibilità di origine di nuovi ceppi.

Vaccino, serve un lockdown di un mese

“In una situazione di trasmissione, vaccinare a rilento è un azzardo biologico, inizia così il suo intervento il professor Crisanti, precisando che “più il virus si trasmette, più genera mutazioni. Si realizza la possibilità che alcune mutazioni siano resistenti al vaccino. Idealmente, bisognerebbe fare un lockdown, abbassare la trasmissione e vaccinare più gente possibile”. Attualmente la situazione resta critica in tutto il Paese, con una media giornaliera di circa 17.000 nuovi contagi.

Secondo l’esperto infatti “non è mai accaduto nella storia che si vaccini mentre c’è trasmissione”, proprio per questo motivo è necessario attuare delle scelte che possano ridurre il numero delle persone positive, evitando quindi che si possano generare delle nuove varianti resistenti ai vaccini: “Basterebbe un reset di 3-4 settimane e vaccinare più persone possibili”.

Crisanti si oppone anche a coloro che propongono di allungare i tempi tra la prima e la seconda somministrazione in modo tale da poter allargare quanto più possibile la platea delle persone che possono beneficiare dell’immunità data da una sola dose. Secondo il professore questa sarebbe una scelta “irresponsabile”. “Questi vaccini sono stati approvati perché una serie di esperimenti hanno dimostrato che inducono una risposta immunitaria a distanza di 20-30 giorni. Se cambiamo il protocollo, rendiamo inutile il processo di approvazione. Siamo alla follia totale”, conclude l’esperto.

Vaccinare i guariti è rischioso

Sulla questione vaccini si è espresso anche Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, secondo cui vaccinare le persone guarite potrebbe essere del tutto inutile, almeno fino a quando continua ad esserci l’immunità garantita dalla precedente infezione, “ma anche rischioso.

L’esperto infatti riporta alcune segnalazioni: “io non ho notizie dirette perché non ho avuto direttamente casi di questo tipo, però cominciano a esserci delle segnalazioni di qualche effetto collaterale in più.

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