Settore Edile: dal chicco alla casa, costruzioni sostenibili con Tiziana Monterisi di Ricehouse

Antonella Coppotelli

17/12/2020

Abbiamo molti impegni e doveri nei confronti dei giovani e di noi stessi: un primo grande patto da onorare è quello di impegnarci verso un rispetto più ossequioso dell’ambiente e costruire un’economia che non lo sfrutti ma che, al contempo, lo tuteli e valorizzi. Abbiamo solo 30 anni per realizzare il tutto.

All’interno del Green Deal europeo che da qui al 2050 si pone il traguardo generale che non non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra e che la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse, c’è un piano d’azione ben preciso volto a realizzare la sostenibilità economica dell’Europa. Un impegno molto importante per il nostro Pianeta che ogni anno vede anticipare sempre di più l’Overshoot Day e un depauperamento incessante delle risorse naturali.

Non dimentichiamo, tra l’altro, che è stata proposta una legge europea per il clima che trasformi questo impegno politico che tutti gli stati membri devono rispettare in un obbligo giuridico. Per centrare l’obiettivo tutti i settori che concorrono a formare l’economia sono stati chiamati a raccolta e a prendere provvedimenti, tra cui anche quello dell’edilizia che è investito principalmente a rispettare i seguenti punti:

  • garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici
  • sostenere l’industria nell’innovazione

Non scordiamo, infine, che la costruzione e la ristrutturazione di edifici a uso abitativo e professionale assorbono una quantità incredibile di energia, il 40% per essere precisi (Fonte Eurostat, Energy balances 2019 edition) e, a livello mondiale, è uno dei settori più inquinanti. Secondo la Global Alliance for Buildings and Construction, questo specifico comparto di mercato contribuisce all’emissione di anidride carbonica per il 50% senza considerare altre percentuali allarmanti legate all’estrazione e all’utilizzo di risorse quali sabbia, cemento, ghiaia e acqua che non tengono minimamente in considerazione asset fondamentali dell’economia circolare.

Proprio la circolarità delle materie prime nelle costruzioni e nell’efficientamento energetico diviene una delle parole chiavi di un nuovo modo di fare edilizia che ponga al centro dei propri processi il rispetto per l’ambiente e, se vogliamo, conferiscano un’etica differente al concetto di fare e vivere la casa. Ne abbiamo parlato con Tiziana Monterisi, Ceo e Co-Founder di Ricehouse Srl, che ha abbracciato totalmente la filosofia della sostenibilità e ha dato nuova vita a materie prime e naturali per la costruzione di edifici.

“Dal chicco alla casa”, infatti, è il suo claim dal momento che dagli scarti del riso ne ha ricavato elementi primari per disegnare un nuovo concetto di architettura responsabile che ha dato nuova vita alla casa facendola diventare un “nuovo organismo vivente”. Sembra paradossale parlare della paglia di riso impiegata nell’edilizia e ci riporta quasi alla favola de I Tre Porcellini ma, invece, è una realtà che punta a una filiera a ciclo chiuso nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Forse la vera rivoluzione, oggi, è proprio questa ma quanta strada dobbiamo percorrere affinché si realizzi una vera e propria economia circolare? Di seguito un estratto dell’intervista che potrete vedere e ascoltare per intero nella terza puntata di Brand & Leader.

(...) Poter invece valorizzare realmente una materia prima rinnovabile, presente in natura, rinnovabile ogni anno come è di fatto tutto quello che eccede la lavorazione del riso, quindi tutto quello che non si può mangiare, che non è nutrimento, oggi per noi è diventato una materia prima fondamentale, presente in tutto il mondo e che ogni anno si rinnova, ma soprattutto che non produrrà mai rifiuti, ma tornerà - o potrà tornare - veramente fra tanto tempo a quel campo di riso. Ecco, il passaggio tra l’economia lineare e l’economia circolare è oggi quanto mai più importante. Bisogna fare questo passaggio all’economia circolare, ma mi rendo conto che la strada è ancora lunga. Si parla di riciclo, ma l’economia circolare non è soltanto riciclare, è proprio riuscire a lavorare in maniera industriale partendo davvero da un sottoprodotto, uno scarto agricolo, producendo nuovi materiali che però a fine vita non saranno un rifiuto speciale, ma potranno ritornare a quel campo, o potranno diventare un altro prodotto. Pensare realmente a cosa sto producendo oggi, che vita avrà quel prodotto e come arriverà alla sua fine vita oggi diventa assolutamente necessario, non si può più pensare di continuare a produrre, immettere sul mercato dei prodotti senza sapere qual è la loro vita, qual è il loro processo e dove andranno a finire. Questo è importante è c’è ancora moltissima strada da percorrere. (...)

Il patto che dobbiamo onorare nei confronti dell’ambiente ci apre, dunque, a nuove opportunità e, forse, davvero può essere una delle chiavi di volta per la ripresa e il rafforzamento di un’economia che necessita di fondamenta forti ed efficienti. Come quelle delle case di riso.

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