Btp oggi: i mercati non credono alla Bce e il decennale torna al 2%
Lorenzo Raffo
22 marzo 2022
Volata del decennale italiano così come degli altri governativi in euro. Salgono invece le quotazioni di Btp€i e Btp Italia, pur con movimenti sulle relative curve.
La logica diceva: i rendimenti scenderanno, vista la volontà della Bce di non rialzare i tassi nel breve termine. Sta accadendo l’opposto. Ieri il Btp decennale ha di nuovo toccato il 2% di rendimento, con una curva che presenta una piccola gobba proprio in corrispondenza di questa scadenza.
L’acquisto in ottica difensiva dei titoli di Stato italiani, così come di altri Paesi europei, avvenuto in coincidenza con le prime battute della guerra in Ucraina, è quindi ampiamente terminato e anzi gli investitori stanno passando sul fronte contrario. Il motivo del tutto è sempre lo stesso: il timore di un’inflazione in crescita ha il sopravvento e smorza le intenzioni della Banca centrale europea.
Cosa si compra
La prima seduta della settimana ha visto prevalere in termini di performance Btp€i, Btp Italia e Btp molto corti. Il mercato quindi più che altro vuole proteggersi dal rialzo inflattivo o al massimo colloca liquidità sulle scadenze brevi dei tassi fissi. Vediamoli i titoli preferiti.
Btp€i 0,65% Mg2026 (Isin IT0005415416): sulla curva dei Btp€i, indicizzati all’inflazione europea, il 5 anni garantisce un rendimento lordo sul 4,3%, che è pur sempre inferiore all’aumento del costo della vita a febbraio del 5,7%.
Per bilanciare totalmente quest’ultimo occorre rivolgersi a scadenze nettamente più lunghe, quali il Btp€i 2,55% 2041 (Isin IT0004545890), che si attesta leggermente sopra, con un rendimento sul 5,9% ma che quota sui 149 euro, o lo 0,15% 2051 (Isin IT0005436701), che supera il 6% esponendo però a una volatilità talvolta violenta. Attestato proprio al 5,7% c’è il Btp€i 0,10% 2033 (Isin IT0005482994), sempre molto scambiato grazie a un prezzo sui 103 euro. Considerando le incertezze future dei trend inflattivi la scelta più opportuna sta però nel suddividere un eventuale capitale già presente su un Btp€i oppure che si voglia destinarvi puntando su almeno tre emissioni dalle diverse scadenze, escludendo quelle con quotazioni più alte.
Btp Italia Nv 2023 (Isin IT0005105843): il mercato va sulla parte corta dei nove titoli quotati su Borsa Italiana relativamente a questa tipologia di “inflation”. Il divario di rendimento non è rilevante rispetto ai Btp€i, come accadeva invece nei mesi scorsi ma ciò avviene soprattutto sulle vite residue più lunghe.
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Perché allora la scelta fra i Btp Italia favorisce le 2023 e 2024? La risposta è semplice. Su questo tratto di curva sono preferibili gli indicizzati all’inflazione italiana per un rendimento più favorevole. Il Btp Italia aprile 2023 offre l’1,8% contro l’1,23% del Btp€i settembre dello stesso anno. Il Btp Italia aprile 2024 si colloca al 3,4% contro il 3% del Btp€i settembre parimenti 2024.
Bisogna agire sulle curve
Gli scambi degli ultimi giorni sono stati decisamente improntati a switch sulle curve, più di quanto non sia successo in passato, proprio perché il peso inflattivo sta modificando il quadro generale, spingendo alle vendite dei Btp a tasso fisso, sbaragliati da rendimenti reali nettamente negativi. Di qui l’alleggerimento degli investitori, che non si fidano da tempo delle parole della Bce e temono che il rialzo dei tassi sia meno lontano di quanto sostenuto da Eurotower.
Domani è atteso il suo bollettino economico mensile con le nuove proiezioni economiche, che potrebbero determinare svolte in un senso o nell’altro nell’ambito dei titoli di Stato in euro. Si tenga comunque conto che un rendimento del Bund allo 0,45% è già un segnale pesante, poiché le previsioni di inizio anno ipotizzavano un simile livello per fine 2022. La fretta degli investitori nel vendere sembra quindi prendere il sopravvento, sempre che le vicende belliche non si trasformino in qualcosa di ancor più catastrofico.
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