Btp oggi: occasioni da cogliere, a basso rischio
Lorenzo Raffo
11 aprile 2022
I movimenti della curva mettono in risalto le scadenze corte. Per esempio quelle a tre anni. Sia con i Btp Italia sia con i tassi fissi.
Negli ultimi giorni la curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani ha mostrato un’accelerazione su quasi tutte le scadenze rispetto a un mese fa e ancor più in confronto a un anno fa. In 12 mesi il decennale è per esempio salito dallo 0,75% al 2,38%, quindi triplicando.
Il movimento è stato addirittura verticale sui biennali e triennali. Nel secondo caso si è avuto un incremento dal negativo 0,22% al positivo 1,38%, con un assestamento da venerdì sull’1,20%. Osservando le variazioni di tutta la curva si è avvertito in effetti proprio da qualche seduta uno scatto all’insù del 2 e del 3 anni, determinando un confine fra i Btp iper corti, con rendimento in contrazione (quindi con quotazioni al rialzo), e i Btp medi e lunghi, con rendimento in aumento (quindi con quotazioni al ribasso).
All’1,2%, un’opportunità
Nelle sedute della scorsa settimana lo yield del 3 anni si è mosso fra l’1,15% e l’1,22%. All’1,2% lordo (1,05% netto) si individua un buon livello per chi voglia collocare della liquidità senza eccessivi rischi. Prendendo come riferimento per esempio il titolo 1,85% scadenza 1/7/2025 (Isin IT0005408502) si evidenzia nell’ultimo anno una quotazione massima sui 108 euro (agosto 2021) contro l’apertura oggi a 102,12.
Considerando che prezza ancora sopra 100 si ha anche il vantaggio fiscale di giovarsi – andando a scadenza – di una futura minus, sempre utile in ottica di medio periodo. Nel caso invece di un’esigenza opposta, ovvero di compensare valori negativi presenti nello zainetto fiscale, l’unico Btp 2025 che quoti sotto 100 è lo 0,35% Fb25 (Isin IT0005386245), che scambia sui 98 euro ma il cui rendimento è inferiore (sull’1%).
Obiettivo evidente
Il collocarsi su Btp così corti ha un’ottica logicamente protettiva con un rendimento comunque positivo. È pur vero che non ci si ripara nella fase in corso sufficientemente dall’inflazione italiana. Occorre valutare allora l’alternativa del Btp Italia, le cui emissioni si caratterizzano in tutti i casi per quotazioni ben sopra 100 ma con yield dall’1,35% lordo della scadenza aprile 2023 al 4,1% del maggio 2025 (Isin IT0005410912). Quest’ultimo prezza tuttavia oltre 108 euro.
Sul breve termine – almeno dodici mesi – il Btp Italia risulta ben più remunerativo rispetto agli equivalenti Btp a tasso fisso. Volendo invece andare a scadenza i dubbi sulla sua convenienza prevalgono, proprio perché la variabile inflattiva dovrebbe assestarsi su livelli inferiori, mentre le quotazioni tenderanno progressivamente a scendere.
Un po’ qui, un po’ là?
Soluzione di compromesso può essere quello di collocarsi in parte sul Btp Italia e in parte sul Btp, in entrambi i casi al 2025, reinvestendo poi le cedole incassate dal primo sul secondo, specialmente se la sua quotazione scenderà sotto 100 in presenza di pressioni sui governativi italiani.
Preferibile in tal caso lo 0,35%, che potrebbe subire tensioni ribassiste maggiori rispetto all’1,85%. L’area dei 95 è tecnicamente possibile per il primo, che già vi è sceso nel maggio 2020, sebbene per motivi diversi rispetto a quelli del trend in corso. Esporsi invece su scadenze per i Btp Italia oltre la 2025 - che (lo ripetiamo) è certamente cara a causa della cedola base all’1,4% - rappresenta un rischio maggiore poiché ci si sottopone di più al fattore “duration”, ovvero a un rialzo dei tassi in area Bce.
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Da considerare infine la variabile di credito. Nei prossimi mesi le tensioni politiche aumenteranno per l’approssimarsi delle elezioni. La maggiore volatilità sarà un’ottima occasione per cogliere eventuali mini tonfi dei Btp con vite residue sempre più corte.
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