Come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il Marketing Digitale
Jacopo Paoletti
22 aprile 2021
L’immaginario cinematografico e letterario ha sempre rappresentato l’Intelligenza Artificiale come un’entità aliena ai processi umani: un elemento invasivo e incontrollabile che “voi umani non potreste immaginare”.
Lontana da HAL 9000, il supercomputer di Kubrickiana memoria, l’Intelligenza Artificiale oggi non è più percepita come un qualcosa di fantascientifico e futuristico, ma è entrata a far parte delle nostre vite e dei processi quotidiani che la supportano, strategie di marketing incluse. È dunque fondamentale, se non necessario, integrarla all’interno dei propri processi aziendali, con l’obiettivo di innescare un’innovativa relazione tra le persone e la tecnologia.
Un nuovo scenario aziendale, tra apprendimento e analisi dei dati
Sono tante le sfumature che si nascondono dietro l’applicazione di sistemi di Intelligenza Artificiale nel marketing digitale, spaziando dall’implementazione di reti neurali di apprendimento profondo ai più meccanici sistemi di automazione.
Trovare il perfetto equilibrio tra creatività, empatia e attività logiche basate sui dati è la vera sfida per i marketers per realizzare strategie di successo e guidare in maniera attiva la trasformazione digitale.
AI, Machine Learning, Deep Learning, assistenti vocali e chatbot hanno infatti già iniziato a contaminare diversi settori industriali, personalizzando sempre più nel dettaglio l’offerta commerciale.
“Il mondo dei chatbot con algoritmi conversazionali di Intelligenza Artificiale è entrato nei processi di digital transformation aziendale, rispondendo in modo ottimale alla richiesta delle nuove generazioni di avere risposte rapide, precise e in tempo zero.” - spiega Niccolò Bianchini, Head of Sales di Userbot - “I chatbot con AI conversazionali sono ormai prodotti maturi per poter gestire anche attività guidate di assistente alla vendita, lead generation oltre che customer service per domande ripetitive e ricorsive degli utenti, permettendo di mantenere alto il livello di percezione del brand.”
Secondo uno studio della multinazionale Markets&Markets, l’Intelligenza Artificiale nel marketing raggiungerà un valore di 40 miliardi entro il 2025, con una crescita costante annuale del 29.79%. La ricerca sottolinea come il settore principalmente coinvolto sarà quello del «Tier 3» (vedi grafico), comprendente le industrie che fatturano annualmente oltre i 100 milioni di dollari.
Artificial Intelligence e Digital Marketing: i punti d’incontro
Attraverso l’estrapolazione di big data, brand e agenzie possono profilare gli interessi dei propri consumatori per definirne le motivazioni, le convinzioni e i modelli di acquisto e strutturare campagne di advertising strategiche e mirate.
Sfruttando quella che viene definita personalizzazione adattiva, gli annunci pubblicitari vengono infatti posizionati in relazione al percorso degli utenti e alle loro necessità.
Inoltre integrando sistemi di analisi predittiva è possibile ottimizzare la pipeline di vendita, implementando un apprendimento di rinforzo per riassestare l’intero andamento del reparto commerciale.
Secondo una ricerca di Forrester Consulting, l’applicazione di sistemi di Intelligenza Artificiale, come quelli appena indicati, all’interno di strategie digitali personalizzate comporta un aumento netto del 5,63% dei ricavi delle vendite, ad un potenziamento del 10,26% nella frequenza degli ordini, nonché a un miglioramento del 13,25% nelle opportunità di cross-sell / up-sell.
Il futuro degli algoritmi nasconde un’emozione?
In questa maniera si sta sempre più tracciando un percorso che mira a proiettare la sfera intima ed emotiva del consumatore in un vero e proprio alter ego digitale, conosciuto e conoscibile se sottoposto a determinati stimoli.
“Tracciare i gusti, l’identità e le abitudini di consumo del proprio target è oggi la sfida più importante per le aziende” - sostiene Alessandra Giuffrida, CCO di CreationDose - “L’obiettivo ultimo è quello di strutturare un’esperienza emozionale e su misura per i nuovi consumatori, strutturando processi volti ad emulare la mente umana”.
Se è pur vero dunque che le macchine possono comprendere, simulare e prevedere le abitudini dei consumatori per supportare le strategie di marketing digitale di aziende e imprese, rimane però ancora prioritario l’incrocio dei dati ottenuti con l’analisi umana e con la sua capacità di rielaborazione e di associazione libera. Ogni flusso e ogni processo di acquisizione degli utenti, rimane infatti sterile se non opportunamente potenziato con la creatività.
È dunque necessario continuare a fare affidamento su un tipo di intelligenza primordiale, laterale, basata su vibrazioni e istinti difficilmente riproducibili in codice binario. Quei pensieri, quelle elaborazioni che, almeno per il momento, sono solo umane. E che dovremmo forse lasciare tali.
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