Come sarà il 2021 per la blockchain? Intervista a Fabio Pezzotti di ICONIUM SpA
Davide Baldi
17 dicembre 2020
Intervista a Fabio Pezzotti, CEO di ICONIUM S.p.A, realtà imprenditoriale italiana che opera su territorio internazionale, focalizzata su criptovalute e blockchain
Mi conoscete come fondatore di Luxochain, ma forse il pubblico non sa che tra le varie società ed iniziative che ho contributo a creare in questi anni, sono anche co-fondatore di ICONIUM, prima società in Italia dedicata a investire in asset digitali. ICONIUM é stata pensata e realizzata da Fabio Pezzotti nel 2017, anno in cui ci siamo conosciuti proprio a causa della nostra comune partecipazione nel mondo Blockchain. Entrambi abbiamo deciso di costruire qualcosa che “rimanesse” al di là della speculazione. L’approccio imprenditoriale ma allo stesso professionale, e le ambizioni globali di ICONIUM mi hanno subito attratto e così ho lavorato con Fabio per costituirla e lanciarla. Mi é sembrato quindi interessante presentare Fabio e l’iniziativa al pubblico di Money.it, in quanto l’unica realtà in Italia, e tra le pochissime in Europa, che si muove a livello globale, con accordi internazionali, nel panorama delle criptovalute e della blockchain.
Fabio Pezzotti, CEO di ICONIUM SpA
Buongiorno Fabio, prima di tutto puoi dare alcune informazioni su di te e sul tuo background?
Buongiorno a tutti, con piacere. Sono un imprenditore attivo nel web, mobile e tecnologia da oltre 20 anni. Ho lanciato la mia prima start-up, poi divenuta Xoom S.p.a. agli albori di internet all’inizio del web 1.0 cioè a fine anni ‘90, dopo avere collaborato con un’altra startup negli USA che poi é stata quotata al Nasdaq. Dopo aver raggiunto quasi 2 milioni di utenti Xoom, una delle prime web community in Europa, è stata rilevata da Seat pagine gialle a inizio degli anni 2000. In seguito ho fondato Mobango che, finanziata da Venture capitalist europei, era una community e un app store dedicato ai primi utenti di smartphone. Mobango é stata in seguito rilevata da Mauj, gruppo basato in India e finanziato da Sequoia e Intel capital.
Dal 2010 sono stato attivo in investimenti «seed» sempre in startup digitali e tecnologici e ho anche co-fondato alcune di queste aziende. Nel 2015 ho avuto i primi ‘incontri fortuiti’ con Bitcoin e le criptovalute. Ho notato enormi similitudini con la fase pionieristica del web a cui avevo partecipato e ho intuito le opportunità gigantesche che si sarebbero venute a creare nel prossimo decennio: ho così deciso di interrompere tutte le altre mie attività e dedicarmi a tempo pieno a questo nuovo Mondo, e con alcuni soci abbiamo lanciato ICONIUM Blockchain Ventures.
Ottimo. Raccontaci cos’è ICONIUM.
ICONIUM è la prima Fintech italiana dedicata allo sviluppo di nuovi progetti blockchain e di criptovalute, a livello globale. Il nostro focus sono progetti che hanno come sottostante “Asset digitali”, che si tratti di criptovalute o token.
A questo scopo abbiamo creato un team dedicato tra i più esperti in Europa, e sviluppato un software proprietario che ad oggi ci ha permesso di identificare e valutare oltre 800 progetti nel Mondo, e partecipiamo attualmente a circa 25 progetti che costituiscono il nostro portafoglio di Asset Digitali. Supportiamo sia finanziariamente che operativamente i progetti a cui partecipiamo, contribuendo con il nostro know-how alla crescita e sviluppo delle start-up. Particolarmente focalizzati sui progetti Fintech su blockchain (decentralized finance) e web 3.0, che rivoluzionerà il web come lo conosciamo oggi.
Abbiamo inoltre avviato partnership strategiche internazionali con rilevanti player verticali attivi nel mercato blockchain. Queste partnership ci consentono ad di avere accesso ai progetti più interessanti e ad alto potenziale, nelle varie fasi di sviluppo. Tra le Partnership, quella con Blockchain Ventures e Pantera capital, Fondi di Venture Capital americani, Mangrovia solutions e Credit Agricole, per il lancio e sviluppo di Blockchain District, il primo polo di aggregazione per start-up in ambito blockchain in Italia.
Perché ICONIUM?
Bella domanda! Quando ho iniziato ad occuparmi di criptovalute lo facevo personalmente come tanti all’epoca, ma mi sono subito reso conto che la bolla che si andava creando (scoppiata poi nel 2018) era causata da una sostanziale mancanza di conoscenza e know-how da parte degli investitori «retail». Inoltre mentre oggi è piuttosto «facile» capire il potenziale di progetti come bitcoin e ethereum, per valutare progetti di start-up nel settore blockchain ci vogliono competenze molto specifiche oltre che risorse adeguate per approfondire le varie tematiche. Abbiamo quindi deciso di investire in un team e risorse dedicate, convinti che un approccio professionale a questo mercato sia non solo necessario ma indispensabile per ottenere risultati sostenibili e un vantaggio competitivo durevole.
Oggi siamo gli unici in Italia - e forse in Europa- per esperienza e competenze a poter «competere» con i grandi investitori americani e asiatici. Abbiamo partecipato a progetti lanciati negli USA, in Europa, a Singapore, in Corea e in altri Paesi asiatici, insieme a player del calibro di Binance, Huobi, Anderssen e Horowitz, Sequoia, e Pantera Capital.
Pensiamo che i tempi siano maturi anche in Europa per l’ingresso di investitori Istituzionali in questo settore e in questa asset class alternativa. Ritengo che questa non sia solo un’opportunità ma una necessità per l’Europa, affinché si crei un ecosistema di startup che possa competere con gli Stati Uniti. La partita sul web l’abbiamo persa, non possiamo permetterci di perdere quella sulla blockchain e gli asset digitali. A tal fine oltre a ICONIUM, che é una start-up innovativa, stiamo per lanciare un nuovo ‘veicolo’ costituito appositamente per far fronte alle necessità degli Investitori Istituzionali, oltre a un servizio di “advisory” dedicato ai Family Office, per supportare gli operatori professionali in tutti gli ambiti e fasi di accesso a questo Mondo, da Bitcoin alle start-up legate alla finanza decentralizzata e al web 3.0 secondo una logica di investimento di medio-lungo termine.
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Come vedi il mercato nel 2021?
Innanzitutto vorrei parlare del 2020. Mentre in Italia si sente parlare molto poco di Criptovalute, salvo qualche articolo su Bitcoin, il 2020 ha visto il mercato passare da una capitalizzazione totale di meno di 200 Miliardi a oltre 600 Miliardi. Una crescita di oltre il 300% a cui ha sicuramente contribuito in larga parte Bitcoin ma che ha visto il fenomeno della “DeFi” (decentralized finance) esplodere e passare da poche centinaia di milioni a decine di miliardi in valore degli asset, con progetti che dal niente sono diventati degli unicorni (valore superiore al miliardo) in meno di 1 anno. Il mercato è maturato, le applicazioni con un effettivo valore e casi d’uso concreti si sono moltiplicati e gli Asset Digitali gestiti da Fondi di Investimento alternativi sono cresciuti in maniera esponenziale.
A consacrare Bitcoin e gli altri Cripto-asset come una reale alternativa all’Oro, alle Azioni e alle Obbligazioni hanno contribuito realtà come Fidelity Asset management, Revolut, Abra, che offrono oggi ai propri clienti opportunità di investimento diretto e indiretto. Più recentemente, Paypal ha aperto una sezione cripto per tutti i propri clienti negli Stati UnitI, presto accessibile anche a altri paesi, creando un nuovo mercato potenziale di oltre 300 milioni di persone. Ma varie aziende nel Mondo stanno diversificando la propria tesoreria in criptovalute. L’esempio estremo é Microstrategy, società quotata al nasdaq che deciso di impiegare oltre il 70% della propria liquidità in Bitcoin, per un controvalore di oltre 500 milioni di dollari. Non penso ci vorrà molto prima che qualche Nazione nel Mondo annunci di avere messo «a riserva» dei Bitcoin, insieme all’oro, al dollaro e allo yen. Insomma il 2020 per le criptovalute é stato 1 anno che vale 10 anni per altri settori.
Il 2021 sarà secondo me un anno di ulteriore crescita e trasformazione dell’industria che vedrà sicuramente nuovi operatori e investitori approcciarsi a questa Asset Class, ma anche di sfide da superare da un punto di vista regolamentare. In effetti la regolamentazione rappresenta forse l’unico punto di domanda e possibile ostacolo all’adozione delle criptovalute: sia da un punto di vista legislativo che fiscale le differenze tra Paesi sono tantissime e vedono l’Europa ancora tentennante sul percorso da intraprendere. Mentre negli Stati Uniti e in altri Paesi la tecnologia blockchain insieme alle criptovalute sono state dichiarate una questione strategica, e si stanno studiando leggi ‘ad-hoc’ per proteggere gli interessi nazionali.
Più nello specifico, da un punto di vista industriale mentre il 2020 è stato l’anno del trading e del lending decentralizzato, ritengo che il 2021 sarà l’anno dell’affermazione dei pagamenti decentralizzati o P2P e dello sviluppo di applicazioni sempre più ‘user-friendly’ e utilizzabili per un mercato che andrà ben oltre i 100 milioni di utenti attuali. Inoltre inizieremo a vedere nuove soluzioni decentralizzate applicate al web 3.0: identità universale, privacy, accessibilità.
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