Finanza Sostenibile

Finanza Sostenibile

di Giuseppe Montalbano

C’è un assurdo (e pericoloso) conflitto di interessi fra BlackRock e la Commissione UE

Giuseppe Montalbano

7 dicembre 2020

La Commissione affida alla più grande società di investimento del mondo, BlackRock, la consulenza per decidere i criteri di sostenibilità ambientale per le banche, in un pericoloso conflitto di interessi per l’agenda europea sulla finanza sostenibile.

C'è un assurdo (e pericoloso) conflitto di interessi fra BlackRock e la Commissione UE

Il consulente del regolatore, che è anche il regolato: questa la sintesi del rapporto pieno di conflitti di interessi tra la più grande società di investimento del mondo e l’Europa.

La Commissione europea ha scelto BlackRock come consulente per lo sviluppo degli strumenti necessari a integrare i fattori di sostenibilità ambientale ESG per le banche. Una decisione segnata da un evidente e pericoloso conflitto di interessi. BlackRock continua ad essere uno dei principali finanziatori di attività altamente inquinanti, oltre a detenere quote di partecipazione anche notevoli nelle banche oggetto dell’intervento normativo di cui sarà consulente.

Il colosso finanziario statunitense è inoltre fra i gruppi di interesse a esercitare maggiori pressioni perché l’UE adotti un approccio “leggero” nella regolamentazione per la finanza sostenibile, senza intaccare la libertà dei mercati per i finanziamenti nel settore dei combustibili fossili.

L’Ombudsman UE ha accolto il ricorso presentato da 80 parlamentari europei che hanno denunciato il rischio di conflitto di interessi, chiedendo alla Commissione di riesaminare la sua decisione. Ma la vicenda mette più profondamente a nudo l’inadeguatezza dell’approccio adottato dalla Commissione nella scelta dei suoi consulenti nella definizione di proposte regolamentarie di primaria rilevanze per l’UE, dove è alto il pericolo di influenze indebite da parte dell’industria finanziaria.

BlackRock scelta dall’UE per definire i criteri ESG per le banche

Lo scorso aprile la Commissione UE ha selezionato BlackRock (BLK), il colosso statunitense degli investimenti, come vincitrice dell’ambito appalto per una consulenza da 280 mila euro sulla definizione degli strumenti e meccanismi necessari a integrare i fattori di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) nel quadro UE di regolamentazione prudenziale delle banche.

Con questa scelta, BlackRock assisterà la Commissione nel portare a termine uno degli obiettivi del piano d’azione UE per la finanza sostenibile: quello di incorporare i criteri ESG nella valutazione, gestione e vigilanza dei rischi relativi ad attività e strategie commerciali delle banche dell’Unione.

Secondo il sistema di regole “prudenziali”, le banche sono tenute ad assicurare livelli di capitale proprio a seconda dei rischi impliciti nei suoi prestiti e investimenti: più alti i rischi e maggiore il capitale prudenziale richiesto per garantire la tenuta della banca nel caso in cui quei rischi dovessero materializzarsi. Compito della Commissione è adesso quello di stabilire il “peso” dei fattori ESG nella determinazione dei rischi incorsi dalle banche e dei relativi requisiti di capitale.
Un passaggio di fondamentale importanza, che richiede elevate capacità di analisi e valutazione tecnica. Quelle che saranno fornite da BlackRock, società leader nel fornire simili attività di consulenza, ma che ha allo stesso tempo interessi diretti nella materia da regolamentare, in un potenziale conflitto di interessi tanto palese quanto pericoloso.

L’approccio «soft» di BlackRock alla finanza sostenibile in UE

BlackRock non ha mai fatto segreto delle sue posizioni e attività di lobbying sulla tassonomia europea per le attività sostenibili e la sua applicazione nella regolamentazione bancaria. Ancora agli inizi del 2020, la società finanziaria pubblicava un documento in cui si denunciava quanto “un eccessivo livello di dettaglio e di obbligatorietà potrebbero in ultima analisi limitare processi di innovazione e la capacità di scelta degli investitori”. BlackRock si presenta così promotrice di un approccio “leggero” alla definizione ed uso della tassonomia, finalizzato a lasciare ampi margini di discrezionalità a mercati e investitori, contro ogni approccio restrittivo.

Anche rispetto all’uso dei criteri ESG nei requisiti di capitale per le banche, BlackRock rientra appieno nella coalizione di interessi dell’industria finanziaria che ha espresso idee molto chiare a proposito. Le maggiori organizzazioni delle banche e società finanziari globali, come l’istituto della finanza internazionale (IIF) e l’associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME), di cui BlackRock è membro, hanno fatto e continuano a fare pressione per scongiurare l’introduzione di maggiori livelli di capitale interno per gli investimenti diretti ad attività inquinanti (secondo una tassonomia “brown”, che identifichi le attività più dannose all’ambiente) e difendendo un approccio inverso: premiare le banche applicando sconti ad hoc sui requisiti di capitale per investimenti in attività green.

Perché il conflitto di interessi BlackRock e UE è pericoloso per le banche

Un approccio rischioso, che porta a ridurre i livelli di capitale prudenziale interno alle banche, rendendole più vulnerabili di fronte alle crisi. Che a fare da consulente tecnico per la Commissione sia quindi BlackRock, un attore di mercato con interessi molto chiari nella regolamentazione bancaria, vicini o uguali a quelli delle maggiori lobby finanziarie internazionali, non poteva che destare preoccupazioni.

Secondo un’analisi del centro studi InfluenceMap, a ottobre 2020 BlackRock controllava azioni di società di combustibili fossili per un valore di 87,3 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, la società finanziaria statunitense figurava fra i primi tre investitori nelle otto maggiori compagnie petrolifere del mondo, oltre ad essere fra i primi dieci investitori nelle 12 banche più importanti a livello sistemico in tutto il mondo.

A fine novembre il difensore civico dell’UE (l’Ombudsman), Emily O’Reilly, ha dato ragione al ricorso da parte di 80 eurodeputati che, abbracciando la denuncia delle organizzazioni della società civile, avevano chiesto l’annullamento del contratto di consulenza sottoscritto con BlackRock.

L’Ombudsman europeo ha riconosciuto il rischio di conflitti di interesse nell’assegnazione della consulenza alla più grande società di investimenti al mondo. Se da una parte il difensore civico UE nota come la Commissione avrebbe potuto adottare criteri che tenessero conto di eventuali conflitti di interesse, il dito viene puntato alla normativa UE sugli appalti per consulenze esterne, priva di misure che possano prevenire l’influenza indebita dei gruppi di interesse economico nei processi di regolamentazione europea.

Serve una riforma della normativa UE sugli appalti

Senza avere i poteri di far fare marcia indietro alla Commissione, O’Reilly ha così chiesto all’esecutivo di Bruxelles di integrare le linee guida nell’assegnazione di consulenze esterne relative a interventi di regolamentazione, introducendo criteri di valutazione in merito agli interessi e compatibilità degli assegnatari al ruolo designato. Ma la raccomandazione più significativa consiste nella richiesta di riformare e rafforzare le misure sul conflitto di interesse nell’ambito della regolamentazione UE sulle procedure e criteri per gli appalti finanziati con il budget comunitario.

Nel suo comunicato, l’Ombudsman chiarisce che la vicenda di BlackRock mostri quanto le regole attuali non siano adeguate a prevenire simili conflitti di interesse, spiegando come “il rischio di conflitti di interesse quando si tratta di assegnare contratti collegati alle politiche dell’Unione necessitano di essere considerati con maggiore attenzione sia al livello della legislazione europea che fra i funzionari che prendono queste decisioni”.

Il caso BlackRock scoperchia uno degli elementi di vulnerabilità tipici del sistema di regolamentazione europeo, tale da esporlo continuamente all’influenza dei grandi interessi industriali e finanziari, contro gli interessi della collettività. I buchi nella normativa UE sugli appalti relativamente alla questione dei conflitti di interessi assicurano di fatto forme di “partnership” non trasparenti con i principali esponenti dei settori regolamentati negli studi e analisi alla base degli interventi normativi.

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