Dividendi oggi: il petrolifero esotico batte tutti. Solo a maggio ha reso un 10%
Lorenzo Raffo
26 maggio 2022
La brasiliana Petrobras in crescita con uno yield del 10%. E altri importi sono previsti ad agosto e dicembre. Possibili tagli nel 2023.
I rendimenti da dividendi della leader petrolifera brasiliana Petrobras sono talmente alti da mettere in imbarazzo. Succede infatti che i relativi dati, pubblicati da vari media, si discostino talvolta in misura stravagante.
Appartiene ormai al passato l’importo in “ex data” 24/5 e pagamento 27/5 di 1,437 $, che alla quotazione di ieri di 14,55 $ ha comportato uno yield del 10%. Ad aprile era stato versato un altro importo di 1,170 $ e, se le cose proseguiranno come nel 2021, due successivi saldi saranno corrisposti ad agosto e poi a dicembre. Naturalmente il condizionale è d’obbligo ma risulta chiaro come Petrobras sia fra le più prodighe, non solo del settore energetico, ma dell’azionario in genere.
Perché in $?
È logico chiedersi per quale motivo una società brasiliana distribuisca dividendi in dollari. Nel Paese d’origine questi sono pagati in reais ma il titolo è presente anche a Wall Street come Adr (acronimo inglese di American depositary receipt, certificato che consente di operare su azioni di aziende non Usa quotate a New York) e trattato naturalmente in dollari. I suoi scambi sono sempre elevati e non si registrano difficoltà a negoziarlo su varie piattaforme di trading italiane.
Le stime che circolano parlano di un possibile rendimento globale per fine 2022 del 25-30% ma tutto dipenderà logicamente dalle decisioni relative agli stacchi della seconda metà dell’anno.
Al 50% nelle mani dello Stato
Che sia un punto forte è tutto da dimostrare, viste le pesanti interferenze della politica, ma Petrobras viene di fatto considerata una società statale, poiché il 50,2% del suo capitale è appunto pubblico.
In aggiunta, spiccano vari investitori istituzionali, fra cui Schroder, Goldman Sachs, Blackrock e Ubs. Il gruppo ha vissuto fasi difficili durante il periodo Covid ma anche in precedenza per una serie di scandali. Ora si sta riprendendo e la corsa del petrolio l’ha agevolata nel tornare la regina dei dividendi che già era stata all’inizio degli anni 2000.
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Profittabilità al top
Ciò fa sì che i numeri finanziari siano nettamente migliorati. Lo dimostra il dato riferito ai margini operativi: si attestano al 41% con un Roe al 39%. Eppure, valutando i ratio di Borsa si evidenzia un p/e – rapporto prezzo/utili – di 3,1, estremamente interessante. Qualcuno sostiene che questo parametro sia poco affidabile. Può darsi ma, visto che la maggior parte degli investitori ne tiene conto, lo evidenziamo come uno dei punti forti di un’azione spesso trascurata in Italia.
Certamente il “payout”, cioè la percentuale di utili distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi, è eccessivo. Ciò deriva dalla pressione dello Stato brasiliano nel pompare profitti da una società che considera sua. D’altra parte, anche in Italia le varie Enel ed Eni sono state in passato assoggettate allo stesso drenaggio di utili a favore dell’assetata mano pubblica.
E il terzo è andato
Da segnalare infine la notizia del licenziamento del terzo amministratore delegato di Petrobras durante la Presidenza di Jair Bolsonaro. L’obiettivo imposto al sostituto è di ridurre l’impatto del caro carburanti sull’inflazione, che colpisce duramente anche il Paese sudamericano. Ciò potrebbe mettere in dubbio per il 2023 profitti e dividendi. È questo il tormento che assilla gli investitori nella società, ma è pur vero che i margini di taglio rispetto alla super generosità degli ultimi mesi appaiono consistenti. Petrobras è comunque un caso spropositato, che merita non poca attenzione.
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