Fuori dai salotti romani, un Paese che piange: noi diciamo “Basta”
Pierpaolo Bombardieri
14 dicembre 2021
La politica deve uscire da Palazzi e andare nel Paese reale, confrontarsi con la gente e assorbire i loro problemi. Con lo sciopero lanciamo un messaggio chiaro: non lasciamo nessuno indietro.
Ci rivolgiamo alle tante persone che in queste ultime settimane abbiamo
incontrato sui luoghi di lavoro e nelle piazze, con le lacrime agli occhi, o
ci hanno scritto chiedendo aiuto. E ci rivolgiamo a tutto quel pezzo di
società che non è indifferente al disagio e alle emarginazioni che vede
ogni giorno con i propri occhi e a quanti credono che si possa costruire
una prospettiva diversa per il nostro Paese.
Mentre la UIL era a Tor Bella Monaca ad allargare, con Terzo Millennio, il dialogo intergenerazionale tra madri e padri, lavoratrici e lavoratori, giovani e pensionati, a Milano un altro piccolo ed esclusivo pezzo di società ammirava la prima della Scala sotto applausi scroscianti, affermando che quella era “la prima di tutto il Paese”. No, il Paese reale non va alla prima della Scala. Il Paese reale chiede risposte.
Per questo, giovedì 16 dicembre, in piazza del Popolo a Roma e in tutta
Italia ci ritroveremo per esprimere il dissenso rispetto a una manovra
economica iniqua. Ai cultori del pensiero unico diciamo chemanifestare un’opinione diversa non è un atto di irresponsabilità ma un diritto e anche un arricchimento del dibattito pubblico. Dovrebbero, per questo, ringraziarci, anziché affannarsi a polemizzare. Non ci lasciamo intimidire, lo sciopero si farà e sarà una grande testimonianza di vitalità propositiva.
La politica esca dai palazzi, i commentatori dai salotti e girino con noi le
periferie, dove la povertà si tocca con mano. In questo Paese c’è una situazione sociale che reclama attenzione. Ecco perché prima di tutto rivendichiamo misure sostanziali per le persone che hanno sofferto di più, giovani e donne. Abbiamo chiesto un fisco più equo che contrasti le disuguaglianze, riforme ampie che consentano ai giovani di trovare un’occupazione buona e sicura per progettare la propria vita, di non tornare alla Fornero che tanti danni ha causato a pensionati e lavoratori. Oggi le risorse non mancano e il tema è come si investono: noi chiediamo che vengano indirizzate in una visione di sviluppo diverso e per redistribuire a chi ha meno.
Si abbia il coraggio di dire basta alle logiche di profitto sfrenato, agli aiuti a pioggia alle imprese, alle continue delocalizzazioni e alle arroganze di multinazionali che lucrano indisturbate. È il momento di pensare al Paese reale, alle persone e ai tanti che sono rimasti indietro. Le battaglie si possono anche perdere ma nessuno ci perdonerà per non averle fatte fino in fondo.
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