Rivoluzione Fintech

Rivoluzione Fintech

di Stefano Tempera

La rivoluzione fintech è appena iniziata

Stefano Tempera

20 luglio 2021

Il fintech ha rivoluzionato le regole del gioco dei servizi finanziari e continuerà a influenzare le nostre abitudini. Che ci piaccia o no.

La rivoluzione fintech è appena iniziata

Oggi il fintech fa parte della nostra quotidianità. Senza rendercene conto, nella vita di tutti i giorni utilizziamo piattaforme, app e sistemi di pagamento fintech, e non ne possiamo più fare a meno.

Ma cos’è esattamente il Fintech?

Fintech è la fusione di finance e technology e include tutte quelle tecnologie che si pongono l’obiettivo di semplificare, migliorare e digitalizzare i servizi finanziari tradizionali.

Il fintech può essere un algoritmo che aiuta gli investitori a gestire meglio i propri risparmi, un software che permette di confrontare vari preventivi assicurativi o un’applicazione che consente di trasferire denaro con un click.

Quando acquistiamo un prodotto su Amazon oppure ordiniamo una pizza tramite app ci serviamo di piattaforme di pagamenti online. Al ristorante con gli amici possiamo dividere il conto tramite una chat di gruppo. Abbiamo la possibilità di contribuire a un progetto imprenditoriale tramite il crowdfunding e possiamo ottenere un prestito online semplicemente inviando l’ultima busta paga. Tutto questo è fintech.

L’obiettivo dietro questa tecnologia è: semplificare il settore finanziario rendendolo accessibile a un pubblico sempre più ampio grazie alla trasparenza delle informazioni e all’abbattimento dei costi. Ma non si deve dimenticare l’ambizione più grande: l’inclusione economica e sociale.

Oggi il fintech può risolvere il problema di chi non ha la possibilità di accedere al mondo bancario tradizionale, soprattutto in quelle parti del mondo in cui manca un supporto istituzionale.

L’evoluzione del fintech

Secondo il Global Fintech Adoption Index 2019 di Ernst and Young, il tasso di utilizzo della tecnologia applicata ai servizi finanziari era del 16% nel 2015, del 33% nel 2017, mentre oggi supera già la quota di due terzi della popolazione globale, con Paesi che raggiungono livelli ben superiori, come la Cina e l’India, con un tasso di adozione dell’87% e punte del 95% per quanto riguarda i pagamenti online.

Fino a qualche anno fa, quei pochi che discutevano di fintech, facevano riferimento solo alle startup che avrebbero voluto stravolgere il mondo delle banche tradizionali (digital disruption). Al momento quella missione sembra essere rimandata. Da allora, infatti, il modello di business delle nuove fintech è cambiato a vantaggio di un approccio più collaborativo nei confronti degli operatori storici.

Gli stessi colossi della finanza hanno capito l’importanza di adeguarsi all’innovazione tecnologica e ogni giorno si legge una notizia di un istituto bancario che ha stretto una nuova partnership o ha finanziano una startup fintech.

JP Morgan è stata tra i primi protagonisti della finanza mondiale a investire sul fintech e a portare la tecnologia nei propri modelli di business, cogliendo l’opportunità di conquistare i consumatori più giovani.

In Europa, le società fintech hanno base prevalentemente nel Regno Unito. Nonostante la Brexit, il fintech britannico continua la sua ascesa. Nei primi sei mesi del 2021 sono stati raccolti investimenti pari a 4,1 miliardi di sterline, più della somma raccolta nell’intero 2020.
Nel resto del continente, a breve, si prevede che verranno chiusi oltre 1.500 accordi di partnership tra operatori storici del settore finanziario e società fintech, di cui un terzo in Germania.

Fintech in Italia: a che punto siamo?

Anche in Italia, negli ultimi anni, il fintech ha registrato un trend in continua crescita. Tra gli investimenti in startup, più del 20% è stato destinato al settore fintech e insurtech.

Nel 2011 le startup fintech italiane erano poco più di una decina. Nel 2015 erano quasi 200 e attualmente sono circa 350. Ben il 95% di queste ha raggiunto una post-money valuation superiore a 1 milione di euro.
Le banche italiane hanno colto l’opportunità del mondo fintech, e alcune di queste hanno iniziato a investirci già da qualche tempo.

Ad esempio, negli ultimi quattro anni Intesa Sanpaolo ha investito oltre 100 milioni di euro nel settore e recentemente ha lanciato InvestoPro Sim, una piattaforma digitale di trading online. Unicredit è presente nel settore dal 2016 grazie a diversi accordi con aziende fintech, tra cui Meniga, società di livello globale che offre alle istituzioni finanziarie soluzioni di digital banking white-label. Il Gruppo Sella, storicamente molto attivo nelle tecnologie, ha investito in diverse startup fintech, tra cui nella piattaforma open banking Fabrick.

In Italia non mancano i casi di successo nel fintech. Basti pensare alle paytech Satispay e Nexi, alla insurtech Prima Assicurazioni e alle piattaforme digitali che forniscono consigli d’investimento e pianificazione finanziaria basati su algoritmi come Moneyfarm. In alternativa al canale bancario tradizionale le piccole e medie imprese possono richiedere un prestito tramite Credimi o Borsa del Credito, mentre Sardex ha creato un circuito che utilizza una moneta virtuale per favorire lo scambio di beni e servizi fra aziende.

E poi ci sono realtà nel settore real estate, startup che permettono di comprare e vendere casa online come Homepal, agenzie immobiliari di nuova generazione come Homepanda e RockAgent e instant buyer come Casavo, per citarne soltanto alcune.

L’innovazione digitale sta rapidamente trasformando il settore finanziario e altrettanto velocemente sta cambiando le abitudini e le preferenze di tutti noi. Che ci piaccia o no, la rivoluzione fintech è appena iniziata.

Stefano Tempera

Appassionato di Fintech e Proptech.

Archivio