Se stagflazione sarà così ci si potrà proteggere
Lorenzo Raffo
28 marzo 2022
È un rischio molto temuto anche dagli istituzionali. Sei diverse storie di azioni quotate a Wall Street e attive in diversi settori. Sono viste come un “hedge” in caso di recessione abbinata a inflazione.
Inflazione, deflazione o stagflazione: le eventualità non possono che essere queste per l’economia internazionale. La più temuta in assoluto è certamente la terza, che comporta i due fenomeni di stagnazione, cioè mancanza di crescita in termini reali, e pur tuttavia di aumento generale dei prezzi.
Anche per l’investitore si tratta di un rilevante rischio, poiché gli strumenti per combattere una recessione e un incremento del costo della vita sono pochi. I mercati in questa fase temono proprio una svolta in tal senso, per la presenza di riduzione dei consumi e di trend inflattivi allo stesso tempo, a causa soprattutto degli effetti duraturi della guerra contro l’Ucraina.
Un certo tipo di azionario
Il mondo professionale è incerto sulle possibili evoluzioni. Per questo motivo guarda con interesse a quei titoli che strutturalmente appaiono più resilienti in presenza di stagflazione. Negli Usa si sta già valutando una serie di azioni considerate utili in un quadro che evolvesse in tale direzione. Ne selezioniamo sei, fornendo una panoramica dei loro punti forti e deboli. Si consideri però che l’analisi storica evidenzia come in passato recessione più inflazione abbiano comportato quasi sempre effetti negativi per gli indici azionari, dato che entrano in questo caso in scena le due componenti meno favorevoli per la salute delle aziende. Ma non per tutte.
American States Water (distribuzione e trattamento delle acque): i suoi margini operativi sono eccellenti, sebbene la società risulti molto indebitata. Paga un dividendo dell’1,7% e la quotazione è scesa da inizio anno del 17%. È un titolo con una volatilità non eccessivamente elevata. Chiusura ieri (23/3) a 85,4 $.
Bhp Group (società australiana leader nell’estrazione di minerale di ferro, rame, petrolio, gas e carbone): il titolo è quotato su varie Borse, fra cui quella di Londra, ma a Wall Street presenta scambi molto elevati. È una società decisamente solida con margini operativi notevoli e buone prospettive di crescita del business.
Con un rendimento sul 9,8%, calcolato come trailing annual dividend yield, negli ultimi dodici mesi il titolo non è risultato molto volatile. Chiusura ieri (23/3) a 72,9 $.
Costco (grande distribuzione con clientela prevalente nella “middle class” Usa): è un’azione certamente cara, come conferma il p/e (price/earnings) oltre 40. D’altra parte il grafico attesta un trend rialzista che nemmeno la guerra in Ucraina ha stemperato. I margini operativi sono modesti, come sempre avviene per la grande distribuzione ma l’indebitamento è sotto controllo e le prospettive di crescita interessanti. Chiusura ieri (23/3) a 554 $.
Johnson & Johnson (multinazionale che produce farmaci, apparecchiature mediche e prodotti per la cura personale): un gigante che prosegue nella sua strada di crescita. Adesso il mercato punta sullo “spin off”, con da una parte una realtà focalizzata su prodotti al consumo e dall’altra su farmaci e dispositivi medici. Alex Gorsky, presidente e Ceo del gruppo, ha di recente dichiarato che la New Consumer Health Company (quella focalizzata sui prodotti generici) sarà una leader globale in categorie attraenti e in crescita per la salute dei consumatori, con una struttura aziendale snella e mirata ad agilità e flessibilità necessarie per far crescere l’iconico portafoglio di marchi, puntando su nuovi prodotti. Il dividendo in corso è sul 2,4% di yield ma in continua crescita e l’indebitamente in costante calo. Chiusura ieri (23/3) a 174,3 $.
Nutrien (maggiore produttore di potassio e di fertilizzanti azotati al mondo): il grafico dimostra che forse è un’occasione persa e che comunque questo specifico settore produttivo avvertiva tensioni ben prima della guerra in Ucraina. La società risulta indebitata ma le preoccupazioni nel settore dei fertilizzanti stanno portando a ottimi tassi di crescita e di profittabilità. Chiusura ieri (23/3) a 105,5 $.
Wheaton Precious Metals (multinazionale canadese di produzione e commercializzazione di metalli preziosi con la modalità cosiddetta di “stream”, ovvero di acquisto da imprese minori pagando in anticipo): si tratta di un gruppo solido con ottime prospettive di crescita e di profittabilità. Il p/e (price/earnings) a 29 conferma che la corsa dell’azione negli ultimi mesi la rende ora piuttosto cara. Tuttavia se l’argento – di cui la società è forte intermediatrice – salisse ulteriormente il “rush” di Wheaton proseguirebbe. Chiusura ieri (23/3) a 48,4 $.
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