Bond oggi – Brutte notizie dagli Usa (e non sono quelle che già sapete!)
Lorenzo Raffo
16 marzo 2023
Default degli high yield: è questo un termometro dell’economia Usa. Segnali di un peggioramento, che potrebbe estendersi.
In pochi giorni tutto smentito! Le previsioni ottimistiche sugli high yield Usa si stanno improvvisamente sciogliendo come i ghiacciai alpini. C’è addirittura chi prevede per i prossimi due anni default non solo in crescita ma addirittura a livelli record. E così il consiglio di alcuni analisti specializzati nel settore è di sfruttare il momento per uscire dai cosiddetti “non investment grade”.
Sui 380-400 punti
L’attuale spread di rendimento rispetto ai titoli di Stato Usa con scadenze simili si aggira sui 380-400 pb, un livello buono ma che potrebbe crescere e di molto nei prossimi mesi. Il motivo delle tensioni sta logicamente nell’aumento dei tassi Fed. Molte società si trovano in una situazione complessa: hanno emissioni in scadenza ma non riusciranno a sostenere il netto maggiore costo che quelle nuove comporterebbero. Il vantaggio di rifinanziarsi a condizioni favorevoli si è liquefatto e così come Silicon Valley Bank ha commesso errori talmente plateali da rasentare l’assurdo anche gli emittenti di high yield si sono fidati del sentiment positivo sull’evoluzione dei mercati. E ora si trovano ad affrontare venti contrari.
E se fosse una pandemia?
La situazione appare talmente complessa che c’è addirittura chi ipotizza che il virus potrebbe estendersi ai titoli governativi Usa. Il 52% di tutto il debito del Tesoro scadrà infatti – secondo stime abbastanza attendibili – nei prossimi tre anni. Sotto certi profili sarebbe messo peggio degli high yield in dollari, fra i quali solo l’8% andrà a rimborso entro 24 mesi. Il problema riguarda comunque le obbligazioni proposte sul mercato nella fase dei tassi quasi a zero, spesso utilizzate per operazioni straordinarie e come tali caratterizzate da scadenze corte e medie. Inoltre c’è da considerare che società ad alto rating hanno bond che quotano attualmente sotto i 90 e perfino sotto gli 80 Usd. Il mercato allora sta ragionando se vendere gli high yield e collocarsi sui corporate con valutazioni di credito elevate. Lo “switch” adesso è conveniente ma fra 12-24 mesi cosa succederà?
Per ora piccoli nomi
Ricordato che i default potrebbero salire al 4-5% nell’intero comparto Hy già entro la fine del 2023, c’è tuttavia da segnalare che gli emittenti, di cui si fa il nome, sono minori. L’agenzia Fitch stima però che il trend sarà in salita e che si accentuerà soprattutto nel 2024, a causa di tensioni macroeconomiche. Non si è su livelli di guardia ma la percentuale di insolvenze sul totale delle obbligazioni quotate sul secondario o sull’Otc (“Over the counter”) era stata dello 0,5% nel 2021 e dell’1,3% nel 2022, quindi nettamente inferiore. Più pessimisti vari analisi, che ritengono un incremento addirittura all’8-10%. Se il quadro non appare certamente incoraggiante l’unica alternativa è quella di cogliere eventuali scossoni delle quotazioni trasferendosi sugli Etf, molto più solidi data la vastità delle partecipazioni presenti negli indici di riferimento. Inoltre le nuove norme fiscali – adottate in Italia – sul tema del risparmio favoriranno proprio gli strumenti a replica, con la compensazione finalmente diretta fra risultati positivi e negativi. Ciò ne semplificherà l’utilizzo anche per un trading veloce. Il panorama insomma cambia e bisognerà tenerne conto nei prossimi mesi.
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