Bond oggi: Btp con quelle trendline ribassiste, anzi ultra ribassiste
Lorenzo Raffo
7 ottobre 2022
Le proiezioni grafiche continuano a essere negative. Tutti i segnali utili per capire le evoluzioni dei nostri titoli di Stato basandosi su future e rendimento del decennale.
È inevitabile che dopo il recente crollo, con una media mobile a 200 periodi che scende come un coltello e con la Bce che si conferma aggressiva nel rialzo dei tassi, l’impostazione grafica dei Btp sia davvero brutta. Ciò non esclude che forse i nostri titoli di Stato scontino una situazione peggiore di quella reale. Tuttavia la rottura al ribasso di livelli importanti per il future “long term” (scadenze fra 8,5 e 11 anni) rappresenta un motivo di affanno. Il derivato dicembre 2022 ha chiuso ieri a 112,24, tornando a livelli del 2013. E non è un refuso. Fra l’altro con una volatilità intraday non esasperata, a conferma di una prevalente continuità delle vendite e di una convinzione dei mercati in tal senso. Numeri alla mano vediamo allora di capire le possibili evoluzioni.
Rialzista se…
Dato il prevalere del pessimismo cominciamo con una valutazione inversa. Il future tornerebbe a respirare nel caso risalisse sopra i 118,6 e registrasse un SuperTrend con il segno verde. In questi casi più che alla periodicità “daily” conviene tuttavia esaminare quella “weekly”. Se lo si fa il pessimismo dilaga, poiché la relativa media mobile a 200 periodi ha cominciato solo negli ultimi giorni a diventare negativa. Ciò è però scontato, considerando il vigore del lungo trend rialzista iniziato nell’ottobre 2018. Proprio con il settimanale si riscontra inoltre il rientro del derivato all’interno di un canale ribassista, le cui trendline lasciano trasparire crolli addirittura sotto i 100. Logicamente le proiezioni grafiche di medio termine hanno un senso relativo in contesti così esasperati ma il verdetto dell’analisi è questo e va reso esplicito come potenziale evenienza protettiva.
I prossimi supporti
Torniamo alla frequenza “daily”. I livelli grafici da monitorare sono ora i seguenti in presenza di ulteriori ribassi:
- quota 110 corrispondente alla chiusura del 27 settembre e al minimo del 29 settembre;
- quota 106,87, molto importante poiché delineatasi nel lontano 2012-2013.
Supporre oggi correzioni al di sotto appare poco probabile, sebbene anche in tal caso le trendline ribassiste (che sono pur sempre solo esercizi grafici) non lo escluderebbero. L’esasperazione di questi numeri porta a una conclusione peggiore rispetto a quanto ci si aspettava solo pochi mesi fa. Sul minimo della candela rossa del 14 giugno si era ipotizzata un’inversione rialzista, che in effetti si è concretizzata fino ad agosto, per poi ridare fiato alle spinte ribassiste. Attenzione quindi a falsi segnali, possibili in presenza di tensioni così accentuate.
Lo yield del decennale
L’altro termometro è il rendimento della scadenza a 10 anni. Il livello di salvaguardia al 3,5% è stato ormai superato da tempo. Al 4,5% in corso, con un apice ieri al 4,68%, è inevitabile che si tema una salita al 5%. Tutti gli indicatori sono improntati su base “daily” a uno strong buy, quindi a una vendita del Btp di riferimento. I pivot point matematici ipotizzano di monitorare i seguenti livelli: al rialzo del rendimento il 4,84% e poi il 5,17%; al ribasso (con una risalita quindi delle quotazioni) il 4,25% e il 3,99%. La battaglia insomma si combatte ora fra le cifre arrotondate del 4 e del 5%. Con un’accelerazione che sembra tuttavia muoversi più verso l’alto che verso il basso.
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