Bond oggi – Btp fermi al palo. Ecco quando potrebbero scattare

Lorenzo Raffo

29 giugno 2024

Per ora solo perplessità. Con l’andamento di tre strumenti si possono però anticipare improvvisi movimenti dei nostri titoli di Stato.

Bond oggi – Btp fermi al palo. Ecco quando potrebbero scattare

Sono la delusione delle ultime settimane. I Btp – così come in genere tutti i titoli di Stato in euro – non si muovono. Colpa certamente delle incertezze dalla Bce ma anche degli esiti elettorali europei. Le vicende sono note e ne abbiamo scritto recentemente.

Questa situazione mette però in imbarazzo i piccoli e medi investitori, entrati a mani tese nel settore puntando su successivi rimbalzi delle quotazioni. Che non si manifestano. D’altra parte tutti gli indicatori tecnici non hanno mai creato illusioni di forti rialzi, evitando falsi segnali.

Da qualche tempi infatti non vedevano più possibilità di netti recuperi nel breve e (ormai lo si può dire) medio termine. Osserviamo allora cosa indicano attualmente.

Il future meno seguito è il più veritiero

Poco monitorato il Btp short future – relativo alle scadenze corte dei Btp – da settimane è piatto fra i 104,8 e i 105,3 pb. Non c’è vita su questo fronte e ci sarà soltanto in presenza di un rimbalzo sopra i 105,35, su cui si collocano attualmente (coincidenza alquanto significativa) sia la media mobile a 200 periodi sia una resistenza di lungo periodo.

I movimenti di questo derivato sono sempre contenuti ma molto precisi nell’indicare il sentiment dei mercati su una parte della curva che oggi è fra le maggiormente osservate nel contesto dei Btp.

Il future più seguito attende con incertezza

L’altro derivato – il Btp long term – relativo alle scadenze lunghe dei Btp – è l’indicatore più seguito dai mercati. Anch’esso è piatto da non poche sedute ma giovedì ha rotto al ribasso la media mobile a 200 periodi, il che non è un segnale positivo.

E ugualmente tutti gli altri oscillatori tecnici non danno indicazione di ripresa delle quotazioni. C’è una prima resistenza a 116,9 pb da superare e poi ancora quelle dei 117,8 e dei 118,6 pb. Solo oltrepassando quest’ultima ma di forza i nostri titoli di Stato riprenderebbero fiato.

Il rendimento è la prova del nove

Il terzo indicatore e il più sensibile è lo yield del Btp a 10 anni. Fotografa l’andamento dei nostri così come di tutti i titoli di Stato ed è di facile comprensione da parte del grande pubblico. Anche in tale ambito non si evidenzia nulla di positivo per i rialzisti delle quotazioni (e quindi ribassisti del rendimento). È salito infatti oltre il 4%, con un movimento che in realtà è iniziato a metà marzo e che si dimostra privo di qualunque reale capacità di inversione. La quale si manifesterebbe con una netta inversione sotto il 3,8% e poi il 3,6%.

Dicano le cose come stanno

Si è visto un mercato molto incerto nelle ultime settimane e attendista delle dichiarazioni della Bce. Che quando sono arrivate non hanno però convinto. Evidenziando un forte scetticismo su una contraddittorietà di intenzioni che sta spaventando. Non c’è certamente solo l’inflazione a condizionare le scelte.

C’è la politica (quella peggiore!), ci sono gli incerti esiti elettorali, c’è una Banca centrale ormai più potente dell’Unione europea e ci sono segnali di perplessità causate dall’economia e dal mondo del petrolio. Insomma il quadro è pieno di nebulosità, che sotto molti profili potrebbero però spingere verso una crisi di sistema capace di abbattere di colpo i tassi e quindi i rendimenti.

Attenzione allora a monitorare i tre strumenti che vi abbiamo sopra indicato. Almeno loro la verità la raccontano!