Bond oggi: il Bund agli stessi livelli del Btp a marzo. Facciamoci un pensierino
Lorenzo Raffo
22 giugno 2022
Forte pressione rialzista dei rendimenti nelle ultime settimane. Due titoli, un “inflation” e un tasso fisso, per cogliere una situazione anomala.
Il decennale tedesco si muove sull’1,7% di rendimento. Sale un po’ sopra e scende un po’ sotto in rapporto al sentiment dei mercati finanziari ma da metà giugno lì è. Soltanto a inizio anno nessuno lo avrebbe creduto. Le previsioni indicavano un eventuale 1% per dicembre 2022. Poi la situazione è cambiata, offrendo un’occasione che forse non si poteva presagire nemmeno con i più amplificati calcoli di tipo matematico. È tornato infatti a livelli del 2013, chiudendo la porta a un’epoca. Si tratta di un’occasione da cogliere? Almeno da un punto di vista statistico certamente sì, ancor più se si considera che all’1,7% c’era il Btp decennale nel marzo scorso, il che testimonia come la situazione sia improvvisamente esplosa in poco tempo.
Ha senso metterlo in portafoglio?
Eccome se lo ha, per due motivi: il primo è che l’accelerazione delle ultime settimane appare eccessiva, anche in presenza di un’inflazione galoppante e di un probabile rialzo dei tassi da parte della Bce; il secondo sta nel fatto che in alcuni casi specifici i Bund sono scesi a quotazioni bassissime, ben sotto 100. Ciò interessa certamente le emissioni figlie delle politiche ultra espansive in ambito monetario, con cedole a zero o bassissime, caratterizzate però da dinamiche di prezzo violente, oggi al ribasso e in futuro magari al rialzo. Infine c’è un terzo fattore: il ruolo protettivo dei Bund resta indiscutibile, come conferma il rating AAA. Una parziale tutela rispetto alle eventuali tensioni economiche future va quindi messa in bilancio.
Un po’ inflation e un po’ green
Quale scegliere fra le varie tipologie di titoli di Stato tedeschi disponibili sul mercato? Un inflation non troppo lungo e un “green” molto lungo rappresentano il compromesso per sfruttare un momento particolarissimo quale l’attuale. Che non si sa quanto sia destinato a proseguire. Se le quotazioni dovessero scendere ulteriormente ci sarebbero di certo margini – grazie ai tagli 1.000 – per successive entrate, purché ciò avvenga partendo da posizioni di forza.
Valutiamo se lo sono
Risultano effettivamente tali? Analizziamo i due titoli ipotizzati per questa strategia.
- Bund€i 0,1% 2026 (Isin DE0001030567) – indicizzato all’inflazione europea, quota fra i 105 e i 106 euro, con un “book” abbastanza corposo ma spread bid-ask altalenanti. Nella fase in corso ha un rendimento sul 6-6,5%, determinato esclusivamente dalla rivalutazione del capitale all’inflazione europea Hicp. In questo caso preferibile andare a scadenza fra meno di quattro anni (aprile 2026).
- Bund Green 0% 2050 (Isin DE0001030724) – è fra quelli che quotano sui livelli più bassi in assoluto nel contesto delle emissioni tedesche. Sui 59,8 euro ha un buon “book” con bid-ask abbastanza contenuti. Naturalmente in questo caso non si incassa alcuna cedola e si punta solo a eventuali variazioni rialziste delle quotazioni, che trovano in una “duration” altissima (27,6) e quindi in una volatilità altrettanto elevata i fattori da considerare con maggiore attenzione.
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